RICORDO DEL GENERALE GIORGIO FAROTTI
di Andrea Lombardi
Il 26 ottobre 2007 è morto il Generale Giorgio Farotti, dopo aver combattuto con grande dignità e coraggio la sua ultima battaglia contro il tumore. Malato da tempo, il Generale Farotti, anche negli ultimi momenti ha mantenuto quella forza d’animo che era uno dei suoi molti pregi, non facendo pesare ad alcuno la sua situazione, ma anzi preoccupandosi delle sorti dei suoi parenti e ovviamente dei suoi Marò del Barbarigo, che tante volte sono comparsi nei nostri discorsi pomeridiani quando lo andavo a trovare, sorbendomi talvolta i suoi famigerati rimbrotti, che adesso tanto mi mancano, se non avevo puntualmente eseguito le sue istruzioni relative ai libri da lui stesi, e che mi diede l’onore di pubblicare: “Sotto tre Bandiere”, le sue memorie dal 1940 al 1945, e “Il Campo della Memoria”, sul Cimitero di Guerra del Battaglione Barbarigo, a Nettuno. Il Generale Giorgio Farotti era un Ufficiale di rara competenza, e conscio della sua preparazione, in guerra non esitò mai nell’opporsi ad ordini superiori da lui ritenuti errati, e che avrebbero messo in pericolo in maniera non necessaria i suoi uomini. La sua mentalità nel guidare gli uomini al combattimento può essere riassunta in due punti, fondamentali: il primo è che “fiumi di sudore risparmiano fiumi di sangue”, il secondo mi fu spiegato da Carla Piccoli, sorella del Tenente Piccoli, della 4° Cp. Mortai del Barbarigo, caduto sul Monte S. Gabriele nel 1945: “Mio fratello aveva la mentalità di tanti, eroici giovani Ufficiali: avrebbe voluto cadere eroicamente alla testa dei suoi uomini, e ciò accadde; Farotti voleva portare a casa i suoi uomini, nel contempo causando il maggior numero di perdite possibile al nemico”. Durante la sua lunga carriera militare, più volte gli furono date responsabilità ampiamente superiori al suo grado, che egli riuscì a svolgere brillantemente. Il Generale Farotti era anche una persona veramente colta, e questo, sommato al suo pungente senso dell’umorismo, lo rendeva capace di cogliere sempre l’ironia presente in ogni aspetto di quella commedia, talvolta amara, che è la vita. Il Generale Giorgio Farotti era una delle rare persone capace di nobili sentimenti, come ha detto, tra le lacrime, suo fratello durante l’orazione funebre, e i tempi futuri ben difficilmente ci riserveranno l’opportunità di rivedere uomini simili.
Riportiamo una serie di giudizi e testimonianze d’affetto verso il Generale Giorgio Farotti, redatte da uomini del Barbarigo:
Il Marò Siro Bagnoli, in un’intervista:
La mia considerazione per i nostri Ufficiali è sempre stata ottima, sia allora come oggi, perché dimostrarono di operare con il massimo impegno, oltre a condividere con noi Marò tutti i sacrifici e pericoli che comportano la guerra; ciò valga anche per il mio Comandante di Compagnia: Tenente Giorgio Farotti.
Il Sottocapo Egidio Cateni, in un’intervista:
Il nostro Comandante, il Tenente Farotti, era duro, ma in un paio di occasioni grazie al suo comando ha salvato l’intero Barbarigo. Ti faceva alzare alle tre di notte e fare quindici chilometri di marcia, ma lui era sempre davanti a tutti!
Il Marò Giulio Ronchi, in un’intervista:
Il nostro comandante era il Guardiamarina Farotti, lui era molto esigente in fatto di disciplina, essendo un Ufficiale in s.p.e., mentre noi eravamo dei Volontari, e di disciplina non ne avevamo molta! Era fissato con l’addestramento, ci faceva anche fare degli addestramenti a fuoco vero, ma noi l’abbiamo amato sinceramente perché aveva una vera tempra…. anche se quando esagerava, siccome veniva dagli Alpini, gli dicevamo: “Uè, non siamo mica marinai di montagna!”.
Il Tenente Pierluigi Tajana, in una lettera al Generale Farotti:
Caro Farotti,
ti ringrazio molto per tutta la documentazione che mi hai mandato e ti sono infinitamente riconoscente per aver saputo portar in porto un opera che solo la tua tenacia e volontà ti ha permesso di realizzare.
