domenica 27 gennaio 2008

Il Comandante Bardelli parte 4


Copyright foto Serena Rattazzi Bardelli-Ass. Italia, 2005

8 settembre 1943: da Taranto a Trieste

Mentre Umberto Bardelli era imbarcato sullo Scipione Africano, sua moglie Lisetta, la sua famiglia e la figlia Serena erano temporaneamente residenti a Sava, in provincia di Taranto, dove erano sfollati. Quindi, nelle parole della figlia Serena Bardelli Rattazzi: Lì, ai primi di luglio 1943, mamma ricevette una lettera in cui babbo le chiedeva di raggiungerlo con me a Spezia, dove avremmo atteso l’inizio della sua licenza di convalescenza alla fine del mese, per poter poi proseguire con lui per Laurana, in Istria, vicino ad Abbazia, dove i nonni Bardelli avevano una casa sul mare. Mamma ed io siamo arrivati a Spezia il 16 luglio, ignare del fatto che il giorno prima lo Scipione era partito per Taranto, fatto comunicatoci da Valerio Borghese, che ci aveva aspettato alla stazione e che ci portò all’Albergo delle Palme, a Lerici, dove rimanemmo sino alla fine del mese, mentre mio padre terminava il suo periodo di servizio sullo Scipione a Taranto. (8)Il Maggiore G.N. Bardelli fu posto in licenza di convalescenza il primo settembre 1943, e recatosi a Laurana, trascorse qualche giorno circondato dagli affetti familiari e dedicandosi ad uno dei suoi hobby, il disegno. Abile disegnatore, Bardelli passerà la notte tra il 7 e l’8 settembre disegnando più di 500 soldatini per i suoi nipoti. (9) L’otto settembre 1943, alla notizia dell’Armistizio, dopo un primo, profondo, momento di rabbia e costernazione, Bardelli decise immediatamente di lasciare Laurana, ritenuta troppo vicina al confine, raggiungendo casa Bardelli a Trieste. Quindi, come vedremo tra poco, si adopererà con il suo consueto coraggio per contribuire alla difesa dell’Istria.Nell’Istria la situazione era infatti critica: approfittando dello sbandamento della maggior parte delle unità italiane, gli irregolari slavi, appoggiati da elementi italiani comunisti, arrivarono a controllare le vie di comunicazione della regione, e, forti delle armi e degli equipaggiamenti abbandonati dal R.E.I., iniziarono a premere verso i centri abitati, rimasti isolati.Ma, a fronte dello sfascio di molti reparti delle FF.AA. Regie, altre unità italiane, dopo aver preso accordi con i tedeschi, tentano di opporsi ai montanti attacchi slavi.A Pola il Capitano di Fregata Alessandro Mirone radunerà i marinai rimasti, costituendo una unità di formazione di Fucilieri di Marina, e, assieme a elementi della 60a Legione Camice Nere, difenderà la periferia dell’importante base navale, comprendente il grande ospedale della Marina, dalle bande partigiane.L’unità di formazione citata sarà poi denominata Battaglione Fucilieri di Marina - Pola, e posta al comando del Tenente di Vascello Carlo Russo.Per rinforzare il presidio fu organizzata a Trieste una colonna motorizzata italo - tedesca, che doveva dirigersi su Pola attraversando l’Istria.La colonna, al comando dell’Hauptmann Weigand e dello Sturmbannführer Hertlein, era costituita da reparti della Heer, delle SS, di volontari fascisti di Trieste e di Legionari del 134° Battaglione Camicie Nere, e il 12 settembre 1943 mosse verso Pola. (10) Il Maggiore G.N. Umberto Bardelli, appena arrivato a Trieste, si mise in divisa ed andò al Comando Marina, e, subito dopo, probabilmente perché non aveva avuto alcun ordine, e vista la confusione e lo sfascio delle forze militari italiane nella città, si presentò al Comando tedesco, dove gli fu ordinato di imbarcarsi su di una nave tedesca conducente azioni di guerra a Pola. (11)Quando Bardelli tornò da Pola venne a conoscenza, probabilmente da un collega della Marina o da un altro Ufficiale, del fatto che il Comandante Junio Valerio Borghese era rimasto al suo posto a La Spezia, e che non aveva ammainato la bandiera italiana dalla Caserma della Decima MAS.Decise allora di raggiungere Borghese, e con sua moglie, sua figlia e la fedele cameriera Ferruccia, partì da Trieste verso Spezia, con una autovettura e due camion di volontari, autorizzato dai tedeschi che gli rilasciarono un Ausweis, regolare permesso di transito. (12)Successive operazioni di forti reparti tedeschi, assieme a truppe italiane, portarono alla stabilizzazione dell’Istria (2-10 ottobre 1943), e l’impiego di altre Grandi Unità tedesche e forze di controguerriglia portarono il IX Korpus a ritirarsi, alla fine del 1943, verso le zone dell’interno.Se la partecipazione del Maggiore Bardelli ai combattimenti terrestri per Pola è indicata da fonti indirette (Arena e Sanvito), il Sottotenente Paracadutista Bordogna, in una testimonianza personale, riferisce come il 17 settembre 1943Arrivai a Trieste dopo diverse peripezie sempre in divisa: incontrai a Trieste il Maggiore del Genio Navale Bardelli colà inviato dal Comando Xa per recuperare materiale dell’arsenale di Pola. Riuscimmo ad armare una nave, trasferirla a Trieste e con un camion portare il materiale recuperato a La Spezia. (13) Questo viaggio avrebbe portato Bardelli non più tra le onde del mare, ma tra le buche e il fango dei combattimenti di terra. La sua volontà di servire la Patria, in un caso o nell’altro, rimase la stessa.

