domenica 3 febbraio 2008

Il Comandante Bardelli parte 5


Il Cte Bardelli con la divisa del Barbarigo


Ufficiali del Btg. Maestrale (poi Barbarigo): Tognoloni, Cencetti, Posio, Riondino...

Colpo di mano in Flottiglia

Nel novembre 1943 il Capitano Umberto Bardelli accompagnerà il Comandante Borghese in una delicata missione a Firenze. Come abbiamo visto, Bardelli aveva prestato servizio sul Brin, comandato dal Capitano di Corvetta Longanesi Cattani, e l’Ufficio di Reclutamento della Decima MAS di quella città era diretto proprio da Longanesi Cattani, valoroso e pluridecorato sommergibilista atlantico, di sentimenti filo monarchici, il quale era inoltre stato assegnato da Borghese come responsabile della sicurezza delle Duchesse d’Aosta, residenti in Palazzo Pitti. I sentimenti filo monarchici di Longanesi Cattani e la sua appartenenza alla Decima MAS potevano però mettere in difficoltà la Flottiglia presso le autorità della RSI, così, per risolvere con comune beneficio la situazione, il Comandante Borghese pose Longanesi Cattani in licenza illimitata.Sia le Altezze Reali sia Longanesi Cattani non ebbero mai problemi dai tedeschi, neppure quando furono trasferiti, nel febbraio 1944, dopo lo sbarco a Nettuno, da Firenze ad una residenza a Hirschegg, una località tra l’Austria e la Cecoslovacchia.Rientrati a La Spezia, il Comandante Borghese e Bardelli ripresero ad occuparsi dei problemi legati all’organizzazione della Flottiglia l’uno, e della formazione e dell’addestramento del Maestrale l’altro.Il Sottotenente Bordogna, alle dipendenze del Comandante Bardelli, collaborerà alla preparazione del Battaglione, e sarà in seguito incaricato del comando della sua Compagnia Comando.Un’altra situazione delicata, e che avrà un grande impatto sulla storia della Decima, si sviluppò il 28 dicembre 1943.In quel periodo, oltre l’N.P. ed il Maestrale, si stava ormai costituendo anche un terzo Battaglione, il Lupo (che darà poi alta prova di sé nel 1944/1945, sul Appennino bolognese e sul Senio), portando così alla formazione di un Reggimento Fanteria di Marina, denominato San Marco.Questo numero considerevole di uomini armati ed equipaggiati, seppur con difficoltà, e anche grazie ai continui sforzi organizzativi di Bardelli, non sfuggì alle alte gerarchie politiche della RSI, che pensarono di ottenere facilmente uomini per le loro future azioni, e, inserendo nel comando della Flottiglia Ufficiali a loro fedeli, poter poi prendere in mano l’intera unità.Così furono mandati a San Bartolomeo il Capitano di Vascello Nicola Bedeschi (quindi un grado superiore al Capitano di Fregata Junio Valerio Borghese) e il Capitano di Fregata Tortora, delegati al comando del costituendo Reggimento F.M. San Marco.Le reazioni dei Marò non tardarono:I metodi dei due Ufficiali superiori per organizzare quel Reggimento ricalcarono i vecchi metodi del Regio Esercito, cercando di ripristinare superate usanze, in assoluto contrasto con le direttive fino ad allora impartite da Borghese. Tra le fila degli Ufficiali, Sottufficiali e Marò cominciò ben presto a diffondersi un vento di ribellione, in particolare contro Bedeschi. (27)La situazione non tardò a degenerare ulteriormente, e, il 9 gennaio 1944, mentre il comandante Borghese si recava a Levico, al Comando della Kriegsmarine, i Capitani Bardelli, Buttazzoni, Del Giudice e Riccio, assieme al Maggiore Riccitelli e ai Tenenti Bertozzi e Posio si riunivano, approfittando dell’assenza del Comandante, e, per risolvere risolutamente la situazione, misero in atto un piano decisamente ardito.Durante la Messa della domenica, con uno stratagemma, attirarono