sabato 29 dicembre 2007

Tarnova per Casarrubea 2



In riferimento al post "Tarnova per Casarrubea" http://http//associazioneitalia.blogspot.com/2007/12/tarnova-per-casarrubea.html/ il veterano Franco Minelli, in nome dell'Associazione Combattenti Xa Flottiglia MAS, ha inviato una lettera a "Educazione e Scuola", della quale riportiamo uno stralcio:

[...] Quello che mi sconvolge e che consiglierei al Direttore di far togliere ed anche di far ritrattare,sono due righe a pag.7 "...come lo sterminio ad opera
della Decima Mas,del villaggio di Tarnova,". Il 21 Dicembre 1944 un contingente della X^(btg.Sagittario,125 Marò)entrava in Tarnova dopo un breve combattimento contro truppe titine del IX Corpus ed i garibaldini delle Triestina-Natisone,che vista la mala parata si ritiravano velocemente.Dietro di noi un raggruppamento d'artiglieria,la batteria San Giorgio e il 10° Polizei tedesco,che non presero nemmeno parte al combattimento. Non fu sparato nessun colpo di cannone ma solo tiri di mortaio oltre il paese. Trovammo solo vecchi,qualche famiglia con bimbi piccoli e tanta,tanta fame.Il solo fuoco vivo fu quello di due forni per fare il pane e distribuirlo ai pochi italo-slavi rimasti in paese. Quindi niente "sterminio"come denuncia la deficenza storica di Casarrubea. La "distruzione di Tarnova"(se vogliamo chiamare così un agglomerato di venti case semi-diroccate in partenza),la effettuarono il IX corpus titino e la Triestina-Natisone il giorno 18 Gennaio 1945,con l'intento di distruggere il Btg.Fulmine ed aprirsi inutilmente una strada per Gorizia.[...] Se è vero che siete un sito che volete diffondere Educazione & Verità, mi farebbe piacere poter parlare con il Vs.sig. Cillia,irreperibile al n°mobile da Voi riportato sul sito.

Franco Minelli

Foggia e bombardamenti Alleati



Comitato per FOGGIA CITTA' MARTIRE e per la istituzione di un giorno del ricordo per tutte le vittime italiane dei bombardamenti anglo-americani nella seconda guerra mondiale

Nel corso del secondo conflitto europeo molte città europee furono sconvolte dai bombardamenti a tappeto condotti dagli alleati, bombardamenti che provocarono oltre ad immani distruzioni, decine e decine di migliaia di vittime tra i civili. Più noto tra tutti il bombardamento di Dresda in Germania, il 17 febbraio 1945, condotto con bombe al fosforo, ordigni tra i più micidiali. Anche l´Italia conobbe gli attacchi terroristici indiscriminati portati a termine dai famigerati "liberatori". Tra le altre Milano, Genova, Verona, Napoli, Torino, Firenze, Parma, Pisa, Roma, Treviso, Taranto, Cosenza, Messina, Paternò, Novara, Foggia, Salerno, Crotone, Viterbo, Avellino, Lecce, Bari, Orte, Cagliari, Carbonia, Civitavecchia, Benevento. Frascati (rasa al suolo), Pescara soffrirono gli attacchi proditori anglo-americani con migliaia di morti ovunque. Solo gli inglesi sganciarono sulla penisola circa 2.740 tonnellate di bombe, gli americani oltre 200.000. Tra tutte le città italiane, quella che in percentuale in relazione al numero degli abitanti, ebbe il massimo numero di vittime fu Foggia. Nel tremendo bombardamento del 22 luglio 1943 settantuno "Fortezze" americane, appartenenti al 97° ed al 99° Gruppo, colpirono tutta l´area cittadina. Nella spaventosa incursione del 19 agosto 1943, centosessantadue "Fortezze" e settantuno "Liberators" sganciarono sulla città 586 tonnellate di esplosivo. Tra il 28 maggio, data del primo attacco, e il 18 settembre 1943 si calcola che le vittime furono 20.241. Ai bombardamenti seguirono i mitragliamenti su tutta l´area cittadina, diretti non sui militari ma su chiunque si trovasse a camminare per strada.

Per tali ragioni un gruppo di cittadini italiani di varia estrazione politica e sociale, studiosi della storia e della cultura della nostra Nazione, ha inteso costituire un Comitato per proclamare Foggia, alla quale è già stata assegnata la M.D'ORO al Valor Civile in data 22/11/59 e la M.D'ORO al Valor Militare in data 2/5/06, città martire e contestualmente individuare una data per ricordare degnamente tutte le vittime dei bombardamenti alleati sulla penisola italiana.

L'Associazione ITALIA ha aderito, se volete aderire anche voi inviate una e-mail con nome, cognome e comune di residenza a:

comitatoperfoggia@libero.it

giovedì 27 dicembre 2007

Uomini contro Navi riedizione



L'amico Gianni Bianchi, presidente dell'Associazione Amici di Teseo Tesei e socio dell'Associazione ITALIA ha ristampato il Pegolotti "Uomini contro navi", dedicato alle gesta degli uomini della Xa MAS 1940-1943, e ora difficilmente reperibile, con il titolo "Gli assaltatori della Xa Flottiglia MAS", f.to 17x24, pag. 186, prezzo Euro 20,00.

Potete reperirlo nelle librerie specializzate oppure presso l'Associazione ITALIA: ars_italia@hotmail.com