La Decima MAS: dal Maestrale al Barbarigo

Dopo questo periodo drammatico, Bardelli raggiunse il 19 settembre 1943 la caserma del Muggiano con la sua famiglia, il Sottotenente Paracadutista Mario Bordogna, tre autocarri ed un automezzo trasportanti ventisette marinai e materiale di equipaggiamento prelevato dall’Arsenale di Pola. (14) La fama della M.O.V.M. Borghese tra gli Ufficiali dell’Arma Subacquea italiana, e l’essere entrambi Sommergibilisti, furono tra le circostanze che portarono Bardelli alla Decima MAS nel settembre 1943. Borghese non poteva non avere fiducia, in un momento così grave, di un combattente pluridecorato ed esperto come Bardelli. Anche Ligetta Bardelli renderà un prezioso servizio alla Decima MAS, arruolandosi come volontaria civile nell’Ufficio Assistenza Decima. Nel dopoguerra Luigia Maresca Bardelli e Raffaella Duelli, attiveranno, assieme a Mario Bordogna, un centro di assistenza per l’invio di pacchi ai Marò in campo di prigionia a Taranto.Nel settembre-ottobre 1943, a causa dell’enorme afflusso di volontari, la Decima Flottiglia MAS, pur mantenendo i suoi reparti navali d’élite, stava formando quelli che sarebbero diventati i suoi primi Battaglioni di Fanteria di Marina, e che portarono in seguito alla formazione della Divisione F.M. Decima. Sergio Nesi dà un ritratto vivido della formazione dei reparti di Fanteria di Marina della Decima MAS, e del loro primo organizzatore, nonché Comandante del primo di questi reparti, il Maestrale, Umberto Bardelli: Alla fine di settembre i volontari erano già alcune centinaia […] Tutti volevano riprendere la guerra a bordo dei mezzi d’assalto o dei M.A.S.; richieste ovviamente inutili per altrettanto intuibili motivi. Fu quindi giocoforza pensare di costruire una nuova X Flottiglia M.A.S., quella di terra, una Fanteria di Mare di nuovo tipo, ma sempre nelle caratteristiche dei Battaglioni “San Marco”, i noti “Fanti de Mar”. Il problema che nella Flottiglia gli Ufficiali e i Sottufficiali fossero tutti della Marina e molti di essi fossero Sommergibilisti fu superato dal fatto che la maggior parte dei volontari proveniva invece dall’Esercito. A capo di quella organizzazione da inventare di sana pianta fu però messo dal Comandante Borghese un Ufficiale di Marina, per di più un sommergibilista e per di più ancora un direttore di macchina. Era il Maggiore Umberto Bardelli, che, con il successivo ordinamento militare, divenne Capitano di Corvetta Fanteria di Marina. Era un uomo duro, magro, con il volto scavato e un monocolo perennemente incastrato nell’orbita sinistra, un formidabile organizzatore. (15) Bardelli, proprio perché proveniente dai Sommergibili, dove i rapporti tra Ufficiali e subordinati erano, per forza di cose, dati gli spazi ristretti e le condizioni di continuo contatto, più informali che in altre armi e specialità delle Forze Armate Regie e Repubblicane, era quindi particolarmente versato nel conquistare la fiducia dei Marò, in gran parte studenti e con l’entusiasmo dei volontari, entusiasmo che sarebbe svanito, o se non altro ridotto, da metodi di comando inutilmente autoritari, poco elastici e spesso affettanti una superiorità di “casta” prima che di grado, che erano deleteria caratteristica della maggior parte degli Ufficiali del Regio Esercito.Con questo si spiega anche la predilezione di Bardelli nel reclutare Ufficiali delle Truppe Alpine; l’Ufficiale Alpino, come sinteticamente spiega il Guardiamarina Paolo Posio, proveniente proprio dagli Alpini:Non soltanto combatteva