Bedeschi e Tortora in una stanza dell’Ufficio Comando, e lì Bardelli, assieme agli altri Ufficiali, gli ingiunsero di consegnare le armi (!) e di considerarsi destituiti di ogni ruolo di Comando all’interno della Flottiglia.In seguito Tortora e Bedeschi furono inviati al Reparto Politico della GNR di Firenze, accompagnati dal Sottotenente di Vascello Cencetti, mentre Bardelli comunicava agli Ufficiali del Maestrale, N.P. e Lupo l’avvenuto, riscontrando immediatamente una vera esplosione di entusiasmo!Poco dopo giungeva al Capo della Provincia di La Spezia questa comunicazione, inviatagli dal Capitano di Corvetta Bardelli (28):1) Questa mattina 9 corr., rientrato al Rgt. San Marco, ho dovuto constatare che la situazione generale si presentava estremamente tesa a causa del malcontento maturatosi in seno ai vari Reparti -ufficiali, sottufficiali e truppa- nei riguardi del C.te del Rgt. Cap. di Vascello Bedeschi e del C.te in 2a Cap. di Fregata Tortora.A quanto mi consta i reparti stessi mal tolleravano che il Comando fosse impersonato dagli elementi citati in quanto in varie occasioni per i sistemi adottati avevano denunziato una mentalità e degli orientamenti ormai superati, ciò nonostante le direttive impartite in proposito dal C.te Valerio Borghese, C.te della X Flotmas. Tale malcontento si è particolarmente accentuato dopo la secessione del Rgt. San Marco dalla X Flotmas, secessione provocata dal C.te Bedeschi. Devo a tale proposito precisare che la quasi totalità degli elementi componenti il Rgt. si è arruolata volontariamente alla X attratta dal carattere specificatamente fascista, patriottico ed entusiastico della organizzazione creata e voluta dal C.te Borghese.2) Come sopra esposto la situazione questa mattina si presentava particolarmente delicata in quanto la quasi totalità degli ufficiali esprimeva apertamente il proposito di passare immediatamente a vie di fatto qualora da parte del Comando della X non si fossero eliminati definitivamente i motivi del malcontento.Assente temporaneamente il C.te Borghese alla Sede per motivi di Servizio, ho ritenuto necessario ed urgente per evitare danni più gravi di procedere al fermo e al relativo allontanamento dalla Sede dei predetti due ufficiali facendoli accompagnare da ufficiali del Rgt. a Firenze.3) Per quanto sopra esposto mi considero a disposizione dell’Eccellenza Vostra per ogni eventuale ordine.9 gennaio 1944 Umberto BardelliCome vediamo Bardelli presenta l’accaduto in termini coincisi e rispondenti alla realtà, prendendosi inoltre l’intera responsabilità delle decisioni e degli atti che portarono all’arresto dei due Ufficiali.Il giorno successivo il Comandante Borghese sarà ricevuto dal Sottosegretario Ferrini, e, non facendosi certo intimidire dalle minacce dell’alto funzionario, ribadirà che pur disapprovando l’operato non ortodosso dei propri subordinati, la responsabilità dell’accaduto fosse di Ferrini stesso.Nel frattempo le voci dell’avvenimento giunsero anche a Mussolini, causando altre conseguenze politiche, culminate con l’arresto del Comandante Borghese il 13 gennaio 1944.Mentre Borghese era interrogato sulla sua attività dal settembre 1943 in poi, Ferrini mandava un ultimo, diffamatorio telegramma al Comando Generale della GNR dove si paventava che il:“maggiore g.n. BARDELLI […] habet più volte dichiarato che in caso avessero cercato ostacolare sua opera si sarebbe dato alla macchia con i suoi uomini […] Est naturalmente necessario che tali reparti prima di trasferirsi al Nord siano naturalmente epurati di tutti gli elementi irresponsabili che hanno partecipato […] nel grave reato di