Il Comandante Bardelli parte 2



Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra: quello che sembrava essere solo l’ennesimo imbarco si trasforma per il Capitano Bardelli nella sua prima missione di guerra.
Il Zoea all’inizio del conflitto sarà impiegato assieme al pariclasse Atropo come Sommergibile - Trasporto, infatti il 18 giugno 1940 salperà da Napoli per Tobruk portando un carico urgente di sessanta tonnellate di proiettili da 20, 37 e 47 mm per il REI.
Altre missioni di trasporto del Zoea e dell’Atropo raggiungeranno l’isola di Lero.
Quindi il Zoea opererà, nel Mediterraneo Orientale, compiendo diverse missioni di deposizione di mine subacquee, assieme all’Atropo. Durante una di queste missioni, effettuata nelle acque palestinesi nell’ottobre 1940, l’Atropo fu costretto a rientrare a causa dei danni subiti dall’esplosione di due delle sue mine durante la deposizione delle stesse.
Lo Zoea continuerà la missione da solo, terminando di posare lo sbarramento di mine.
L’alta professionalità e la dedizione di Bardelli, già ampiamente dimostrata in pace, sarà confermata anche nelle dure condizioni della realtà dalla guerra sottomarina.
Per il suo comportamento nell’operazione di posa di mine sopra descritta gli è infatti assegnata la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, denominazione del 10 febbraio 1941, con la seguente motivazione:
“Direttore di macchina di sommergibili posamine, durante un’ardita missione svolta in prossimità di una base nemica e conclusa con la posa di uno sbarramento, coadiuvava con esemplare serenità d’animo, perizia e coraggio il suo Comandante, contribuendo efficacemente con la sua opera fattiva a sormontare gravi difficoltà causate da avarie del materiale”. (Mediterraneo Orientale, 7-22 ottobre 1940-XVIII)
Dopo queste missioni con il Zoea, il Capitano G.N. Bardelli sarà impegnato dalla fine di ottobre del 1940 sul Brin, uno dei Sommergibili assegnati alla Base Atlantica di Bordeaux, Betasom.
Il sommergibile oceanico Brin, della omonima classe, fu costruito dai Cantieri Tosi di Taranto. Impostato il 3 dicembre 1936, fu varato il 3 aprile 1937 e consegnato alla Regia Marina il 30 giugno 1938.
Il Brin, dopo aver effettuato alcune missioni, senza successo, nel Mediterraneo, ricevette nell’ottobre 1940 l’ordine di recarsi a Betasom.
Bardelli opererà in qualità di Direttore di Macchina sul Brin dal 25 ottobre 1940 al 16 febbraio 1941. Il sommergibile era comandato in questo periodo dal Comandante Longanesi Cattani, che si distinguerà poi anche sul Da Vinci. Il Brin affonderà, nelle sue cinque missioni in Atlantico, due navi per 7.241 tsl, danneggiando altre due navi per 3.400 tsl.
Il Brin parte il 25 ottobre 1940 da Taranto per Bordeaux, e durante il passaggio, in immersione, dello stretto di Gibilterra, il sommergibile, spinto dalle forti correnti, subì danni urtando due volte sul fondo, prima sulla sponda settentrionale e più tardi una seconda su quella meridionale. A quel punto, il Capitano G.N. Bardelli dirà al Comandante Longanesi Cattani: “La prossima volta sbattiamo a Cuba!”, dicendo questa frase a bassa voce, e “con il più corretto dei saluti”, in modo che lo scherzo non potesse essere udito dagli altri uomini impegnati in camera di manovra. (2)
Poco dopo, secondo la relazione del Comandante Longanesi Cattani:
In base alla rapida diminuzione di fondale e alle condizioni di scarica della batteria che non mi permettono di oppormi alla corrente giudico che un’ulteriore permanenza in immersione produrrebbe l’incaglio dell’unità. Appena emerso mi accorgo di essere in prossimità della costa africana a circa due miglia a nord - est di Capo Malabata. La bussola, probabilmente per trascinamento della rosa, a causa dell’urto contro la costa, era derivata di centottanta gradi. (3)
Costretto quindi all’emersione, e ritrovatosi a poca distanza dal porto neutrale di Tangeri, il Brin fu intercettato da due Cacciatorpediniere inglesi: il Brin, sfuggendo alla caccia del Destroyer Greyhound, che tenterà anche di speronarlo, riuscirà ad ancorarsi a Tangeri assieme al Bianchi per riparare i danni sofferti, e, posto rimedio alle avarie grazie anche a tecnici italiani, i due sommergibili ripartirono nella notte tra il 12 ed il 13 dicembre 1940 per Bordeaux, dove giunsero il 18 dicembre. (4)
Come premio ai suoi sforzi, coronati da successo, per rimettere in condizioni operative il Brin, non tarderà a giungere un ulteriore riconoscimento per Bardelli, un Encomio Solenne:
“In località lontana dalla base contribuiva in modo efficace con tenacia ed entusiasmo, a ripristinare rapidamente la piena efficienza del proprio sommergibile danneggiato da offesa nemica”. (Oceano Atlantico, dicembre 1940)
Il Brin, prima di arrivare a Bordeaux, si scontrò in superficie con il sommergibile inglese Tuna, ma nonostante un nutrito scambio di siluri e cannonate nessuna delle due unità riportò danni.
Ecco come nel 1961 il Comandante del Tuna, il Capitano di Vascello Cavenagh-Mainwaring, riportò a Longanesi Cattani, ormai non più suo nemico, ma anzi suo collega nella NATO, la sua versione di questo combattimento:
All’avvistamento, contro luna, il Tuna scambiò il mio Brin per un altro sommergibile inglese che egli sapeva trovarsi in zona vicina, e perciò prese l’iniziativa di fare il segnale di scoperta la cui “parola” corrispondeva, per una coincidenza del tutto accidentale, alla nostra “parola” di quel giorno.
Quando risposi alla sua “parola”, che mi risultava esatta, il Tuna non ebbe più dubbi sulla mia qualità di avversario poiché la mia “controparola” non corrispondeva alla sua, ed iniziò l’azione con lancio di siluri e tiro di cannone.
In totale egli lanciò contro il Brin due salve di siluri: la prima di sei siluri e la seconda di quattro, che il Brin poté evitare miracolosamente con la manovra, poiché eravamo già in allarme.
Egli afferma -non so se per cortesia- di aver a sua volta potuto evitare il mio lancio di una coppiola di siluri per pochissimi metri.
Il Tuna poté controllare la distanza (che rimase sui 1.000 metri per tutta la durata dello scontro) mediante il suo ecogoniometro e poté utilizzare tale strumento per regolare il tiro e per l’apertura delle salve al lancio dei siluri.
Il Tuna ruppe il combattimento prendendo l’immersione poiché ritenne, erroneamente, di aver identificato nelle sagome di due pescherecci oscurati quelle di due C.T. che presumeva venissero come mio rinforzo. Benché io abbia garantito al Comandante Cavenagh-Mainwaring di essere passato metri da quelle due unità e di averle riconosciute senza possibilità di equivoco come due pescherecci, egli mi è sembrato poco convinto della mia precisazione, così come mi è sembrato poco convinto del fatto… che il Brin avesse l’unico cannone a poppa, anziché a prora come la maggior parte dei nostri sommergibili. (5)

Seconda parte. Continua la prossima settimana.

http://uominiearmi.blogspot.com/2007/12/il-comandante-bardelli.html

mercoledì 26 dicembre 2007

Tarnova per Casarrubea



In questa pagina Web

http://www.edscuola.it/archivio/interlinea/note_a_margine_di_un_viaggio.htm

tale Casarrubea scrive:

"Quando t’inerpichi nel Carso, poi, senti il tempo lungo della violenza, tra le due città al confine sloveno, epicentro di follie come lo sterminio, ad opera della Decima Mas, del villaggio sloveno di Trnvo (Tarnova)".

Incredibile. La resistenza del Btg. Fulmine a Tarnova, accerchiato dai partigiani titini, e citata anche in libri sloveni, viene fatta passare come "sterminio [...] del villaggio sloveno".

Notare poi come il resto dell'articolo non si discosti dalla presunta equidistanza bipartisan, alla Stella del Corsera (un buffetto al centrosinistra, in modo da poter schiacciare con una pressa il centrodestra): sembra che si citino le malefatte di ambo le parti, ma a una cauta citazione delle foibe seguono, a caterva: San Sabba, estremismo nero anni '70, violenze contro slavi, campi di prigionia, partigiani di spirito puro che lasciano testimonianze di grande umanità e civiltà prima di essere passati per le armi, etc.

Paradossale coma Casarrubea inizi il suo compitino con:

"E’ preoccupante pensare a quanta strada debba ancora fare l’uomo prima di raggiungere, sui fatti della sua storia, la serenità del giudizio di cui ha bisogno, anche per il suo avvenire e per quello dei suoi figli".

Incredibile. Ma purtroppo vero.

Se volete commentare, fatelo qui (vi invito, nel rispetto delle altrui opinioni, per quanto assurde e meschine esse siano, di farlo con tatto):

http://casarrubea.splinder.com/

Giuseppe Casarrubea

Cell. 349-7326198
Tel.casa 091-8907124
e-mail: icasar@tin.it

I recapiti sono stati postati direttamente sul Web dall'interessato, quindi non vi è alcuna violazione della privacy. http://www.parlamento.it/parlam/leggi/96675l.htm

Invito inoltre Casarrubea a postare su questo Blog documenti comprovanti "lo sterminio, ad opera della Decima Mas, del villaggio sloveno di Trnvo (Tarnova)".

Altrimenti, faceva meglio a risparmiarsi questa "mala figura".

La Compagnia Mitraglieri del Btg. Barbarigo





Foto: Elementi della Compagnia Mitraglieri del Btg. Barbarigo sono passai in rassegna dal Ten. Farotti, Vittorio Veneto, 1944. Notare le bandoliere del '91 e il distintivo di Btg. In secondo piano in ambo le foto, il Marò Mitr. Giulio Ronchi, nel dopoguerra caro amico del Generale Farotti.

La Compagnia Mitraglieri, denominata “Sottocapo G. Bartoli” dal nome di un Caduto, era formata da personale proveniente dalla Scuola Mezzi d’Assalto “Todaro”, Gruppo “Moccagatta”, e l’alto addestramento formale di detto personale mal si conciliò, inizialmente, con lo spirito informale e scanzonato dei veterani del Barbarigo. I Marò della “Bartoli” furono quindi soprannominati “Assurdi” a causa di questo iniziale contrasto. Il comandante era l'allora Tenente Giorgio Farotti.
Le nove mitragliatrici pesanti Breda 37 in dotazione alla Compagnia Mitraglieri erano ripartite su tre Plotoni con tre armi ognuno, più il Plotone Comando. Ogni Plotone era quindi formato da tre Squadre, con 12-15 Marò per Squadra.
Ogni Squadra era dotata di una Breda 37, servita da un Porta Arma-Tiratore e da un Portatreppiede, oltre che occasionalmente da un altro servente. Il Caposquadra era armato di MAB 38 e gli altri Marò di fucili Carcano 91/41, questi ultimi introdotti anche nelle Squadre Fucilieri dopo le operazioni ad Anzio/Nettuno, per sopperire alla scarsa gittata dai Mitra Beretta. Le cassette portamunizioni per la Breda erano distribuite tra i Marò.
Data la grande quantità di Sottufficiali tra i ranghi della Compagnia fu inoltre formato un Posto Centrale di distribuzione munizioni, sia per assegnare conformemente agli ordini le munizioni alle Squadre, sia per provvedere al ricaricamento delle lastrine, grazie all’apposito dispositivo di ricarica a tramoggia, con i vari tipi di munizionamento da 8 mm (normale, perforante, tracciante, da aggiustamento, etc.).
Solo due Ufficiali, ossia i Sottotenenti Bertozzi e Mezzetti, erano al comando di altrettanti Plotoni Mitraglieri, l’altro Plotone e tutte le Squadre erano infatti guidate da abili Sottufficiali provenienti dai Reparti Imbarcati, tra i quali i Secondi Capi Betti, Gavrioglio, Puggioni e Colombo.




