lunedì 18 febbraio 2008

Vincitori o vinti?

Riportiamo da: http://xflottigliamas.forumfree.net/?t=24492785&st=0#lastpost

Il 17 febbraio 2007 alle ore 10:30, presso l'Istituto Storico RSI di Terranova Bracciolini (AR) si è tenuta una conferenza del Presidente dell'Associazione Combattenti X Flottiglia MAS, Avv. Bartolo Gallitto, dal titolo "Vincitori o vinti?".


Il tema dell'incontro: "Vincitori o vinti?" ovvero, chi può esser considerato a pieno titolo "Vincitore" e chi "Vinto" se confrontiamo le esperienze della R.S.I. e quelle della cosiddetta resistenza? Quale dei due opposti schieramenti e in che misura ha effettivamente contribuito al bene della Patria, sia durante la guerra civile che dopo?Quali furono gli ideali e i progetti per un futuro assetto istituzionale che mossero gli opposti schieramenti?Un tema assai delicato e intricato, che il ns. Pres. è riuscito a sintetizzare in uno scritto (a cui sta ancora lavorando) ricco di riferimenti storici, bibliografici ma soprattutto giuridici.L'analisi è stata infatti particolarmente interessante poichè condotta attraverso lo studio della "legittimità delle forze in campo", compiuta con precisi riferimenti al quadro normativo costituzionale e legislativo dell'epoca, che ha messo in risalto come l'esperienza della R.S.I. abbia costituito, al contrario di quella resistenziale, il naturale e legittimo proseguimento dell'esperienza di governo fascista a seguito del 25 luglio e del 9 settembre (data, quest'ultima, che che dal punto di vista giuridico decreta la morte del governo Badoglio e della monarchia poichè, sulla base del diritto internazionale, un governo in fuga per scelta e non per costrizione rinuncia implicitamente alla sovranità e alla legittimazione).Gallitto, in particolare, ha messo in evidenza come i provvedimenti legislativi adottati dal governo Badoglio nei giorni successivi al 25 luglio, che costituirono le premesse del futuro governo del sud assoggettato agli Alleati, debbono ritenersi illegittimi in quanto compiuti con la decretazione d'urgenza che, per sua natura, oltre ad essere limitata a situazioni "di necessità ed urgenza", non era prevista (da norme al tempo vigenti) come strumento legittimo attraverso cui modificare l'assetto istituzionale del Paese (ed. scioglimento della Camera dei Fasci e delle Corporazioni).Sulla base di queste articolate considerazioni, il Pres. Gallitto ha dimostrato come la Repubblica Sociale Italiana e il Governo di Mussolini, definito "fantoccio" dalla maggior parte storiografia moderna, sia in realtà da considerare a pieno titolo come giuridicamente legittimo, autonomo, indipendente e come tale degno di essere riconosciuto.Un riconoscimento che, sottolinea Gallitto, avvenne anche a guerra finita dal momento che la stragrande maggioranza della produzione legislativa e giudiziaria (le sentenze dei Tribunali) della R.S.I. fu "assorbita" dalla nascente Repubblica Italiana e quindi, implicitamente, considerata legittima.Un Governo di fatto, quindi, fondato su basi giuridiche.Al contrario, al sud, si era costituito un governo formalmente riconosciuto dagli Alleati ma, di fatto, ad esso assoggettato e senza autonomia e indipendenza.Queste differenze "di fatto", precisa Gallitto, sono evidenti se si confronta come si svolgeva la vita di tutti i giorni al nord, con la R.S.I., e al sud, con Badoglio e gli Alleati.Al nord era la R.S.I., con il suo Governo e il relativo apparato amministrativo, che regolava la vita dei cittadini italiani, battendo moneta, assicurando la giustizia, legiferando e garantendo al popolo la fornitura dei servizi primari (come i trasporti).Al sud le cose erano ben diverse, poichè la vita di tutti i giorni dipendeva dagli Alleati e dall'autorità che avevano imposto con l'armistizio: basti pensare che il Governo di Badoglio non batteva moneta, in quanto il denaro corrente era la "AM-Lira" introdotta dagli Alleati, e che l'autonomia decisionale del governo del sud era assai limitata e soggetta all'avvallo delle autorità Alleate.Ma in particolar modo, se consideriamo anche il fenomeno resistenziale, emerge con chiarezza come le due forze contrapposte fossero ineluttabilmente all'antitesi dal punto di vista giuridico: da una parte un esercito regolare, rispettoso della Convenzione dell'Aja in tema di guerra, che ha utilizzato lo strumento della rappresaglia come legittima punizione in reazione ad atti illegittimi e di guerriglia condotti da forze irregolari, quelle resistenziali.Forze irregolari in quanto non identificabili attraverso una regolare divisa e non riconosciute come forze militari, che utilizzavano lo strumento della rappresaglia a scopo politico e non in reazione ad atti illegittimi compiuti dai tedeschi o dagli italiani. Sottolinea infatti Gallitto, riportando le parole di uno storico resistenzialista, che gli attacchi partigiani alle truppe tedesche (ininfluenti sul piano militare) avevano lo scopo di suscitare odio nei civili allorquando i tedeschi o gli italiani, in risposta agli attacchi (illegittimi) dei partigiani, utilizzavano lo