insubordinazione e rivolta”. (29)Nel frattempo, il 14 gennaio 1944, il Capitano di Corvetta della Fanteria di Marina Umberto Bardelli prestava giuramento per la Repubblica Sociale Italiana presso il Comando della Decima MAS.Nonostante le pressioni politiche e l’ostilità di parte dei Comandi della Marina Nazionale Repubblicana, il Comandante Borghese fu presto scarcerato, anche grazie all’appoggio del Comandante di Vascello M.O.V.M. Enzo Grossi, che si esporrà personalmente davanti al Duce, e alla grande considerazione che aveva la M.O.V.M. Borghese presso alcune autorità tedesche, il Grossadmiral Karl Dönitz in particolare.Il Sottosegretario Ferrini fu quindi sostituito da Sottosegretario alla Marina, mentre:“Il Battaglione nel quale si verificarono i noti episodi, per accordi intervenuti tra Graziani e Kesselring, verrà inviato subito al fronte di Nettuno, a insistente richiesta degli stessi suoi componenti. Non c’è alcun dubbio che si farà onore; è formato da un complesso di magnifici ufficiali e soldati”. (30)Il Battaglione designato dal Comandante Borghese sarà il Maestrale, perché l’N.P. avrebbe dovuto operare principalmente dietro le linee nemiche.Dopo questa decisione si doveva scegliere a chi spettasse il comando del Battaglione da inviare in linea: la scelta del Comandante Borghese cadde su Bardelli.Ciò fece infuriare il Capitano Buttazzoni, abile Comandante dei Nuotatori Paracadutisti, che avrebbe voluto questo privilegio per lui in prima istanza, e, secondariamente, per il suo Battaglione N.P., che peraltro cederà un fondamentale complemento di uomini al Maestrale-Barbarigo.Il Guardiamarina Posio, a mo’ di consolazione, darà una ironica -ma logica- spiegazione della scelta del Comandante Borghese all’inviperito Buttazzoni, ricordandogli che Bardelli aveva un’anzianità di servizio maggiore della sua! (31)Per poter accelerare l’addestramento dei Marò si distaccarono a Cuneo due Compagnie, e lì si verificò un fatto che avrebbe avuto una grande importanza in un triste momento futuro. Tre Ufficiali e un Marò furono catturati da un gruppo di partigiani del capo partigiano “Mauri”. Bardelli tentò di aprire un canale di trattativa con quest’ultimo, volendo evitare lo scontro tra italiani, come più volte da lui espresso ai suo colleghi:Bardelli diceva sempre, anzi predicava: “non facciamoci la guerra tra noi, noi combattiamo contro gli americani e loro combattono contro i tedeschi e basta”. (32)Il tentativo, portato a termine dalla coraggiosa Fede Arnaud, poi responsabile Comandante del SAF Xª, che si recò da sola a parlamentare con i partigiani, andò a buon fine, e dopo qualche tempo gli Ufficiali e il Marò furono liberati.La felice conclusione di questa vicenda portò probabilmente Bardelli a pensare che si potesse sempre arrivare, con il dialogo e il rispetto della parola data, ad un accomodamento con i partigiani.Purtroppo, ad Ozegna, la generosità d’animo di Umberto Bardelli lo tradì.Dopo il ritorno delle due Compagnie a La Spezia l’addestramento fu per forza di cose affrettato ed incompleto: poiché non si potevano fare le esercitazioni di tiro in un apposito poligono, i Marò si addestravano con i MAB sparando in mare. Era anche impossibile fare, tra le altre cose, quell’addestramento al movimento tattico sul terreno per Plotoni e Compagnie, e alla cooperazione fanteria - armi d’appoggio essenziale nella guerra moderna.Nonostante tutto il Battaglione, rinominato Barbarigo in onore all’omonimo sommergibile atlantico del Comandante Grossi, che manderà un telegramma di felicitazioni, partì per Anzio/Nettuno il 20 febbraio 1944, acclamato dalla popolazione spezzina.