Foto: Il Tenente Farotti con i Secondi Capi della sua Compagnia

lunedì 24 dicembre 2007

BUON NATALE!



Auguri di liete festività dall'Associazione ITALIA!

giovedì 20 dicembre 2007

Prossimi libri...

...editi dall'Associazione ITALIA

Ristampe di libri rari e ricercati, memorie inedite, e classici sulle nostre FF.AA.

Ristampa: Il mare nel bosco di Luigi Del Bono (disponibile gennaio 2008)

Luigi Del Bono, Ufficiale medico della X MAS, scrivendo le sue memorie, dall’elevato valore letterario, come riconobbe anche lo storico e giornalista Franco Bandini, privilegiò la notazione delle sue emozioni e pensieri all’impersonale descrizione dei fatti d’arme. In questa edizione, abbiamo pensato di fare cosa gradita al lettore che voglia avvicinarsi a queste memorie vagliandole dal punto di vista storico, cercando di porle maggiormente nel contesto degli avvenimenti bellici narrati, siano essi le missioni dei MAS contro il naviglio degli Alleati nel Tirreno, o le intense pagine dedicate al ripiegamento delle forze italo-tedesche nei giorni successivi al 25 aprile, una vera odissea che porterà il personale della Base Ovest della X MAS dalla costa ligure sino a Torino. Abbiamo limitato i nostri interventi allo svelare il nome dei personaggi citati solo con le loro iniziali da Del Bono, e nel presentare al lettore i dettagli delle missioni e degli avvenimenti storici narrati dall’autore grazie a delle note. Al testo originale delle memorie, così integrato e annotato, abbiamo fatto seguire un’appendice iconografica, nella quale sono incluse le fotografie delle uniformi donate dall’autore al Museo dell’Arsenale di Venezia.

Una vita come tante altre di Carlo Giacomelli (disponibile gennaio 2008)

Carlo Giacomelli, nato nel 1911, iniziò il suo lungo servizio sotto le armi quale Allievo Ufficiale nell’Artiglieria da montagna, poi nella 17a Batteria “Tira e Tasi” della Julia, per poi essere inviato in Somalia e in Etiopia, in appoggio alle Camicie Nere impegnate contro i ribelli. Dopo un breve intervallo di pace, Giacomelli combatterà in Francia e nella Campagna di Grecia-Albania, dove sarà testimone del coraggio di molti dei nostri soldati, nonostante le gravi carenze organizzative e di Leadership degli Alti Comandi del Regio Esercito, partecipando poi alla repressione della guerriglia in Albania. Dopo l’8 settembre 1943 sarà spinto nuovamente nella lotta, al fianco dei suoi colleghi nel Gruppo Bergamo della Divisione Alpina Monterosa dell’Esercito Nazionale Repubblicano. Il Bergamo sarà schierato contro gli Alleati in Garfagnana, e parteciperà alla riuscita offensiva di Natale, l’operazione Wintergewitter, contro la 92nd Infantry Division “Buffalo”. Giacomelli seguirà quindi le sorti della Monterosa durante il ripiegamento nell’aprile 1945 in seguito all’offensiva Alleata.

In appendice numerose fotografie inedite della Monterosa in Garfagnana, alcune foto odierne delle zone interessate dai combattimenti, una scheda storica, con fotografie, della “Buffalo”, testimonianze e resoconti sull’operazione Wintergewitter, e tavole a colori sulle uniformi della Monterosa.

Il Bocia va alla guerra di Pierluigi Tajana (disponibile gennaio 2008)

Queste sono le memorie di Pierluigi Tajana, artigliere da montagna in Grecia-Albania e poi comandante della 4a Compagnia Mortai del Battaglione Barbarigo della Decima Flottiglia MAS. Le vicende di Tajana, da lui narrate con grande brio, ci trasportano dalla Scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Artiglieria Alpina di Bra, dove l’anticonformista Tajana muove i primi passi tra le anacronistiche regole del Regio Esercito, alla Grecia-Albania, descrivendo causticamente la madornale incompetenza di molti Ufficiali italiani, ed è testimone della tragica epopea dei nostri fanti e artiglieri. Rientrato in Italia, in seguito allo sfascio del Regio Esercito all’8 settembre 1943 si arruolerà nel Battaglione Barbarigo della Decima MAS, comandandone la Compagnia Mortai nel Goriziano nel 1944/1945, e nei disperati combattimenti contro gli Alleati sul fronte Sud nell’aprile 1945. Dopo la difficile ritirata oltre il Po, e la resa con l’onore delle armi del Barbarigo a Padova, sarà inviato al POW Camp 211 in Algeria, dove, tra le altre vicende che lo vedranno protagonista, riceverà notizia del cosiddetto “massacro di Sétif”, una serie di brutali rappresaglie eseguite dall’esercito francese contro la popolazione civile algerina nel maggio 1945, e avrà modo di conoscere il Maresciallo Graziani, dandone un vivido ritratto.

In appendice, oltre alle numerose fotografie di proprietà dell’autore, alcune fotografie della 4a Compagnia Mortai del Barbarigo e due tavole a colori sulle uniformi e le armi della Compagnia.

Ristampa: Cento uomini contro due flotte dell'Ammiraglio Virgilio Spigai (disponibile gennaio 2008, ristampa a cura del nostro socio Gianni Bianchi)

L'Autore, sommergibilista, fu arguto scrittore di temi navali e CSMM alla fine degli anni '60. Si tratta di una ponderosa disamina (500 pagine) delle imprese dei mezzi d'assalto, costellata dalle competenti osservazioni dell'Autore (grazie a Betasom.it per la scheda). La nostra edizione sarà in due volumi.

Virgilio Spigai nacque a La Spezia il 24 settembre 1907; entrato in Accademia nel 1923, ottenne la promozione a guardiamarina nel 1928. All’inizio della seconda guerra mondiale, con il grado di capitano di corvetta, Spigai era al comando del sommergibile Ametista e rimase a bordo delle unità subacquee durante quasi tutto il conflitto, distinguendosi per varie azioni nel teatro del Mediterraneo.Alla data dell’armistizio Spigai si trovava, col grado di capitano di fregata, al comando dell’artiglieria della Regia Marina di Lero, incarico nel quale si distinse per la resistenza che la guarnigione italiana dell’isola seppe opporre ai tedeschi dal 27 settembre al 17 novembre 1943. Per il suo comportamento gli venne conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia.Prigioniero di guerra in Germania, Spigai rientrò in patria nel settembre 1945 e fu successivamente comandante della corazzata Vittorio Veneto, coadiutore presso l’Istituto di Guerra Marittima di Livorno e comandante di una Squadriglia di torpediniere. Nel grado di capitano di vascello fu quindi destinato a reggere l’Ufficio Piani dello Stato Maggiore Marina, a comandare la Scuola Comando e fu infine nominato Capo di Stato Maggiore Aggiunto della Squadra Navale.Col grado di contrammiraglio Virgilio Spigai comandò per oltre quattro anni l’Istituto di Guerra Marittima; da ammiraglio di divisione, dopo aver comandato la 1a Divisione Navale fu Direttore Generale del Personale della Marina e dei Servizi Militari e Scientifici del Ministero della Difesa. Promosso ammiraglio di squadra nel dicembre 1964, venne nominato Consigliere Militare del Presidente della Repubblica.Virgilio Spigai resse l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina dal settembre 1968 al 21 ottobre 1970; nella sua multiforme attività fu anche scrittore e autore di alcuni interessanti libri di carattere storico navale e di numerosi articoli, saggi e racconti.L’ammiraglio Virgilio Spigai è morto a Roma il 30 luglio 1976.

