giovedì 27 dicembre 2007
Il Comandante Bardelli parte 2
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra: quello che sembrava essere solo l’ennesimo imbarco si trasforma per il Capitano Bardelli nella sua prima missione di guerra.
Il Zoea all’inizio del conflitto sarà impiegato assieme al pariclasse Atropo come Sommergibile - Trasporto, infatti il 18 giugno 1940 salperà da Napoli per Tobruk portando un carico urgente di sessanta tonnellate di proiettili da 20, 37 e 47 mm per il REI.
Altre missioni di trasporto del Zoea e dell’Atropo raggiungeranno l’isola di Lero.
Quindi il Zoea opererà, nel Mediterraneo Orientale, compiendo diverse missioni di deposizione di mine subacquee, assieme all’Atropo. Durante una di queste missioni, effettuata nelle acque palestinesi nell’ottobre 1940, l’Atropo fu costretto a rientrare a causa dei danni subiti dall’esplosione di due delle sue mine durante la deposizione delle stesse.
Lo Zoea continuerà la missione da solo, terminando di posare lo sbarramento di mine.
L’alta professionalità e la dedizione di Bardelli, già ampiamente dimostrata in pace, sarà confermata anche nelle dure condizioni della realtà dalla guerra sottomarina.
Per il suo comportamento nell’operazione di posa di mine sopra descritta gli è infatti assegnata la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, denominazione del 10 febbraio 1941, con la seguente motivazione:
“Direttore di macchina di sommergibili posamine, durante un’ardita missione svolta in prossimità di una base nemica e conclusa con la posa di uno sbarramento, coadiuvava con esemplare serenità d’animo, perizia e coraggio il suo Comandante, contribuendo efficacemente con la sua opera fattiva a sormontare gravi difficoltà causate da avarie del materiale”. (Mediterraneo Orientale, 7-22 ottobre 1940-XVIII)
Dopo queste missioni con il Zoea, il Capitano G.N. Bardelli sarà impegnato dalla fine di ottobre del 1940 sul Brin, uno dei Sommergibili assegnati alla Base Atlantica di Bordeaux, Betasom.
Il sommergibile oceanico Brin, della omonima classe, fu costruito dai Cantieri Tosi di Taranto. Impostato il 3 dicembre 1936, fu varato il 3 aprile 1937 e consegnato alla Regia Marina il 30 giugno 1938.
Il Brin, dopo aver effettuato alcune missioni, senza successo, nel Mediterraneo, ricevette nell’ottobre 1940 l’ordine di recarsi a Betasom.
Bardelli opererà in qualità di Direttore di Macchina sul Brin dal 25 ottobre 1940 al 16 febbraio 1941. Il sommergibile era comandato in questo periodo dal Comandante Longanesi Cattani, che si distinguerà poi anche sul Da Vinci. Il Brin affonderà, nelle sue cinque missioni in Atlantico, due navi per 7.241 tsl, danneggiando altre due navi per 3.400 tsl.
Il Brin parte il 25 ottobre 1940 da Taranto per Bordeaux, e durante il passaggio, in immersione, dello stretto di Gibilterra, il sommergibile, spinto dalle forti correnti, subì danni urtando due volte sul fondo, prima sulla sponda settentrionale e più tardi una seconda su quella meridionale. A quel punto, il Capitano G.N. Bardelli dirà al Comandante Longanesi Cattani: “La prossima volta sbattiamo a Cuba!”, dicendo questa frase a bassa voce, e “con il più corretto dei saluti”, in modo che lo scherzo non potesse essere udito dagli altri uomini impegnati in camera di manovra. (2)
Poco dopo, secondo la relazione del Comandante Longanesi Cattani:
In base alla rapida diminuzione di fondale e alle condizioni di scarica della batteria che non mi permettono di oppormi alla corrente giudico che un’ulteriore permanenza in immersione produrrebbe l’incaglio dell’unità. Appena emerso mi accorgo di essere in prossimità della costa africana a circa due miglia a nord - est di Capo Malabata. La bussola, probabilmente per trascinamento della rosa, a causa dell’urto contro la costa, era derivata di centottanta gradi. (3)
Costretto quindi all’emersione, e ritrovatosi a poca distanza dal porto neutrale di Tangeri, il Brin fu intercettato da due Cacciatorpediniere inglesi: il Brin, sfuggendo alla caccia del Destroyer Greyhound, che tenterà anche di speronarlo, riuscirà ad ancorarsi a Tangeri assieme al Bianchi per riparare i danni sofferti, e, posto rimedio alle avarie grazie anche a tecnici italiani, i due sommergibili ripartirono nella notte tra il 12 ed il 13 dicembre 1940 per Bordeaux, dove giunsero il 18 dicembre. (4)
Come premio ai suoi sforzi, coronati da successo, per rimettere in condizioni operative il Brin, non tarderà a giungere un ulteriore riconoscimento per Bardelli, un Encomio Solenne:
“In località lontana dalla base contribuiva in modo efficace con tenacia ed entusiasmo, a ripristinare rapidamente la piena efficienza del proprio sommergibile danneggiato da offesa nemica”. (Oceano Atlantico, dicembre 1940)
Il Brin, prima di arrivare a Bordeaux, si scontrò in superficie con il sommergibile inglese Tuna, ma nonostante un nutrito scambio di siluri e cannonate nessuna delle due unità riportò danni.
Ecco come nel 1961 il Comandante del Tuna, il Capitano di Vascello Cavenagh-Mainwaring, riportò a Longanesi Cattani, ormai non più suo nemico, ma anzi suo collega nella NATO, la sua versione di questo combattimento:
All’avvistamento, contro luna, il Tuna scambiò il mio Brin per un altro sommergibile inglese che egli sapeva trovarsi in zona vicina, e perciò prese l’iniziativa di fare il segnale di scoperta la cui “parola” corrispondeva, per una coincidenza del tutto accidentale, alla nostra “parola” di quel giorno.
Quando risposi alla sua “parola”, che mi risultava esatta, il Tuna non ebbe più dubbi sulla mia qualità di avversario poiché la mia “controparola” non corrispondeva alla sua, ed iniziò l’azione con lancio di siluri e tiro di cannone.
In totale egli lanciò contro il Brin due salve di siluri: la prima di sei siluri e la seconda di quattro, che il Brin poté evitare miracolosamente con la manovra, poiché eravamo già in allarme.
Egli afferma -non so se per cortesia- di aver a sua volta potuto evitare il mio lancio di una coppiola di siluri per pochissimi metri.
Il Tuna poté controllare la distanza (che rimase sui 1.000 metri per tutta la durata dello scontro) mediante il suo ecogoniometro e poté utilizzare tale strumento per regolare il tiro e per l’apertura delle salve al lancio dei siluri.
Il Tuna ruppe il combattimento prendendo l’immersione poiché ritenne, erroneamente, di aver identificato nelle sagome di due pescherecci oscurati quelle di due C.T. che presumeva venissero come mio rinforzo. Benché io abbia garantito al Comandante Cavenagh-Mainwaring di essere passato metri da quelle due unità e di averle riconosciute senza possibilità di equivoco come due pescherecci, egli mi è sembrato poco convinto della mia precisazione, così come mi è sembrato poco convinto del fatto… che il Brin avesse l’unico cannone a poppa, anziché a prora come la maggior parte dei nostri sommergibili. (5)
Seconda parte. Continua la prossima settimana.
http://uominiearmi.blogspot.com/2007/12/il-comandante-bardelli.html
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