venerdì 18 gennaio 2008

Il Campo della Memoria




Foto Copyright Ass. Campo della Memoria

Ci si avvicina alle commemorazioni dello sbarco Alleato ad Anzio-Nettuno; ricordiamo allora, con le parole di uno dei fondatori, la nascita del Campo dellla Memoria, cimitero di guerra, in carico a Onorcaduti (onoranze funebri dell'Esercito Italiano), del Btg. Barbarigo (Xa MAS-RSI):

STORIA DEL "CAMPO DELLA MEMORIA" E DELLA SUA TRASFORMAZIONE IN CIMITERO DI GUERRA

Nel 1987 l’Associazione Combattenti Xa Flottiglia M.A.S. della R.S.I. convocò a Roma i suoi iscritti per un’Assemblea Nazionale e furono visitati i luoghi ove nel 1944, sulla testa di ponte di Anzio e Nettuno, il Btg. “Barbarigo” con il Gr. Art. “S. Giorgio”, a fianco dell’alleato tedesco, dei paracadutisti del Btg. “Nembo”,del Btg. “Degli Oddi”, del Gruppo Aerosiluranti “Faggioni” e dei mezzi d’assalto della risorta Marina Nazionale Repubblicana, aveva contrastato il passo, per ben tre mesi, alle truppe anglo-americane colà sbarcate. I reduci del Btg. ebbero così modo di costatare che, all’infuori di una semplice stele seminascosta in località Campoverde, null’altro testimoniava la loro presenza su quel fronte e, soprattutto, tra i tanti cimiteri di guerra, mancava quello dei loro Caduti. Nell’ottobre dello stesso anno, a Lerici, durante l’annuale raduno del “Barbarigo”, fu deciso di porre fine a quella situazione, indicando con la locuzione “le parole e la pietra” i mezzi occorrenti per risanarla. Fu, quindi, dato incarico al senatore Mario Tedeschi, giornalista e direttore della rivista “Il Borghese”, di scrivere un libro sulle vicende belliche del Btg., da lui vissute in prima persona quale Serg. A.U. (che, con il titolo “Si bella e perduta”, vide la luce nel 1993 nel giorno in cui l’autore saliva anch’egli al Cielo de-gli Eroi) ed all’architetto Sandro Tognoloni, ufficiale decorato M.O.V.M. alla… memoria proprio sul quel fronte, di progettare un monumento-sacrario da dedicare ai Caduti. Per la sua realizzazione e la soluzione di tutti i problemi ad essa connessi, il 4 dicembre 1989, a Firenze, fu costituita davanti al notaio Dr.ssaVilma Cerulli, fra i reduci del “Barbarigo”: Baldini Luigi, Burò Gianfranco, Duelli Raffaella, Farotti Giorgio, Fusco Mario, Olivotti Franco, Posio Paolo, Posio Vannozzo, Pieri Luciano, Scozzari Francesco, Tognoloni Alessandro e Sannucci Mario del “Lupo” [i pochi sopravissuti tra i fondatori, oggi aderiscono all'Ass. Comb. Xa MAS con sede a Verona, Presidente l'Avv. Bartolo Gallitto, NdC] , un’associazione apolitica e priva di lucro denominata “Campo della Memoria”, come il progettato complesso monumentale ed a presiederla fu eletto il Gen.D. Giorgio Farotti che, per determinati tratti di personalità posseduti e per l’elevato grado rivestito, fu ritenuto la persona più qualificata, in quanto autorevole ed ascoltato interlocutore, nei rapporti con le istituzioni civili ma soprattutto con quelle militari, per il conseguimento degli scopi statutari. Il gruppo dei residenti a Roma che aveva ricevuto l’incarico della ricerca del terreno, all’inizio del 1990 comunicò di averlo trovato ed alla fine di gennaio fu redatto l’atto d’acquisto di un’area di 3.600 mq., inserita tra il cimitero di guerra americano e quello tedesco, a breve distanza da quello inglese, quasi a ristabilire lo schieramento dei reparti allora contrapposti su quel fronte. Nei primi mesi del 1990, in attesa dell’autorizzazione all’esecuzione del progetto presentato all’ufficio tecnico del comune di Nettuno, furono iniziati i lavori di bonifica, riempimento e livellamento del terreno che gli abitanti del luogo ave-vano adoperato come discarica abusiva. All’improvviso, nel mese di agosto, il Sindaco, anziché concedere le autorizzazioni richieste, con una ordinanza ingiunse la sospensione dei lavori da lui ritenuti abusivi ed il ripristino dello stato “quo ante”!Ne nacque un caso politico, la questione divenne oggetto perfino d’interpellanze parlamentari e di una accesa campagna di stampa pro e contro, secondo le strumentalizzazioni di parte, specialmente dopo la comparsa sul “Borghese”, a firma del suo Direttore, di un veemente articolo intitolato “il difensore della discarica” che stigmatizzò, ridicolizzandolo, il comportamento del Sindaco. Per l’Associazione iniziò un periodo costellato di difficoltà d’ogni genere, tutte superate per la ferma determinazione di membri del suo Direttivo, degli iscritti e dei sostenitori. Nel marzo del 1991, concessa l’autorizzazione all’esecuzione del progetto, ebbe luogo la cerimonia della posa della prima pietra e, dopo altri due anni di tribolazioni, tra cui anche un contenzioso con la ditta appaltatrice dei lavori, con un rito austero, apolitico e prettamente militare, la consacrazione dell’opera nelle sue linee essenziali: un grande prato verde con incastonata al centro la croce di Sant’Andrea, scelta appositamente per riunire nello stesso simbolo i valori delle Fede Cristiana e quelli della Decima. Fu dedicata non solo ai marò del “Barbarigo” caduti per la difesa di Roma ma coralmente a