Per informazioni: ars_italia@hotmail.com

mercoledì 19 dicembre 2007

New book: Teseo Tesei Xth MAS English text


Bianchi, Gianni : Teseo Tesei . The exploits of a heroic Italian and his human-torpedos.
(246/24x17/Paperback/English). Eur 20.00 Detailed analysis of the life and military actions of Teseo Tesei during WWII, based on original documents and direct reports of his comrades. Tesei was the creator of the Regia Marina's underwater assault units in WWII. Many b/w pictures, ENGLISH TEXT

You can order it from: http://www.libreriamilitare.com/

Or from the author: Gianni Bianchi, Via della Repubblica 117,
54037 Marina di Massa (MS), Italy

E-Mail ars_italia@hotmail.com

I reparti non indivisionati della Decima MAS

I reparti non indivisionati della Decima MAS furono:

BTG. ARDIMENTO: Costituito a La Spezia nel febbraio 1944 per l’addestramento del personale dei mezzi d’assalto della marina, fu successivamente spostato a Piacenza per operazioni terrestri. Solo nel settembre-ottobre 1944, con l’arrivo a Piacenza della 36^ B.N. di Lucca fu sollevato da questi compiti e si spostò sul Garda ove riprese le sue funzioni originarie. Qui si sciolse il 27 aprile 1945.

BTG. LONGOBARDO: Si costituì a Bordeaux con giovani volontari, figli di italiani emigrati in Francia. Molti non parlavano neppure italiano ma vollero arruolarsi per riscattare l’onore d’Italia, la Patria dei genitori. Accolti dal Comandante Grossi furono organizzati, addestrati e, nel settembre, inviati in Italia salvo un piccolo contingente che rimane come presidio aggiuntivo alla base Betasom. Anche se definito battaglione, in realtà la sua consistenza era quella di una compagnia. Giunti a Venezia vennero aggregati prima al Btg Barbarigo e, dopo una settimana, al Btg. Fulmine col nome di “ 3^Compagnia Volontari di Francia”. Solo alcuni, smaniosi di poter subito combattere, si arruoleranno nelle SS italiane.

BTG. PEGASO : Costituito a Montecchio Maggiore (Vicenza) nel gennaio 1945 per provvedere alla difesa del Sottosegretariato di Stato per la Marina, qui si sciolse il 28 aprile 1945.

BTG. RISOLUTI : Costituito a Genova nel marzo 1944, ebbe compiti di difesa costiera, di pattugliamento e di lotta antipartigiana. Fornì anche dei complementi al Btg. Lupo e al Btg Barbarigo, cui fornì una intera compagnia. Cessò di esistere il 26 aprile 1945, parte a Genova e parte a Milano.

BTG. SAN GIUSTO : Costituito a Trieste nel dicembre 1944 per volere esplicito del Comandante Borghese, per riaffermare l’italianità di questa città, presidiò la città e svolse compiti di difesa costiera fino al 30 aprile 1945.

BTG. SERENISSIMA : Si costituì a Venezia nel febbraio 1944 con tutto il personale di marina di quella base ebbe compiti di difesa delle opere e delle infrastrutture. Fornì anche una compagnia al Btg. Valanga, la quale subì gravi perdite durante la battaglia di Tarnova della Selva. Si sciolse il 3 maggio 1945.

BTG. VEGA : Costituito nel maggio ’44 a Montorfano (Como), fungeva da deposito di personale e materiale del Btg. N.P. Organizzava corsi per nuotatori e pionieri. Si sciolse il 26.4.45.

BTG. SCIRE’ : Costituito ad Arona con ex sommergibilisti nel maggio ’44, fu adibito alla protezione della Scuola per Arditi dei Mezzi d’Assalto di Sesto Calende. Sostenne combattimenti ed ebbe perdite. Si sciolse il 30.4.45.

GRUPPO CONTRAEREO “Q” : Costituito a Gavirate nel febbraio 1945 operò qui, a Lonate in difesa dello Stato Maggiore della Marina, e a Milano. Aveva il compito di proteggere le autocolonne. Si sciolse a Milano il 26.4.45.

DISTACCAMENTO UMBERTO CUMERO : Costituito nel marzo 1944 protesse la FIAT, su richiesta dell’Ing.Valletta. Nell’ottobre 1944 fu assorbito dal Distacc. TORINO.

DIST. MILANO : Nato nel giugno 1944 con funzioni di centro di reclutamento, accolse il Comando della Decima con lo stesso Borghese, quando il comando fu spostato qui da La Spezia. Allora assunse le dimensioni di un Btg. Si sciolse, dopo il saluto di Borghese, il 26.4.45. Gli accordi di Borghese col Gen. Cadorna consentirono la smobilitazione senza eccidi.

DIST. ROMA : Nacque praticamente nel settembre 1943 con le consegne di Maridist dalla Regia Marina alla Marina Repubblicana. Fungeva da comando tappa della Decima, nonché da supporto logistico per il Btg. Barbarigo e per i Mezzi d’Assalto. Il 4.6.44 ripiegò al Nord.

DIST.TORINO Nasce nel giugno 1944, quando la Decima fu spostata in Piemonte. Nell’ottobre, con la confluenza del “Cumero” assunse le dimensioni di un Btg. Fu utilizzato contro le bande partigiane, sostenne molti combattimenti e subì gravi perdite. Rimasto a Torino, si difese fino al 30.4.45. Sopraffatto dai partigiani, ebbe trucidati gran parte dei suoi uomini.

CMP ADRIATICA : Costituita a Ravenna con tutto il personale di marina di quella città, al comando del Ten.Vasc. Giannelli nel dicembre 1944, fu successivamente inviata in Istria. Fu sacrificata quasi tutta nella difesa di Cherso. Cessò di esistere il 3 maggio 1945.

CMP. D’ANNUNZIO : Si costituì a Fiume nel maggio 1944 e fu l’estremo avamposto della Decima sui confini orientali. Si sacrificò quasi tutta nella difesa di Fiume. I superstiti, arresisi ai titini il 2.5.45, furono deportati in Jugoslavia e pochissimi rientrarono nel 1947.

CMP. MAI MORTI : I Mai Morti erano un gruppo di 43 volontari triestini fascisti, i quali avevano, subito dopo l’8 settembre, preso le armi contro gli slavi, e poi, seguendo il loro comandante Beniamino Fumai, si erano arruolati nella Xa MAS, arrivando a La Spezia il 27 febbraio 1944. Essi confluirono nel Btg. Sagittario, del quale Fumai fu il primo comandante. L’estrema durezza dimostrata da Fumai contro i partigiani e i loro fiancheggiatori, e i suoi contrasti con Borghese, ne causarono l’allontanamento dalla Xa MAS alla fine dell’agosto 1944; alcuni suoi uomini lo seguirono.

COMPAGNIA OPERATIVA “O” : Nacque a La Spezia nel luglio 1944 con compito di tenere sotto controllo l’entroterra spezzino. Nel dicembre, con lo spostamento del comando Decima a Milano, lo seguì e entrò a far parte del Dist. Milano.

CMP. NAZARIO SAURO : Si costituì a Pola col personale del Rgt. San Marco che era rimasto in loco. Operò contro le bande slave e a difesa della base dei sommergibili CB. Difese Pola fino al 3.5.45, sacrificando fino all’ultimo uomo.

CMP. CARABELLI: la Compagnia Mitraglieri Carabelli del Reparto Mezzi d’Assalto di Superfice Moccagatta della Xa Flottiglia MAS a Sesto Calende-Gavirate, fu impiegata nell’estate del 1944 nel rastrellamento contro la repubblica partigiana della Val d’Ossola-Fondo Toce assieme a diversi reparti tedeschi e della RSI. La Carabelli era aggregata al Btg. Complementi Castagnacci (Intra-Pallanza) e con il Btg. Scirè (Arona), poi fu assegnata con compiti di posti di blocco a Intra, indi, al rientro a Gavirate, fu assegnata al Btg. FM Barbarigo in trasferimento nel Veneto (un grazie al Marò Mitr. Giulio Ronchi per queste notizie).

Una menzione particolare meritano gli “agenti speciali” che operarono oltre le linee, in territorio occupato dal nemico per compiere sabotaggi e raccogliere informazioni. Erano uomini del Battaglione NP della Decima Mas appositamente addestrati.

La Divisione Decima

La Divisione Decima fu organizzata su tre Reggimenti:

1° Rgt Fanteria coi Btg LUPO, BARBARIGO e N.P. (nuotatori paracadutisti più una Compagnia Comando Reggimentale

2° Rgt Fanteria coi Btg SAGITTARIO, VALANGA di guastatori alpini e FULMINE di bersaglieri più la C.C.R.