Tu sai che non ha mai creduto nella possibilità di superare tutti gli scogli che avresti trovato sul cammino, malgrado questo ce l’hai fatta.
Bravo Farotti!
Credo di potermi unire a tutto il Barbarigo schierato sull’attenti al grido di:
Decima Comandante Farotti!
Il Campo della Memoria ricorderà agli italiani che molti non hanno cancellato dal cuore il nome di patria.
Ciao Farotti, ti voglio bene.
Il Marò Mario Fusco, in una lettera al Generale Farotti:
Lasciami dire una cosa (…non arrabbiarti!): sei la persona -il commilitone- che ha fatto di più di tutti per il Barbarigo, sia allora come oggi.
Lascia che ti abbracciamo e salutiamo a modo nostro: non come nostro Tenente; o come comandante operativo del Btg. (per nostra fortuna!); o come Generale (altra fortuna specie in relazione al Campo della Memoria); più semplicemente con tutto il nostro affetto e la nostra più alta stima abbracciamo il Marò Giorgio Farotti.
E, sempre Fusco, in un’altra lettera:
[…] Sebbene tu mi abbia detto e scritto più volte, anche ultimamente, che “sarebbe l’ora di finirla con la celebrazione di Giorgio Farotti”, devo confermarti che non solo io ma tutti… gli ormai pochi sopravvissuti del Barbarigo pensano semplicemente che tutto quello che è stato realizzato con onore ed intelligenza [per il Campo della Memoria] sia stato sì opera collettiva ma soprattutto – ed in mille particolari molto, molto importanti – non esisterebbe nel modo in cui si trova ora nelle parole e nella pietra senza il decisivo apporto, comando e lavoro di Giorgio Farotti.
Rischio di metterti in imbarazzo? Non credo proprio. Non credo proprio che tu, grazie a Dio, sia Uomo che si sia mai lasciato o si lasci mettere in imbarazzo da qualsiasi cosa o da chicchessia!
E chiedo a Dio – fra poco ci ritroveremo tutti là! – se per caso ci fosse un’altra reincarnazione come dicono le religioni asiatiche, di ritornare a militare ai tuoi ordini… ed averti poi per carissimo e fraterno amico nel nuovo… finale!
Ciao, ti abbraccio molto affettuosamente!
di Andrea Lombardi
Il 26 ottobre 2007 è morto il Generale Giorgio Farotti, dopo aver combattuto con grande dignità e coraggio la sua ultima battaglia contro il tumore. Malato da tempo, il Generale Farotti, anche negli ultimi momenti ha mantenuto quella forza d’animo che era uno dei suoi molti pregi, non facendo pesare ad alcuno la sua situazione, ma anzi preoccupandosi delle sorti dei suoi parenti e ovviamente dei suoi Marò del Barbarigo, che tante volte sono comparsi nei nostri discorsi pomeridiani quando lo andavo a trovare, sorbendomi talvolta i suoi famigerati rimbrotti, che adesso tanto mi mancano, se non avevo puntualmente eseguito le sue istruzioni relative ai libri da lui stesi, e che mi diede l’onore di pubblicare: “Sotto tre Bandiere”, le sue memorie dal 1940 al 1945, e “Il Campo della Memoria”, sul Cimitero di Guerra del Battaglione Barbarigo, a Nettuno. Il Generale Giorgio Farotti era un Ufficiale di rara competenza, e conscio della sua preparazione, in guerra non esitò mai nell’opporsi ad ordini superiori da lui ritenuti errati, e che avrebbero messo in pericolo in maniera non necessaria i suoi uomini. La sua mentalità nel guidare gli uomini al combattimento può essere riassunta in due punti, fondamentali: il primo è che “fiumi di sudore risparmiano fiumi di sangue”, il secondo mi fu spiegato da Carla Piccoli, sorella del Tenente Piccoli, della 4° Cp. Mortai del Barbarigo, caduto sul Monte S. Gabriele nel 1945: “Mio fratello aveva la mentalità di tanti, eroici giovani Ufficiali: avrebbe voluto cadere eroicamente alla testa dei suoi uomini, e ciò accadde; Farotti voleva portare a casa i suoi uomini, nel contempo causando il maggior numero di perdite possibile al nemico”. Durante la sua lunga carriera militare, più volte gli furono date responsabilità ampiamente superiori al suo grado, che egli riuscì a svolgere brillantemente. Il Generale Farotti era anche una persona veramente colta, e questo, sommato al suo pungente senso dell’umorismo, lo rendeva capace di cogliere sempre l’ironia presente in ogni aspetto di quella commedia, talvolta amara, che è la vita. Il Generale Giorgio Farotti era una delle rare persone capace di nobili sentimenti, come ha detto, tra le lacrime, suo fratello durante l’orazione funebre, e i tempi futuri ben difficilmente ci riserveranno l’opportunità di rivedere uomini simili.