con i suoi uomini, ma viveva e mangiava con i suoi Alpini, e aveva la divisa infangata come loro. (16)Caratteristiche ideali, quindi, per dei Comandanti di truppe volontarie, spesso irrispettose verso gli Ufficiali che non erano stati in grado di conquistare la loro fiducia, ma capaci di mostrare una disciplina irreprensibile e un grande attaccamento verso i “loro” Ufficiali.Il Capitano Bardelli fu senza dubbio, oltre che il primo Comandante, il creatore e l’anima del Maestrale, il primo Battaglione Fanteria di Marina a formarsi della Decima: molti futuri Ufficiali, Sottufficiali e Marò del Battaglione furono scelti direttamente da lui tra i moltissimi volontari, prescelti e subito sedotti dal carisma e dalla forza di volontà di questo eroe sommergibilista che stava adesso muovendo i primi passi come Ufficiale di Fanteria di Marina.Ecco come avvenne il reclutamento nel Maestrale del Tenente Paolo Posio: Il Guardiamarina Donini, Ufficiale degli N.P., mi invitò a recarmi a La Spezia e ad arruolarmi nei Nuotatori Paracadutisti.La mattina successiva mi recai al Comando Battaglione reclute al quale ero stato nel frattempo assegnato e comunicai la mia volontà di trasferirmi alla Xª Flottiglia M.A.S., di cui fino a qualche ora prima neppure conoscevo l'esistenza.La mia richiesta fu immediatamente accolta e mi presentai alla Caserma di S. Bartolomeo per essere arruolato nei Nuotatori Paracadutisti.Mi fu rilasciato un modulo e fui avviato alla visita medica per accertare la sussistenza delle qualità fisiopsichiche atte a fare di me un paracadutista.Sennonché mentre, diretto all'ambulatorio, percorrevo il vialone centrale molto affollato, mi sentii chiamare, con l'espressione "Alpino, dove stai andando?". Chi pronunciava queste parole era un Ufficiale Superiore indossante la divisa grigioverde della Xª, basco in tesata e “caramella” incastrata all’occhio sinistro. Salutai e, in posizione di attenti, spiegai che ero diretto al luogo della visita medica per l'arruolamento negli N.P., mostrando il modulo che mi era stato rilasciato.Era, come poi appresi, il Comandante Umberto Bardelli che preso il documento, lo stracciò e battendomi cordialmente sulla spalla mi disse: “Niente N.P., tu farai parte del Battaglione Maestrale”, unità che egli stava costituendo.Fui veramente affascinato dal suo modo di fare fermo e cordiale e nulla opposi alla sua unilaterale decisione che segnava il mio destino. Mi fece piacere trovare uno come Bardelli, che era un uomo straordinario. […] Era un uomo con una personalità affascinante. Fu quella che mi conquistò e che mi portò nella Compagnia di Cencetti… (17) Tenente M.O.V.M. Alessandro Tognoloni: All’otto settembre ero Ufficiale di Complemento di Fanteria appena nominato e mi trovavo ad Arezzo. […] Accettai di arruolarmi nella Repubblica Sociale e mi mandarono a Firenze. Lì, in un albergo, incontrai Bardelli, che mi colpì subito per il suo atteggiamento, così deciso e convinto. Non avevo ancora conosciuto Ufficiali Comandanti di quel tipo. (18) Sottocapo Egidio Cateni: Mi sentii sdegnato dal tradimento dell’otto settembre. Dopo aver sentito dire che a La Spezia c’era un reparto della Marina che era rimasto in armi mi recai subito là da Genova. Appena entrato nella caserma un Ufficiale con la “caramella”, mi vide, mi chiamò, e dopo avermi velocemente squadrato (io ero alto e robusto, anche se molto giovane) mi disse “Tu vieni al Maestrale!”