3° Rgt Artiglieria formato da tre Gruppi armati con 12 pezzi da 100/22, 12 da 105 e 12 da 20 anti aerei più una Batteria comando Reggimentale. I Gruppi furono il 1° Gr. S.GIORGIO, il 2° Gr. DA GIUSSANO e il 3°Gr. COLLEONI.

La Divisione ebbe, inoltre, il Btg Genio e Trasmissioni FRECCIA e il Btg Complementi CASTAGNACCI.

Il Comando della Divisione fu affidato al Col. Luigi Carallo fino al 21.12.44, poi al Gen. Corrado.

Erano rappresentate, praticamente, tutte le armi.

Dal 11.2.1945, poi, la Divisione Decima fu riorganizzata e fu divisa in due Gruppi di Combattimento.

Il 1° Gruppo di Combattimento comprendeva: Cmp. Comando, i Btg BARBARIGO, LUPO, N.P., il 1° Gr. Art. SAN GIORGIO e il Btg. Genio FRECCIA.

Il 2° Gruppo di combattimento comprendeva: Cmp. Comando, i Btg FULMINE, SAGITTARIO, VALANGA, il 3° Rgt Art. (meno il primo Gruppo Artiglieria).

Aggregato alla Decima era anche un reparto del S.A.F. di circa 300 elementi al comando di Fede Arnaud. La Decima fin dal 1 marzo 1944, cioè prima che venisse promulgata la legge costitutiva del S.A.F., aveva costituito un reparto di giovani studentesse che si erano arruolate per assistere i feriti del fronte di Nettuno. Essa organizzò tre corsi di addestramento per ausiliarie.

lunedì 17 dicembre 2007

Il Comandante Bardelli


Un delfino nel cerchio: Umberto Bardelli, Sommergibilista nella Regia Marina


Umberto Mario Adriano Bardelli nasce a Livorno l’11 marzo del 1908, da Artemisio Bardelli e da Emma Cristiani.Dopo aver frequentato il Ginnasio, Umberto Bardelli entra il 18 ottobre 1924, a sedici anni, nella Regia Accademia Navale, iscritto al Corso per Ufficiali Macchinisti come Allievo (Decreto del 17 novembre 1924), ed è quindi arruolato come Volontario nel C.R.E.M. per la ferma di quattro anni dalla nomina ad Ufficiale. (1)Umberto Bardelli, alla data della sua morte, aveva quindi passato venti anni della sua vita al servizio dell’Italia.I primi imbarchi d’addestramento saranno svolti dall’Allievo Bardelli sulle Regie Navi Ferruccio, Vespucci, Pisa e Pacinotti.Dall’otto luglio 1925 al 16 febbraio 1930 Bardelli trascorrerà sedici mesi imbarcato su queste navi.Il Ferruccio era un vecchio Incrociatore Corazzato (8.100 tsl), con propulsione a vapore e caldaie a carbone, utilizzato per l’addestramento degli Allievi, il Vespucci era un Incrociatore a vela e vapore (2.890 tsl), predecessore del Vespucci (varato il 22 marzo 1930 ed operativo dal 1931) che ancora adesso solca i mari, l’Incrociatore Corazzato Pisa (10.600 tsl) un’altra obsoleta nave da guerra utilizzata come Nave Scuola, mentre il Pacinotti era una Nave - Appoggio Sommergibili (2.720 tsl)Con decorrenza dal 7 novembre 1928 Bardelli è nominato Aspirante Sottotenente, e il 4 agosto 1929 presterà giuramento presso il Comando della Regia Nave Pacinotti; l’undici luglio 1929 è promosso Sottotenente del Genio Navale, con anzianità di grado 15 luglio 1929, dopo aver conseguito con successo gli esami presso la Regia Accademia Navale, Sezione Genio Navale.Dal febbraio al maggio 1930 sarà imbarcato sul Regio Incrociatore Trieste.Il 10 luglio 1930 è nominato Tenente del Genio Navale (G.N.), con anzianità di grado 15 luglio 1930.In seguito a questo primo ed importante risultato per la sua futura carriera, il Tenente del Genio Navale Bardelli è destinato a Genova, a perfezionarsi presso la Scuola di Ingegneria Navale, dal 5 novembre 1930 al primo agosto 1931, e in seguito all’Ufficio Tecnico del Genio Navale di Trieste (agosto - ottobre 1931).Sarà quindi nuovamente inviato a Genova, alla Scuola di Ingegneria Navale, dal primo ottobre 1931 al 28 luglio 1932, e tra il 10 settembre e il 29 novembre dello stesso anno.Disponibile dal 28 luglio al 10 settembre 1931, è imbarcato per la prima volta su di un Sommergibile, il Toti, assegnato alla sua sala macchine, dal 19 novembre 1932 al primo marzo 1933, e quindi inizia una lunga serie di imbarchi sul Regio Sommergibile Menotti, dal primo marzo 1933 al 16 novembre 1933, per un totale di otto mesi di navigazione.Le sale macchine dei sommergibili sono molto diverse da quelle delle grosse navi, vaste, su più piani e con grandi apparati di propulsione: le macchine di un sommergibile, solitamente due Diesel, sono collocate invece inun buco angusto nel quale i due enormi motori con tutte le loro apparecchiature ausiliarie sembrano animali addossati l’uno all’altro. Attorno, anche il più piccolo spazio tra il groviglio di condutture è stato sfruttato: oltre alla pompa di circolazione dell’acqua per il raffreddamento, la pompa dell’olio, il filtro dell’olio, le bombole d’aria compressa per l’avviamento, la pompa per la mandata dell’olio. In mezzo, manometri, termometri, indicatori di sbandata e altri strumenti vari.Questo ambiente stretto, caldo e pervaso dell’odore acre dell’olio, della nafta e del sudore, ma così vitale per il sommergibile, sarà per anni il regno governato dalla mano sicura di Umberto Bardelli.Seguiranno diversi periodi di imbarco sul Regio Sommergibile Speri, dal 16 novembre 1933 all’11 agosto 1936, compreso un imbarco di un anno, quattro mesi e nove giorni ed un altro di dieci mesi e cinque giorni.Umberto Bardelli, promosso Capitano del Genio Navale il 18 luglio 1936, passerà quindi sul Regio Sommergibile Bandiera (stessa classe del Menotti), trascorrendo quindici mesi in navigazione su questa unità, dall’agosto 1936 al 14 novembre 1937. Parte di questo periodo vedrà Bardelli a Massaua, città portuale dell’Eritrea sul Mar Rosso e Base Sommergibili della Regia Marina nell’Africa Orientale Italiana.Il 21 ottobre 1934 Umberto Bardelli convola a nozze con l’amata Luigia Maresca, dalla felice unione nascerà una figlia, Serena.Il 15 dicembre 1937 Bardelli viene destinato a Taranto, all’Ufficio Allestimento Sommergibili, dove rimarrà sino al 10 febbraio 1938, per contribuire all’allestimento del Regio Sommergibile Brin.Il partecipare alla fase vitale dell’allestimento di una unità navale e dei suoi complessi macchinari, come Bardelli farà in più occasioni, è certamente indice della sua bravura e competenza di Ufficiale del Genio Navale.Dal 10 febbraio al 28 marzo e dal 16 maggio al 14 giugno 1938 è invece all’Ufficio Allestimento Sommergibili di Monfalcone, per l’allestimento del Sommergibile Nani. Quindi sarà destinato allo stesso Ufficio, ma a Taranto, dal 13 aprile al 15 aprile 1939 e dal 6 luglio al primo ottobre 1939.Parteciperà anche all’allestimento del Regio Sommergibile Console Generale Liuzzi dal primo ottobre al 22 novembre 1939.Dal 28 marzo 1938 al 27 giugno dello stesso anno avrà quindi la qualifica di Capo Servizio Genio Navale sui Sommergibili Nani e Speri, mentre dal 30 settembre 1938 al 20 maggio 1940 presterà servizio sui Sommergibili Da Procida, Guglielmotti, Archimede e Liuzzi.E’ insignito in questo periodo della Medaglia Commemorativa per la spedizione in Albania.All’inizio della guerra Umberto Bardelli era quindi uno dei più esperti Ufficiali del Genio Navale della Regia Marina, avendo dato prova delle sue capacità per più di sessanta mesi di servizio su Sommergibili!Il 20 maggio 1940 Umberto Bardelli sarà imbarcato sul Sommergibile Zoea, unità che faceva parte della 48a Squadriglia del Gruppo di Taranto.Il Sommergibile Posamine Zoea, della classe Foca, capace di portare venti mine in camera centrale e sedici in tubi, per un totale di trentasei mine, fu costruito dai Cantieri Tosi di Taranto. Impostato il 3 marzo 1936, fu varato il 5 dicembre 1937 e consegnato alla Regia Marina il 12 febbraio 1938.