Marinai in buca: il Barbarigo a Nettuno

Il Battaglione, guidato dal Capitano di Corvetta F.M. Bardelli, si diresse per Roma a bordo di una moltitudine di variopinti e ben poco marziali torpedoni civili requisiti dai tedeschi; durante una sosta a Siena numerosi Allievi Ufficiali della GNR si aggregarono al Barbarigo come semplici Marò, per poter combattere subito contro gli Alleati.Raggiunta Roma il Barbarigo partecipò ad una sfilata, principalmente per ragioni di propaganda, e se i Marò erano ansiosi di poter entrare in combattimento, Bardelli sfruttò questa occasione, grazie al Capitano dei Granatieri di Sardegna Marchesi, per migliorare l’equipaggiamento del Battaglione, prelevando materiali ed armi dalla Caserma Ferdinando di Savoia.Finalmente, la sera del 3 marzo, il Battaglione, trasportato su camionette tedesche, entrava in linea a Nettuno.La prima esigenza per il Capitano Bardelli fu quella di prendere contatto con l’Ufficiale tedesco responsabile del settore dove si sarebbe schierato il Barbarigo.L’Ufficiale in questione era l’Oberst von Schellerer, veterano della prima guerra mondiale e decorato della Croce di Ferro di 1a Classe 1914 e riconferma del 1939, Comandante del 735. Infanterie-Regiment della 715. Infanterie-Division.La 715. Infanterie-Division era nata come una Divisione di Fanteria statica con compiti di presidio, ma sarà inviata in emergenza a Nettuno dopo lo sbarco Alleato. Molte delle sue armi erano di preda bellica, e il suo Reggimento di Artiglieria poteva contare su di un solo Gruppo di Obici da 10.5 cm e di un Gruppo di cannoni campali di preda bellica russi da 7.62 cm.Inoltre la Divisione aveva subito molte perdite nelle settimane precedenti, e i sopravvissuti erano alquanto logorati dai continui combattimenti.Proprio per quest’ultimo fatto, e forse anche per una certa sfiducia nella qualità delle truppe italiane, von Schellerer chiese a Bardelli, accompagnato dal Comandante in seconda Vallauri e dall’Aiutante Maggiore Rattazzi, che, sapendo il tedesco, fungeva da interprete, di poter assegnare i Marò alle sue decimate Compagnie, suddividendoli in Squadre e perciò smembrando così il Battaglione.Seguì un’accesa discussione, con Bardelli che, non accondiscendendo a questa richiesta, rimarcava che il Battaglione, seppur dipendendo tatticamente da una unità tedesca, avrebbe dovuto combattere unito. L’energia ma anche l’abilità diplomatica di Bardelli riuscirono nell’intento, e le Compagnie del Battaglione si disposero in linea rilevando altre unità tedesche. Nei giorni seguenti i Marò poterono inoltre istruirsi all’uso delle armi tedesche, in particolare controcarro, come i lanciagranate Panzerfaust.Mentre il Barbarigo aveva i suoi primi caduti, partecipando ad azioni di pattuglia ed a combattimenti difensivi, in un fronte caratterizzato da condizioni che ricordavano la guerra di posizione del primo conflitto mondiale, Bardelli, conferendo con il Generale Comandante della 715. Infanterie-Division Hildenbrand, si rese conto della necessità di dotare il Battaglione di un proprio supporto d’artiglieria.Il Capitano Bardelli sfrutterà il fatto che molti degli effettivi del Barbarigo erano stati artiglieri per selezionare i quadri del futuro reparto d’artiglieria, e con l’ennesimo mirabile sforzo organizzativo e di improvvisazione, grazie anche al Tenente di Vascello Mario Carnevale, Comandante del San Giorgio, si riuscirà a creare il Gruppo di Artiglieria San Giorgio, con pezzi da 105 mm. Successivamente sarà creata anche la 5a Compagnia Cannoni, con tre pezzi da 65 mm.Il Barbarigo ed il San Giorgio, formanti il Gruppo di Combattimento Barbarigo, diedero il loro contributo