. Mentre lo seguivo, mi immaginai subito a bordo di un cacciatorpediniere, alle mitragliere, mentre sparavo agli aerei nemici… quando mi dissero che il Maestrale era invece un Battaglione di Fanteria, mi caddero le braccia! (19) Marò Piero Calamai: Conoscevo il Comandante Bardelli fino dai primi giorni del Maestrale. Mi accolse con interesse perché i veterani erano indispensabili in un reparto di reclute. Mi chiamava per nome e quando passava in rassegna il reparto schierato si soffermava, mi scrutava con lo sguardo d’acciaio dietro la leggendaria “caramella” e poi si raddolciva nella solita bonaria raccomandazione di farmi la barba. (20) Non tutti gli “arruolamenti” di Bardelli andarono però a buon fine (ma si sa, l’eccezione conferma la regola…), come testimonia il Tenente di Vascello Sergio Nesi, già imbarcato sulla Regia Nave Montecuccoli: Conobbi Bardelli solo di sfuggita, quando mi presentai alla Decima nel novembre 1943. Egli mi vide e subito mi propose di comandare un Reparto di Fanteria di Marina; ma io, scherzosamente, gli risposi che ero entrato in Marina perché “mi facevano male i piedi”.Al che lui mi gridò qualche insulto e mi urlò di andarmene ai Mezzi Navali! (21) Il Capitano Bardelli seppe sempre comunicare ai giovani Ufficiali e Marò, con poche, dirette parole, il fine ultimo del loro impegno, e ad essere la loro guida con il suo esempio personale, riuscendo così a elevare lo spirito di corpo e la tenuta morale dell’intera unità, che rimarrà salda, alla prova del fuoco, nonostante il sommario addestramento. Sottotenente Mario Cinti: Alla vigilia della partenza per il fronte, il Comandante del Barbarigo, Umberto Bardelli, che per noi era già una bandiera, riunì tutti gli Ufficiali a un gran rapporto per dire in sostanza: “So che il Battaglione non è perfettamente addestrato, ma questo, ora, non è molto importante. In questo momento l’Italia ha bisogno di mille uomini disposti a morire con eleganza. Chi non se la sente non è obbligato a venire”. (22) Marò Marcello Meleagri: Come ci disse il Comandante Bardelli: “Noi siamo venuti a Roma per dimostrare a nemici ed amici che gli italiani sanno ancora combattere e morire per il loro paese”. (23) Marò Mario Tedeschi: Tutti quelli con cui ho parlato di lui hanno messo in rilievo la sua grande personalità, più forte anche di quella di Borghese! (24) Mentre a La Spezia, il 19 febbraio 1944, davanti al Battaglione schierato, prendendo la parola dopo il Comandante Borghese, il Capitano di Corvetta Bardelli pronunciò una frase che colpì certamente tutti gli effettivi del Barbarigo: Ricordate che da questo momento siete morti! Morti per il popolo che non vi vorrà riconoscere, morti per le ragazze che non vi guarderanno, morti per i vostri che non vi riconosceranno! (25) Nell’aprile 1944, ricordando i Caduti del suo Battaglione, Bardelli aggiungerà: Ma nessuno di voi è morto finché noi non morremo tutti. E fino a quando sarà in piedi uno del Barbarigo lo sarete anche voi. (26)

Continua la prossima settimana.

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Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Rara foto in divisa da Ufficiale della Regia Marina

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
A Nettuno, nel Btg. Barbarigo della Xa MAS

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Assieme ai suoi marò del Barbarigo

Decima MAS

Decima MAS
Ufficiali del Btg. Maestrale (poi Barbarigo): Tognoloni, Cencetti, Posio, Riondino...

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano
L'azione di Chiarello e Candiollo in copertina all'Illustrazione del Popolo del 19 marzo 1944