(Parte 1. Continua la prossima settimana)


Foto: Umberto Bardelli nella Regia Marina (Massaua).
Da: Andrea Lombardi, Il Comandante Bardelli, Genova, 2005.

domenica 16 dicembre 2007

"Il Campo della Memoria" e UNCRSI





Si è svolta a Roma venerdì la presentazione del libro "Il Campo della Memoria". Sono state ricordate dall'Avvocato Gallitto le figure del Generale Farotti, Raffaella Duelli, Sandro Tognoloni, e di molti altri uomini della Decima MAS, tra i quali gli NP fucilati a Sant'Angelo in Fornis.
Durante la presentazione è stato proiettato e dato in omaggio un DVD con decine di foto e alcuni filmati sulla storia e le commemorazioni al Campo della Memoria, opera di Giorgio Zett, sempre ricordato con affetto dal Generale Farotti.

Presenti, tra gli altri, Indri, Grazioli, la Pasca Piredda, Cosentini.

Al pranzo del giorno seguente, spiccavano la moglie del giornalista Romersa, Nino Arena e l'editore Ciarrapico.


giovedì 13 dicembre 2007

Short History of Barbarigo Bn.'s Military Cemetery, Anzio-Nettuno Campaign
















Short History of Barbarigo Bn.'s Military Cemetery Memorial Field (Campo della Memoria), Anzio-Nettuno Beachead


The idea of dedicating a little piece of land to the Soldiers of the Italian Social Republic, fallen at the front of Nettuno in 1944, whose remains had been gathered up and buried in a sacellum at the Verano Monumental Cemetery, whose names are actually remembered only by the Cippus of Campoverde, came to their comrades, the “unintentional survivors”.

The chosen area covers a surface of circa 3.600 sq. met., and was initially bought with a subscription promoted by the veterans of Barbarigo Bn. and by Associazione Xa and extended to donations of all those who would like to honour this initiative with their consent.
It rests on the combat zone, near to the German, English and American monumental war cemetery, as to restore the position held by their units during the war.
The history was namely that one, and we strived for it.
The project has no monumental structures in plan but one element, a rising Saint Andrew’s cross, a symbol both of Xa and Christian faith.
On the four level grounds of the access the names of all Italian Social Republic units who took part in the defence of Rome will be carved.
The architect’s idea is to decorate only with a tripod and a flagstaff the whole plant, limited by vegetation (cypresses) on the sides of the mount and Latina, and by a masonry fence, with a wide parking. Internal paths will be made of porphyry and the remaining spaces will become watered grass.
On the right side and outside a dedicatory plaque will be placed:

"Dulce et decorum est pro Patria mori"

"Dying for the country is sweet an honourable"

To the Fallen of Italian Social Republic – Front of Nettuno
February – June 1944


Ceremony at the Memorial Field, 7th October 2001
Includes a short history of Barbarigo Bn., Xth MAS Flottilla

Today, we are gathered here to properly celebrate the achievement of the goal we kept in our minds seven years ago, after the building of the “Memorial Field”, when we decided to keep on fighting with the aim of turning it to a Memorial Building-Ossario of the Fallen of Bn. “Barbarigo”. It was only thanks to human mercy and to the abnegation of the Auxiliary of the Female Auxiliary Service (Xth Mas) Raffaella Duelli that the remains of them had been picked on the battle fields of Agro Pontino (near Rome) and then temporarily entombed in a private grave at the Verano Cemetery. Last year the 20th of June was a very important date for us, so that our Association chose to underline it with a plaque on the entrance, explaining to visitors that, after the translation of the first seven boxes, containing the glorious remains of unnamed Marines surely enrolled in Bn. “Barbarigo”, the Field has become a War Cemetery in every respect, in addiction to the other Armies Cemeteries, present on this Front in 1944, as to restore their disposition [in 2005 other 65 boxes, containing the remains of the same number of Marines, were translated by the Italian Army War Graves Commission. The Memorial Field is now a War Cemetery, owned by Italian Army War Graves Commission]. In this way, not only has been restored the historical truth of past events and it is also acknowledged to our Fallen the same dignity of a Soldier as every other warrior on this front, but now it is also been filled an absurd gap; it was absurd because it has last more than fifty years, and it was shameful, too, because people who died for the Country had been discriminated! Those dead belonged to the “Barbarigo” Bn., and I’m going to talk to you about them. They belong to the group of eight thousand very young people, who did not accept to surround without conditions and without Honour and, after the sad date of 8th September 1943, chose to risk their life for a Country that seemed not to exist anymore. Without hoping for reward, fighting with everyone to achieve it, they fought to defend Italy and surely not regimes or dictatorships, although they knew the war was lost. The “Barbarigo”, so, could be defined a collective miracle, made of faith, enthusiasm and also of will, tenacity and strong resolution, shown particularly in their hardest times. The history of “Barbarigo” is characterised by three moments of glory: Nettuno, Gorizia and the South Front, from Senio to the sea, and, even if it missed the fourth, defending Trieste, that was not their fault, but the event came to a head. Its epos began in Nettuno, when thousand young men, who were part of it, most of whom had no military drilling, were placed between the lake of Fogliano and the Mussolini canal, plunged in narrow, stinking holes, full of insects, forced to eat rarely at night, under the accurate fire of Anglo-American artillery: that was the so called “positional warfare”. For three months those beardless boys managed to resist and were able to bravely fight up to the outskirts of Rome, where at the last moment an attempt was made by a small combat group, in charge of Ensign Alessandro Tognoloni, to stem the unstoppable swarming of opposing AFVs. Ensign Tognoloni, then, hurling himself against the enemies, who rolled everywhere, disappeared in the turmoil of the fight, and so he was awarded the highest Award for Valor (Golden Medal for Bravery). Fortunately for him and for us, he survived and now, as a famous architect, he has designed this temple of love and mercy, that embraces the sacrifice not only of our Marines, but of all the Soldiers of Italian Social Republic fallen in the Second World War.



The withdrawal of the survivors up to the logistic base of La Spezia was long and difficult and, unluckily, there were many losses, due to air attacks; then, for the preparation of the units the area near Ivrea and Cuneo (in Piedmont), but that was e wrong and rash decision, because in both areas there were many guerrillas, belonging to various political parties. These young were not ready for a situation like that; they didn’t expect to be shot at by fellow countrymen. So they were forced to start a civil war, which is the worst thing that could happen in a country, as long as the people who took part in it are still alive. So for the first time in Italy, a unit that came from the front with more than one third of fallen marines, had to cope with the worst cowardliness: the ambush. So, in Ozegna, its commander, Captain Umberto Bardelli, was killed with his escort, after having tried, maybe naively, to talk about patriotism with his killers. This episode was crucial for the future behaviour not only of “Barbarigo”, but of the whole Decima: from that moment on the main target would have been fighting against the Anglo-American enemies, not against other Italians, notwithstanding this, there could be no mercy for everyone who had killed the defenders of Honour and the Country: we had to revenge our Dead and we did it. Luckily, the period spent in Piedmont was short, because Commander Borghese understood the great importance of defending Venezia Giulia, with the aim of preserving this region from being annexed on one hand to Germany and on the other hand to Slav countries after the War.

The Battalion that came to Gorizia was really different from the one that was sent on the front of Nettuno: it was strengthened by adding a 81mm Mortar Coy and a HMG Coy, the command was improved by the arrival of a group of Italian Alpine Troop Officers and of Bersaglieri, all of them were seasoned veterans. Moreover, veterans from Nettuno were present, commanding the young and unexperienced recruits, all volunteers. The result of those efforts was a steady and extremely disciplined unit, so that this time the losses were far less than in the past battles.