ai combattimenti sulla testa di ponte, al comando operativo del Tenente di Vascello Vallauri.Infatti Bardelli, grande organizzatore e abile Direttore di Macchina, aveva razionalmente stimato di non avere l’esperienza necessaria per guidare tatticamente un’unità di Fanteria sul campo, e aveva delegato, poco dopo l’arrivo al fronte, il comando operativo del Battaglione a Vallauri, proveniente dal REI e quindi maggiormente versato nei combattimenti terrestri.L’opera del Comandante Bardelli risultava comunque essenziale nei rapporti con i tedeschi, che lo apprezzavano e rimanevano impressionati dalla sua franchezza e decisione, e verso i Marò del Battaglione, che erano allo stesso modo entusiasmati dal carisma di Bardelli, come è evidente dal seguente resoconto del Marò Luciano Luci Chiarissi:Il giorno 8 mattina venne a far visita alle nostre postazioni il Comandante Bardelli con un Tenente Colonnello germanico. Gli chiesi come mai dovessi andarmene, mentre egli mi aveva promesso sin dal primo giorno che non mi avrebbe mai lasciato [Chiarissi proveniva dalla GNR, ed era stato richiamato, NdA]. Si volse all’Ufficiale germanico e disse: “Come italiano che cosa debbo dire a questi ragazzi?”. Poi si rivolse a me ponendomi rudemente la mano sulla spalla: “Tu sei uno dei più bravi ragazzi che io abbia conosciuto. Cercherò di accontentarti”. Erano le prime ore del mattino, e nel nostro settore faceva abbastanza fresco, forse anche per l’umidità provocata dalle paludi. Sentii qualcosa che mi serrava la gola e poi un brivido lungo tutto il corpo, ma non era il freddo: ero felice. (33)Questa era l’umanità ed il carisma di Bardelli, e la considerazione che i suoi Marò avevano per lui.L’inesperienza di Bardelli sul “fronte terrestre”, ma anche il suo orgoglioso sprezzo del pericolo, estremizzato proprio per far comprendere ai tedeschi le qualità combattive sue e dei suoi uomini sono rivelati dal seguente ricordo del Marò A.U. Franco Olivotti:Bardelli stava partecipando ad uno dei primi rapporti sulla situazione con alcuni Ufficiali tedeschi, quando si sentì il sibilo di una salva d’artiglieria in arrivo; Bardelli, con l’orecchio non allenato, non capì che i colpi sarebbero finiti lontano, e si gettò a terra. Ovviamente gli Ufficiali tedeschi rimasero in piedi, e mentre i colpi esplodevano senza far danno in lontananza, rivolsero degli sguardi di commiserazione al nostro Comandante.Capito l’errore e rimessosi rapidamente in piedi e rassettatasi nervosamente la divisa, Bardelli riprese a conferire con i tedeschi.Poco dopo si udirono nuovamente dei colpi in arrivo, ma stavolta era evidente che la salva sarebbe caduta proprio nell’area dove stava tenendosi il rapporto: Bardelli se ne avvide vedendo la reazione dei tedeschi, e mentre essi si gettavano a terra, egli, con grande freddezza, rimase in piedi tra le schegge che riempirono l’aria dopo le detonazioni, davvero molto vicine, dei proiettili Alleati. I tedeschi, increduli testimoni della temerarietà di Bardelli, rimasero molto colpiti dalla sua risolutezza. (34)Dopo qualche tempo il Barbarigo creò anche il proprio “giornale di guerra”, costituito da un solo foglio: il “Barbarigo”. Una copia, fresca di stampa, del primo numero fu donata al Comandante Borghese, in occasione della sua visita al Battaglione il 7-8 aprile 1944.Il Comandante Bardelli scriveva le seguenti righe sul primo numero del “Barbarigo” del 1° aprile 1944:Sulle linee della I . Compagnia è rimasta una croce su un mucchio di rossa terra italiana. Sono i due morti che non si sono potuti portare indietro, quelli presi da una granata nella buca e che sono rimasti sulla linea a fare buona