Riportiamo una serie di giudizi e testimonianze d’affetto verso il Generale Giorgio Farotti, redatte da uomini del Barbarigo:
Il Marò Siro Bagnoli, in un’intervista:
La mia considerazione per i nostri Ufficiali è sempre stata ottima, sia allora come oggi, perché dimostrarono di operare con il massimo impegno, oltre a condividere con noi Marò tutti i sacrifici e pericoli che comportano la guerra; ciò valga anche per il mio Comandante di Compagnia: Tenente Giorgio Farotti.
Il Sottocapo Egidio Cateni, in un’intervista:
Il nostro Comandante, il Tenente Farotti, era duro, ma in un paio di occasioni grazie al suo comando ha salvato l’intero Barbarigo. Ti faceva alzare alle tre di notte e fare quindici chilometri di marcia, ma lui era sempre davanti a tutti!
Il Marò Giulio Ronchi, in un’intervista:
Il nostro comandante era il Guardiamarina Farotti, lui era molto esigente in fatto di disciplina, essendo un Ufficiale in s.p.e., mentre noi eravamo dei Volontari, e di disciplina non ne avevamo molta! Era fissato con l’addestramento, ci faceva anche fare degli addestramenti a fuoco vero, ma noi l’abbiamo amato sinceramente perché aveva una vera tempra…. anche se quando esagerava, siccome veniva dagli Alpini, gli dicevamo: “Uè, non siamo mica marinai di montagna!”.
Il Tenente Pierluigi Tajana, in una lettera al Generale Farotti:
Caro Farotti,
ti ringrazio molto per tutta la documentazione che mi hai mandato e ti sono infinitamente riconoscente per aver saputo portar in porto un opera che solo la tua tenacia e volontà ti ha permesso di realizzare.
Tu sai che non ha mai creduto nella possibilità di superare tutti gli scogli che avresti trovato sul cammino, malgrado questo ce l’hai fatta.
Bravo Farotti!
Credo di potermi unire a tutto il Barbarigo schierato sull’attenti al grido di:
Decima Comandante Farotti!
Il Campo della Memoria ricorderà agli italiani che molti non hanno cancellato dal cuore il nome di patria.
Ciao Farotti, ti voglio bene.
Il Marò Mario Fusco, in una lettera al Generale Farotti:
Lasciami dire una cosa (…non arrabbiarti!): sei la persona -il commilitone- che ha fatto di più di tutti per il Barbarigo, sia allora come oggi.
Lascia che ti abbracciamo e salutiamo a modo nostro: non come nostro Tenente; o come comandante operativo del Btg. (per nostra fortuna!); o come Generale (altra fortuna specie in relazione al Campo della Memoria); più semplicemente con tutto il nostro affetto e la nostra più alta stima abbracciamo il Marò Giorgio Farotti.
E, sempre Fusco, in un’altra lettera:
[…] Sebbene tu mi abbia detto e scritto più volte, anche ultimamente, che “sarebbe l’ora di finirla con la celebrazione di Giorgio Farotti”, devo confermarti che non solo io ma tutti… gli ormai pochi sopravvissuti del Barbarigo pensano semplicemente che tutto quello che è stato realizzato con onore ed intelligenza [per il Campo della Memoria] sia stato sì opera collettiva ma soprattutto – ed in mille particolari molto, molto importanti – non esisterebbe nel modo in cui si trova ora nelle parole e nella pietra senza il decisivo apporto, comando e lavoro di Giorgio Farotti.
Rischio di metterti in imbarazzo? Non credo proprio. Non credo proprio che tu, grazie a Dio, sia Uomo che si sia mai lasciato o si lasci mettere in imbarazzo da qualsiasi cosa o da chicchessia!
E chiedo a Dio – fra poco ci ritroveremo tutti là! – se per caso ci fosse un’altra reincarnazione come dicono le religioni asiatiche, di ritornare a militare ai tuoi ordini… ed averti poi per carissimo e fraterno amico nel nuovo… finale!
Ciao, ti abbraccio molto affettuosamente!
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