Two battles have to be mentioned: the first one was held in Chiapovano, where, in a situation like the one occurred to the “Fulmine” Bn. In Tarnova, the “Barbarigo” managed to fight outside built-up areas, without being surrounded and inflicting many losses to the enemies; the second one, far more important, was the battle of Monte San Gabriele. On that mountain, while the “Fulmine” was sacrificing itself in Tarnova, the “Barbarigo”, during an horrible night, in rockiest climatic conditions, crushed down an attack of a whole Slav brigade and, thank to the heroic sacrifice of the most loved of its officer, Alpine Troop Lieutnant Alberto Piccoli, saved the town of Gorizia. Mount San Gabriele was the last bulwark to defend Trieste. And now we come to the last glorious page written by the “Barbarigo”, the South Front against the Allies, the withdrawal with duties of rearguard and the surrender with full military honors by the English Army.

At that time, the “Barbarigo” had to cope with serious difficulties: the enemy was numerically far stronger, the Bn. had no logistical support, no vehicols and means of transmission, constantly under air fire, but it was capable of sustaining successfully rearguard combats on a wide front, that would have required at least a whole Division to be filled, and not just a Battailon! And precisely this disproportion between the low number of marines and the dimension of the space to be controlled makes this venture of the “Barbarigo” exceptional, it was really heroic because it was desperate. An example of this is that German General von Schwerin wanted to express all his admiration for the value of the “Barbarigo” Marines: while he was passing one of our Rifle Coys, he stopped his car to get down and, standing at attention, greeted each of the Marines who were marching in front of him. And, when everything was over, the military honors given by a picket of the English Army near Padua the 1st of May 1945 sealed their epic odyssey.

The man who is talking to you is an Officer in s.p.e. of the Italian Army, who has had command functions for 43 years, da Sottotenente a Generale di Divisione avendo alle sue dipendenze, in pace ed in guerra, soldati di tutte le Armi, Specialità e Servizi. After the 8th of September 1943, I had the privilege to command during a combat the “Barbarigo boys” and I can assure you that I have never had better soldiers under my command, for their generosity, self sacrifice, utter devotion to the Duty, love for their Country, concern for those Ideal Values that allow a man to offer even his own life, being capable, at the same time, to preserve the enthusiasm, joy and easygoing youth exuberance.
In conclusion, I would like to ask a question to you: how many boys and girls in our Country today would really be ready to risk their own life to defend it the way Marines and Auxiliaries of “Barbarigo” did?

This difficult answer is up to you.

The President of the Association

General Giorgio Farotti

mercoledì 12 dicembre 2007

RICORDO DEL GENERALE GIORGIO FAROTTI



RICORDO DEL GENERALE GIORGIO FAROTTI

di Andrea Lombardi


Il 26 ottobre 2007 è morto il Generale Giorgio Farotti, dopo aver combattuto con grande dignità e coraggio la sua ultima battaglia contro il tumore. Malato da tempo, il Generale Farotti, anche negli ultimi momenti ha mantenuto quella forza d’animo che era uno dei suoi molti pregi, non facendo pesare ad alcuno la sua situazione, ma anzi preoccupandosi delle sorti dei suoi parenti e ovviamente dei suoi Marò del Barbarigo, che tante volte sono comparsi nei nostri discorsi pomeridiani quando lo andavo a trovare, sorbendomi talvolta i suoi famigerati rimbrotti, che adesso tanto mi mancano, se non avevo puntualmente eseguito le sue istruzioni relative ai libri da lui stesi, e che mi diede l’onore di pubblicare: “Sotto tre Bandiere”, le sue memorie dal 1940 al 1945, e “Il Campo della Memoria”, sul Cimitero di Guerra del Battaglione Barbarigo, a Nettuno. Il Generale Giorgio Farotti era un Ufficiale di rara competenza, e conscio della sua preparazione, in guerra non esitò mai nell’opporsi ad ordini superiori da lui ritenuti errati, e che avrebbero messo in pericolo in maniera non necessaria i suoi uomini. La sua mentalità nel guidare gli uomini al combattimento può essere riassunta in due punti, fondamentali: il primo è che “fiumi di sudore risparmiano fiumi di sangue”, il secondo mi fu spiegato da Carla Piccoli, sorella del Tenente Piccoli, della 4° Cp. Mortai del Barbarigo, caduto sul Monte S. Gabriele nel 1945: “Mio fratello aveva la mentalità di tanti, eroici giovani Ufficiali: avrebbe voluto cadere eroicamente alla testa dei suoi uomini, e ciò accadde; Farotti voleva portare a casa i suoi uomini, nel contempo causando il maggior numero di perdite possibile al nemico”. Durante la sua lunga carriera militare, più volte gli furono date responsabilità ampiamente superiori al suo grado, che egli riuscì a svolgere brillantemente. Il Generale Farotti era anche una persona veramente colta, e questo, sommato al suo pungente senso dell’umorismo, lo rendeva capace di cogliere sempre l’ironia presente in ogni aspetto di quella commedia, talvolta amara, che è la vita. Il Generale Giorgio Farotti era una delle rare persone capace di nobili sentimenti, come ha detto, tra le lacrime, suo fratello durante l’orazione funebre, e i tempi futuri ben difficilmente ci riserveranno l’opportunità di rivedere uomini simili.




Riportiamo una serie di giudizi e testimonianze d’affetto verso il Generale Giorgio Farotti, redatte da uomini del Barbarigo:

Il Marò Siro Bagnoli, in un’intervista:

La mia considerazione per i nostri Ufficiali è sempre stata ottima, sia allora come oggi, perché dimostrarono di operare con il massimo impegno, oltre a condividere con noi Marò tutti i sacrifici e pericoli che comportano la guerra; ciò valga anche per il mio Comandante di Compagnia: Tenente Giorgio Farotti.

Il Sottocapo Egidio Cateni, in un’intervista:

Il nostro Comandante, il Tenente Farotti, era duro, ma in un paio di occasioni grazie al suo comando ha salvato l’intero Barbarigo. Ti faceva alzare alle tre di notte e fare quindici chilometri di marcia, ma lui era sempre davanti a tutti!

Il Marò Giulio Ronchi, in un’intervista:

Il nostro comandante era il Guardiamarina Farotti, lui era molto esigente in fatto di disciplina, essendo un Ufficiale in s.p.e., mentre noi eravamo dei Volontari, e di disciplina non ne avevamo molta! Era fissato con l’addestramento, ci faceva anche fare degli addestramenti a fuoco vero, ma noi l’abbiamo amato sinceramente perché aveva una vera tempra…. anche se quando esagerava, siccome veniva dagli Alpini, gli dicevamo: “Uè, non siamo mica marinai di montagna!”.

Il Tenente Pierluigi Tajana, in una lettera al Generale Farotti:

Caro Farotti,

ti ringrazio molto per tutta la documentazione che mi hai mandato e ti sono infinitamente riconoscente per aver saputo portar in porto un opera che solo la tua tenacia e volontà ti ha permesso di realizzare.
Tu sai che non ha mai creduto nella possibilità di superare tutti gli scogli che avresti trovato sul cammino, malgrado questo ce l’hai fatta.
Bravo Farotti!
Credo di potermi unire a tutto il Barbarigo schierato sull’attenti al grido di:

Decima Comandante Farotti!

Il Campo della Memoria ricorderà agli italiani che molti non hanno cancellato dal cuore il nome di patria.

Ciao Farotti, ti voglio bene.


Il Marò Mario Fusco, in una lettera al Generale Farotti:

Lasciami dire una cosa (…non arrabbiarti!): sei la persona -il commilitone- che ha fatto di più di tutti per il Barbarigo, sia allora come oggi.

Lascia che ti abbracciamo e salutiamo a modo nostro: non come nostro Tenente; o come comandante operativo del Btg. (per nostra fortuna!); o come Generale (altra fortuna specie in relazione al Campo della Memoria); più semplicemente con tutto il nostro affetto e la nostra più alta stima abbracciamo il Marò Giorgio Farotti.

E, sempre Fusco, in un’altra lettera:

[…] Sebbene tu mi abbia detto e scritto più volte, anche ultimamente, che “sarebbe l’ora di finirla con la celebrazione di Giorgio Farotti”, devo confermarti che non solo io ma tutti… gli ormai pochi sopravvissuti del Barbarigo pensano semplicemente che tutto quello che è stato realizzato con onore ed intelligenza [per il Campo della Memoria] sia stato sì opera collettiva ma soprattutto – ed in mille particolari molto, molto importanti – non esisterebbe nel modo in cui si trova ora nelle parole e nella pietra senza il decisivo apporto, comando e lavoro di Giorgio Farotti.

Rischio di metterti in imbarazzo? Non credo proprio. Non credo proprio che tu, grazie a Dio, sia Uomo che si sia mai lasciato o si lasci mettere in imbarazzo da qualsiasi cosa o da chicchessia!