guardia. E’ la prima Compagnia, quella che per noi si chiamerà sempre “DECIMA”, che ha più generosamente delle altre lasciato un solco di sangue fecondo.Guardiamarina Sebastiani, tu che hai preso il comando della prima squadra, hai assunto sorridendo con i tuoi vent’anni ed i ragazzi che ti hanno visto arrivare ti hanno accolto con il loro più caro volto.Questa volta non ti chiedono né scarpe né rancio caldo. Ti hanno fatto vedere la loro “LINEA” e ti hanno detto che non è dura la consegna: “Siamo tutti qui per i vivi perché il nostro giovane e puro sangue non sia dimenticato e dia frutto perché i compagni che combattono sanno che senza di noi ogni parola e ogni promessa non sono che una vuota retorica”.E Frezza ti parlerà della sua batteria e di come era dolce la musica di quei primi quattro cannoni ITALIANI […]E Spagna ti dirà che è stato il primissimo, colpito in mezzo alla fronte, solo come il primo doveva cadere.Ma nessuno di Voi è morto finché noi non moriamo tutti. E fino a quando vi sarà in piedi uno del Barbarigo, lo sarete anche voi. […]Sia questa anche la nostra Pasqua e con la veniente Primavera, risorga l’Italia a combattere per il suo avvenire.Voi siete la nostra certezza che tutto questo avverrà e che non siete caduti invano.Il ComandanteSul secondo numero del giornale “Barbarigo”, Bardelli scrisse il seguente articolo, ricordando la visita del Comandante Borghese sul fronte a Nettuno:E’ arrivato puntuale in linea anche la Pasqua, così puntuale da augurarsi che il camioncino del rancio impari da Lei. Molti fiori di pesco, tante nuvole bianche, le solite cannonate di ogni giorno e i soliti aerei pazzerelloni che invece che gettare uova smitragliavano come al solito gli ignari e incauti passanti.L’aria di Pasqua ce l’hanno data il rancio e le sigarette, entrambi di insolita bontà, quantità e consistenza. E così anche quelli delle buche e delle batterie hanno per un giorno brontolato un po’ meno del solito contro quei fetenti imboscati del magazzino.A rendere il giorno più lieto è arrivato in linea il Comandante Borghese.Ha lasciato il suo duro lavoro alla X, ha lasciato per due giorni quelli dei mezzi d’assalto, i battaglioni in formazione, tutto quell’enorme lavoro, che ognuno di noi e solo noi sappiamo quanto sia duro e necessario, ed è venuto tra i suoi ragazzi del Barbarigo.Tutti lo hanno visto e tutti hanno sentito la sua parola, tutti si sono sentiti migliori perché il Comandante era vicino ai loro cuori e ai loro sentimenti, perché è sceso nelle buche della II e della IV, perché ogni artigliere la ha visto vicino al proprio cannone.E le sue parole sono state di elogio per quello che si è fatto, di augurio e soprattutto di fede. Ero sempre dietro al Comandante quando vi parlava e vi guardavo perché nelle vostre facce, che nei quaranta giorni di linea hanno preso rilievo e forza, leggevo i miei stessi sentimenti e tutta la nostra volontà di continuare sino alla fine.Accanto al Comandante Borghese ci siamo tutti raccolti in una vera comunione spirituale e mai il Barbarigo è stato più compatto e più serrato nei ranghi di quei due giorni della sua visita.Parlandomi, prima di partire, mi ha detto che è soddisfatto di voi tutti e soprattutto dei giovanissimi, dei marinai che con tanto animo superano le difficoltà di una guerra nuova per loro, dei vecchi soldati di Grecia, Africa e Russia che sono tornati a quella dura guerra che già conoscevano.Ecco perché ho voluto che della sua visita rimanesse qualcosa nel nostro giornale.Con l’arrivo del Comandante si è anche chiuso quel primo periodo di assestamento e di ritrovamento per tutti noi.Non sappiamo ancora che cosa ci aspetti