strumento (legittimo) della rappresaglia. Questo odio, a fine guerra, si sarebbe trasformato in repulsione verso qualsiasi forma di nazismo e fascismo ed avrebbe così aperto le porte sul piano politico all'ideale comunista, quale unico spiraglio di pace e di non violenza dopo anni di guerra civile e di sangue versato.In sostanza, mentre le FF.AA. della R.S.I. e tedesche utilizzavano la rappresaglia allo scopo di punire atti di guerra illegittimi (così come prevede la Convenzione dell'Aia), i partigiani, pur sapendo che i loro attacchi avrebbero provocato morti fra la popolazione, attaccavano senza scrupoli con l'intento di spianare la strada al proprio credo politico nel dopo guerra!Ma il Pres. Gallitto non si ferma qui e a sostegno delle proprie affermazioni propone una dettagliata e documentata analisi delle ragioni per le quali Mussolini decise di dar vita alla R.S.I., a dimostrazione ancora una volta che il Governo della Repubblica Sociale, in fatto e in diritto, autonomo e indipendente, non era così assoggettato all'autorità tedesche come la "vulgata resistenziale" ha da sempre sostenuto.Citando documenti che riportano i colloqui intercorsi tra il Duce e il Führer, emerge chiaramente come la scelta di Mussolini sia stata indotta da Hitler, che minacciava di porre sotto la propria egemonia l'Italia al pari degli altri paesi europei già conquistati.La scelta di Mussolini fu dunque coerente con quanto aveva fatto negli anni precedenti: curare l'interesse dell'Italia e del suo popolo, a costo di assumer scelte che sarebbero costate care sia a lui sia a coloro i quali decisero di seguirlo.Nonostante il "ricatto", Mussolini (come Borghese) lottò tenacemente con i tedeschi per mantenere quell'autonomia ed indipendenza che al sud poteva essere solo sognata, a dimostrazione che l'idea di una fantomatica sudditanza non assunse mai quei connotati che la storiografia resistenziale propina ormai da decenni.Stabilimenti industriali, fabbriche come la FIAT, aree logistiche come il porto di Genova e finanche gli studi di Cinecittà a Roma furono sottratti al controllo tedesco e preservate dalle mire dei partigiani da parte dei militi della R.S.I.Dalle parole di Gallitto, sostenute da precisi riferimenti storici e fattuali, emerge con chiarezza come la R.S.I. sia stata anche nei fatti e non solo nella forma uno Stato in grado di regolare la vita dei propri cittadini, nonostante l'influenza dell'alleato tedesco dal punto di vista delle grandi scelte militari.Alla luce di queste considerazioni, citando una dichiarazione dell'ex-Presidente della Repubblica Francesco Cossiga in cui si dice che "i combattenti della R.S.I. meritano il nostro ricordo, anche se hanno combattuto dalla parte sbagliata", Gallitto si chiede: "ma siamo proprio sicuri che fosse la parte sbagliata? Proviamo a confrontare i progetti che le due parti in lotta avevano in serbo per l'Italia "Da una parte, lo Stato della R.S.I. cercava di difendere la propria terra da un "liberatore" che è precipitato sul suolo italiano in veste di nemico ed invasore (e solo dopo si è trasformato in "liberatore"), allo scopo di riscattare un Onore infangato e gettare le basi per un dopo guerra che, seppur dalla parte dei vinti, avrebbe dato modo all'Italia di avere più voce in capitolo al tavolo della pace.E inoltre, chi ha difeso i confini orientali dalle mire espansionistiche di Tito?....Chi si è occupato di preservare l'Italia dall'arroganza tedesca?Infine, la R.S.I., legittima prosecutrice dell'esperienza istituzionale passata, ha mantenuto fede all'alleanza con la Germania, tanto millantata da Badoglio e poi ignobilmente tradita.Dall'altra parte, quella della cosiddetta resistenza, che progetti stavano maturando per il futuro dell'Italia?Pochi, ma precisi.E' Togliatti stesso a dircelo, attraverso una sua ordinanza del 1944 rivolta ai partigiani comunisti: "favorire l'avanzata delle armate titine nei territori italiani del nord est, allo scopo di espandere l'egemonia comunista contro il nazionalismo e l'imperialismo italiano". In poche parole, portare l'Italia sotto l'orbita sovietica e annullare qualsiasi rigurgito di italianità in favore di una sovietizzazione.Questo il progetto che la "vulgata resistenziale", foraggiata dagli Alleati, aveva in serbo per l'Italia.E dunque, in conclusione, la domanda che il Pres. Gallitto si è posto e che ha costituito il titolo della sua conferenza potrà mai avere più di una risposta? I presenti, ma non solo, ritengono proprio di no!


Nessun commento:

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Rara foto in divisa da Ufficiale della Regia Marina

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
A Nettuno, nel Btg. Barbarigo della Xa MAS

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Assieme ai suoi marò del Barbarigo

Decima MAS

Decima MAS
Ufficiali del Btg. Maestrale (poi Barbarigo): Tognoloni, Cencetti, Posio, Riondino...

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano
L'azione di Chiarello e Candiollo in copertina all'Illustrazione del Popolo del 19 marzo 1944