E chiedo a Dio – fra poco ci ritroveremo tutti là! – se per caso ci fosse un’altra reincarnazione come dicono le religioni asiatiche, di ritornare a militare ai tuoi ordini… ed averti poi per carissimo e fraterno amico nel nuovo… finale!

Ciao, ti abbraccio molto affettuosamente!



martedì 11 dicembre 2007

Roma: presentazione libro IL CAMPO DELLA MEMORIA

Il 14 dicembre, alle ore 16.30 a Roma all’Hotel delle Muse, via T. Salvini 18 (P.zza Ungheria), l’Avv. Bartolo Gallitto, presidente dell’Ass.Comb. Xa Flott. MAS, e Andrea Lombardi, editore, presenteranno l’ultimo libro del Gen. Giorgio Farotti, “Il Campo della Memoria”.

Info: Andrea Lombardi 348 670 8340

IL CAMPO DELLA MEMORIA

Il Campo della Memoria

Parole e immagini dal Cimitero di Guerra del Battaglione Barbarigo a Nettuno

A cura del Generale Giorgio Farotti

Il presente libro ripercorre la storia del Campo della Memoria, dal progetto nel 1987 alla sua realizzazione quale complesso monumentale, sino alla sua trasformazione in Cimitero di Guerra dei caduti del Btg. “Barbarigo”, in carico al Commissariato per le Onoranze ai Caduti in Guerra del Ministero della Difesa nel 1999, alla cerimonia militare per la traslazione dei resti del Comandante Umberto Bardelli e di sessantacinque Marò nel giugno 2005, cerimonia nella quale, per la prima volta dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, un plotone di fanti dell’Esercito Italiano sul “presentat-arm” ha riconosciuto Loro, in modo esplicito ed ufficiale, la medesima dignità di soldato di ogni altro combattente degli eserciti che nel 1944 si fronteggiarono sulla testa di ponte di Anzio e Nettuno.

104 pagine, ill.to in b/n, F.to 17x24. Prezzo Euro 16,00.

BRIEF SUMMARY IN ENGLISH INCLUDED

Per ordini e informazioni:

E-Mail ars_italia@hotmail.com

SOTTO TRE BANDIERE


A cura di Enrico Frattini e Andrea Lombardi
SOTTO TRE BANDIERE
Una vita per la Patria 1941-1946
Le memorie di Giorgio Farotti, Sottotenente in s.p.e. nel Regio Esercito, Guardiamarina nella Decima MAS, Generale nell'Esercito italiano

Il testo è integrato da 100 foto del Raggruppamento Alpino Carnevalis, del Btg. Barbarigo e di altre unità della Decima MAS, la maggior parte inedite e molte di proprietà dell'autore, e da appendici con testimonianze di Reduci della Decima MAS e documenti. Parte del ricavato della vendita del libro sarà donato al "Campo della Memoria" dei Caduti della Decima MAS.
L'autore ha prestato servizio come Sottotenente in s.p.e. nel Regio Esercito e nel Raggruppamento Alpino Carnevalis, e come Guardiamarina nella Decima MAS, dove ricoprì gli incarichi di Comandante della Compagnia Mitraglieri del Battaglione Barbarigo e successivamente di Ufficiale alle Operazioni della stessa unità. Queste memorie, toccanti ma scritte con grande rigore storico-militare, comprendono capitoli sull'addestramento nelle Scuole Ufficiali del REI nel 1941-1942, sulle operazioni nel Goriziano prima e dopo l'otto settembre 1943, e sul periodo nella Decima MAS nel 1944-1945, con interessanti considerazioni sulle tattiche adottate dai Reparti della Decima MAS a Chiapovano, sul San Gabriele, a Tarnova e sul fronte del Senio.

Il testo è integrato da 100 foto del Raggruppamento Alpino Carnevalis, del Btg. Barbarigo e di altre unità della Decima MAS, la maggior parte inedite e molte di proprietà dell'autore, e da appendici con testimonianze di Reduci della Decima MAS e documenti.
Parte del ricavato della vendita del libro sarà donato al "Campo della Memoria" dei Caduti della Decima MAS.

180 pagine, 100 foto in b/n, 10 disegni, f.to 17x24, € 20,00

N.H. Giorgio Farotti (1921-2007), Ufficiale in s.p.e. dal 1943 al 1986. Combattente nel Goriziano e sul fronte Sud dal 1943 al 1945, è decorato di Croce di Guerra al Valor Militare. Ha frequentato la Regia Accademia di Fanteria e di Cavalleria di 0Modena, le Scuole di Applicazione di Parma e Torino e numerosi Corsi di alta specializzazione presso vari Centri Studi ed Esperienze dell’Esercito.
Nel 1965 ha conseguito la qualifica di Psicologo Militare rilasciatagli dal C.N.R. dell’Università di Roma e per tre lustri ha fatto parte, divenendone Presidente, della Commissione mobile per gli accertamenti d’idoneità psico-attitudinale dei concorrenti all’ammissione alle Accademie, Scuole e Collegi Militari.
Nell’arco della sua lunga carriera, terminata con il grado di Maggior Generale, ha comandato tutte le unità operative corrispondenti ai vari gradi rivestiti, ottenendo molteplici encomi dalle S.A. e essendo insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine del Merito della Repubblica Italiana.
Presidente dell’A.N.U.P.S.A. per la regione Liguria e dell’Associazione "Campo della Memoria", con la quale è riuscito a far costruire il Cimitero di Guerra dei caduti del Btg. Barbarigo ad Anzio/Nettuno. I reduci della IV Compagnia del Barbarigo lo hanno nominato Marò Honoris Causa con la motivazione: "con profonda stima ed affetto, per le sue doti eccezionali e per la dedizione ai nostri ideali in pace ed in guerra".
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CAMERATA TAVIANI PRESENTE!

Camerata Taviani Presente!

f.to 14x21, brossura, 54 pag., 8,00 Euro.

Addis Abeba è italiana! La pace è ristabilita! Vittorio Emanuele III Imperatore d’Etiopia! Il popolo italiano è ancora nell'entusiasmo di queste notizie. Riecheggia ancora il grido commosso del Duce: Viva l’Italia! A questa Italia dalla volontà possente il mondo guarda attonito, perplesso, ammirato. All’esercito vittorioso, alla Maestà Imperiale del Re, al suo Duce, al Maresciallo Badoglio, il popolo italiano ha elevato l'espressione della sua riconoscenza... […] L’Italia ha oggi in Africa Orientale non le sue floride colonie, ma il suo Impero, perché attua anche laggiù i principi mussoliniani del “vivere pericolosamente”, del “credere, obbedire, combattere”; perché pone sull’Acrocoro, cuore dell'Africa, un segnacolo di quella civiltà che è nella sua essenza positiva, la civiltà cristiana.


Con nostro incommensurabile stupore e sbigottimento, rimanemmo allibiti nello scoprire che il passo di cui sopra, apparso nel 1936 su Vita e Pensiero, organo dell’Università Cattolica, glorificante la guerra di conquista e d’aggressione fascista, la prevaricazione e l’oppressione delle minoranze etniche, e l’esecranda figura del Duce, non era stato un volgare Farinacci, un servile Starace, o un golpista Junio Valerio Borghese qualsiasi, ma l’eminentissimo e compianto Senatore genovese Paolo Emilio Taviani, solo qualche anno dopo invitto comandante partigiano, colui che sconfisse, con ardito colpo di mano, nel breve volgere di un meriggio, un “intero corpo d’armata nazista”, colui che fondò l’Italia Repubblicana assieme a politici e intellettuali come Aldo Moro, Amintore Fanfani, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Giorgio Bocca, peraltro tutti autori, nel Ventennio, di scritti fascistissimi, dei quali il presente libretto propone una antologia, assieme a un rapido resoconto delle recenti polemiche giornalistiche su Enzo Biagi, Norberto Bobbio, Dario Fo e Giulio Einaudi.

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Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Rara foto in divisa da Ufficiale della Regia Marina

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
A Nettuno, nel Btg. Barbarigo della Xa MAS

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Assieme ai suoi marò del Barbarigo

Decima MAS

Decima MAS
Ufficiali del Btg. Maestrale (poi Barbarigo): Tognoloni, Cencetti, Posio, Riondino...

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano
L'azione di Chiarello e Candiollo in copertina all'Illustrazione del Popolo del 19 marzo 1944