nei giorni che verranno e, benché Radio Buca si affanni a fare pronostici, nessuno può dire fino a quando… Ma oggi possiamo guardare indietro e misurare tutto il cammino fatto, il duro lungo cammino per arrivare sin qui. Si è fatto veramente più dell’impossibile, si sono superate difficoltà di ogni genere, ci siamo liberati da tanti impedimenti e da molta incomprensione.E ora possiamo guardare all’avvenire con assoluta fiducia in noi stessi, nel nostro Comandante, nella nostra causa. Chi non dispera non perde.Il ComandanteUn’altra visita significativa per il reparto fu quella del Colonnello Carallo, futuro comandante della Divisione Decima:Il Colonnello Carallo venne a passarci in rassegna (Il Comandante Borghese era venuto addirittura sull’argine maledetto). Faceva gli onori di casa il Capitano di Corvetta sommergibilista Umberto Bardelli, carismatico Comandante del Barbarigo, anche lui un po’ polveroso, ma l’immancabile “caramella” incollata all’occhio sinistro. L’ottimo Colonnello era un Bersagliere, combattente e decorato e, dopo l’infamia dell’otto settembre, era la prima volta che si trovava di nuovo davanti ad una Compagnia in grigioverde, lacera e marziale, armata e inquadrata, nelle immediate retrovie del fronte. Mentre parlava si commosse veramente, un singulto gli serrò la gola ed alcune lacrime gli scorsero sul viso. A tale vista il Comandante Bardelli si meravigliò, tanto da spalancare gli occhi e provocare così l’immancabile caduta della leggendaria “caramella”. Tuttavia, abile marinaio, parò la mano all’altezza del cinturone e raccolse al volo la lente. L’acrobatica prodezza non sfuggì alla nostra attenzione e si udì un mormorio ironico. Il povero Colonnello Carallo credette che ridessimo di lui e non ce la perdonò più. (35)Il 27 aprile 1944 il Capitano di Corvetta Bardelli cedette il comando del Battaglione al Tenente di Vascello Giuseppe Vallauri, dovendo comandare il 1° Reggimento F.M. San Marco, formato dal Barbarigo, dal Lupo e dal NP.Il Capitano Bardelli, tuttavia, visitò altre volte il Battaglione, e sarà presente a Roma, mentre era in corso il ripiegamento del Barbarigo dalla testa di ponte, quando la 10. Armee da Montecassino e la 14. Armee da Anzio/Nettuno furono costrette alla ritirata sotto la massiccia offensiva Alleata di fine maggio 1944.Bardelli si adopererà per reintegrare la dotazione in armi dei superstiti del Barbarigo giunti a Roma, ottenendo dai Comandi tedeschi armi ed equipaggiamenti, mentre, opponendosi all’ordine tedesco di riportare in linea l’esausto Battaglione, lo salverà dal totale annientamento.In quegli ultimi giorni a Roma, Bardelli, dopo un lungo, polemico ed aspro colloquio notturno con il Conte Thun, l’Ufficiale di collegamento tedesco, ottenne il riconoscimento scritto da parte del Comando tedesco del ruolo del Barbarigo nei combattimenti ad Anzio/Nettuno, come riporta il Guardiamarina Posio:Ebbi occasione di essere a fianco del Comandante Bardelli allorché si incontrò col Conte Thun, Ufficiale credo, del servizio di Controspionaggio germanico e certamente molto vicino al Generale Mältzer.Ricordo tale circostanza perché mi consenti di apprezzare il modo appassionato e dignitoso con il quale egli, di fronte a qualche non del tutto amichevole espressione dell'interlocutore, rivendicò il positivo apporto dato dal Barbarigo alla difesa di Roma nonostante le gravi deficienze addestrative e di armamento di gran parte dei suoi componenti ed esaltò lo spirito di sacrificio, il coraggio e la fedeltà all'alleanza dimostrata dai Maró in ogni momento della loro non breve permanenza sul fronte di Nettuno.Il risultato di quel lungo e duro colloquio svoltosi nella notte di uno dei primissimi giorni del giugno 1944 fu l'elogio agli uomini del Barbarigo espresso dal Comando tedesco in un comunicato a firma, mi sembra, del Generale Mältzer, pubblicato sulla stampa dell'epoca e, credo, facilmente rintracciabile. (36)Peraltro Bardelli, oltre che diplomatico, sapeva mettere bene in chiaro, se necessario, quando non si dovessero accettare prepotenze dall’alleato tedesco, come riporta il Marò Piero Calamai:Un altro incidente avvenne durante la ritirata di Nettuno, quando alcuni sbandati del Barbarigo furono disarmati perché si rifiutarono di fermarsi a combattere ad un posto di blocco. Avevano torto, perché in ritirata è norma costituire Compagnie di formazione e organizzare punti di resistenza per rallentare lo sganciamento. Ma il Comandante Bardelli, di fronte ai laceri resti del Battaglione schierati nel cortile del Distaccamento Marina di piazza Adua, con al fianco, impalato e pallidissimo, l’Ufficiale di Collegamento tedesco, ordinò con voce stentorea di sparare, e nella faccia, a chiunque, italiano o tedesco avesse ancora tentato di disarmarci. (37)Bardelli, nella notte tra l’uno e il 2 giugno, si portò con Vallauri al Posto di Comando della 4. Fallschirmjäger-Division, per concordare un ulteriore impiego del Barbarigo nella difesa di Roma.Il pomeriggio del 3 giugno Bardelli avvertì le Volontarie del SAF Xª, tra le quali vi era l’Ausiliaria Scelta Raffaella Duelli, di prepararsi a lasciare la Capitale:Bardelli venne in caserma e mi disse: “Vai a casa ad avvisare che parti; prendi poche cose e vieni su con noi, perché nessuno di noi rimane più qui”. Ricordo perfettamente che, mentre stavo uscendo, lui era seduto con altri sui gradini nel cortile del Distaccamento e mi chiamò a voce altissima: “Raffaella!”. Qualcuno gli aveva dato il nome, evidentemente. Mi voltai e lui mi disse: “Togliti la giacca ed il basco”. Io francamente lì per lì non capii; a Roma non ci aveva mai dato fastidio nessuno […] Però probabilmente il Comandante Bardelli aveva pensato che se fossi andata in giro quella sera, in divisa, avrebbe potuto essere pericoloso. Mi fece telefonare ai miei, loro mi aspettarono. Bardelli aveva il volto teso, grigio, per il duro compito di organizzare il ripiegamento del Battaglione da Roma. (38)Lo stesso giorno il Comando tedesco chiese una Compagnia da schierare sulla Appia, così fu costituita dai resti del Battaglione una Compagnia di formazione al comando del Tenente di Vascello Betti. Il Comandante Bardelli era presente al momento della partenza della Compagnia, incoraggiando gli uomini e in particolare l’Aiutante Maggiore Cencetti.Quindi, dopo aver predisposto la partenza dei sopravvissuti, e conscio che sia lui che i suoi uomini avevano fatto tutto il possibile per difendere la Capitale, Bardelli ripartì per La Spezia il 4 giugno 1944, seguito dai pochi automezzi necessari per riportare i Marò, diventati a caro prezzo veterani, verso nord.

Parte 5. Continua e termina la prossima settimana.

Tratto da:

http://uominiearmi.blogspot.com/2007/12/il-comandante-bardelli.html

Nessun commento:

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Rara foto in divisa da Ufficiale della Regia Marina

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
A Nettuno, nel Btg. Barbarigo della Xa MAS

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Assieme ai suoi marò del Barbarigo

Decima MAS

Decima MAS
Ufficiali del Btg. Maestrale (poi Barbarigo): Tognoloni, Cencetti, Posio, Riondino...

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano
L'azione di Chiarello e Candiollo in copertina all'Illustrazione del Popolo del 19 marzo 1944