tutti i soldati della R.S.I. immolatisi nel secondo conflitto mondiale. Era questo il solo obiettivo perseguibile, considerate le ostilità ed i condizionamenti politici; raggiuntolo, l’Associazione cominciò ad esaminare la possibilità di trasformare il Campo in cimitero di guerra, allo scopo, sia di assicurargli, in futuro, una sopravvivenza garantita dallo Stato anche dopo la nostra scomparsa, sia di porre fine all’assurda situazione per cui tutti i Caduti degli eserciti coinvolti nella battaglia della testa di ponte di Anzio e Nettuno avevano avuto onora-ta sepoltura in monumentali cimiteri di guerra sorti su suoli che visto-se targhe, retoricamente, rammentano al visitatore essere stati donati dal popolo italiano. Solo i morti della R.S.I. erano assenti in quell’ideale adunata perché “volutamente” esclusi ed ignorati, come se non fossero mai esistiti. Altrimenti, in contrasto con la vulgata della “liberazione”, si sarebbe dovuto riconoscere che quei “ragazzi”, non ancora ventenni, avevano offerto volontariamente la loro vita per la difesa di Roma e del suolo della Patria, invaso, calpestato e distrutto dalle armate anglo-americane. Per un certo periodo, quindi, compii va-ri e vani tentativi non conoscendo l‘iter burocratico da seguire e quali fossero i Ministeri competenti a concedere la traslazione di salme da un cimitero ad un luogo non cimiteriale e, soprattutto, ignorando l’esistenza della Legge 204 del 9 gennaio 1951, chiave risolutiva del problema: essa, infatti, sancisce che il compito di raccogliere e sistemare le salme degli appartamenti alle FF.AA. della R.S.I. deceduti per cause di guerra procedendo, ove occorra anche ad espropri, spetta al Commissariato per le Onoranze ai Caduti in Guerra del Ministero del-la Difesa.Venutone a conoscenza, mi rivolsi all’Ente sopraccitato facendo presente che l’Associazione si era sostituita allo Stato immemore per co-struire, a proprie spese, un Sacrario che offriva gratuitamente, a patto che vi fossero inumati quei Caduti che, solo per l’umana pietà dei sopravvissuti e l’abnegazione dell’Ausiliaria Scelta Raffaella Duelli, erano stati raccolti sul campo di battaglia e provvisoriamente, con incerto futuro, tumulati in una tomba privata, nel cimitero del Verano di Roma. Ad onor del vero, il Commissario Generale Benito Gavassa, con cui trattenevo rapporti improntati alla massima reciproca stima, recepì l’istanza da me presentatagli, dichiarando che per lui i Caduti in guerra erano tutti uguali e, facendola propria, le diede una veste ufficiale ed autorevole. Non così agirono gli altri Ministeri interpellati: quello della Sanità, ad esempio, impiegò ben due anni per dichiarare che non occorrevano autorizzazioni in quanto non si trattava più di salme, dato il tempo trascorso, ma di resti mineralizzati, non soggetti alle leggi sanitarie! Nel 1977, quando tutte le eccezioni sembravano esaurite, Onor Caduti emanò un decreto d’esproprio del “Campo della Memoria”, ritenendo che, acquisitone il possesso, avrebbe potuto disporre a piacimento e tacitare qualunque opposizione,a norma della già citata Legge 204. Il documento fu inoltrato al Prefetto di Roma per la ratifica e ecco rispuntare il Sindaco di Nettuno che, informato della decisione di effettuare la traslazione, a cerimonia già fissata e dopo che le prime sette cassette dei resti di Soldati Ignoti, per le quali non occorreva il consenso dei familiari richiesto dalla legge, erano già state esumate dal Verano, pose il suo veto ed il Prefetto di Roma, pur non avendone fa-coltà, trattenne l’atto di esproprio da noi già firmato, spiazzando così Onor Caduti che, nell’attesa della soluzione del problema, le dovette depositare provvisoriamente alle Fosse Ardeatine…! Il Sindaco di Nettuno volle, poi, infierire emanando un ordine di de-molizione di tutte le opere del Sacrario, con la capziosa accusa di violazione del regolamento edilizio del comune, risultata poi non riferibile al caso in oggetto.L’ordinanza fu bloccata da un ricorso dell’Associazione al T.A.R. del Lazio che decretò l’immediata sospensiva per la palese inconsistenza dell’accusa ed il Sindaco, per faide interne al suo partito, fu costretto alle dimissioni, la giunta sciolta ed il comune commissariato, in attesa delle elezioni amministrative. Trascorse così un altro anno prima dell’insediamento della nuova amministrazione ed il sindaco neo eletto, per risolvere il problema dell’ordinanza demolitrice senza compromettersi, concesse la sanatoria prevista dalla legge sugli abusi edilizi comportante il pagamento di una penale…! (i politici sono sempre tali a qualunque partito essi appartengano).Per non perdere altro tempo in ricorsi, decisi di accettare, anche per-ché il Sindaco, nel frattempo, aveva inviato una lettera al Prefetto di Roma, nella quale gli comunicava l’approvazione, da parte dell’intera Giunta e senza riserve, della trasformazione del “Campo della Memoria” in Cimitero di Guerra del Marò del Btg. “Barbarigo” e, per sottolineare la decisione, si era recato in forma ufficiale a deporre una corona sull’ipogeo destinato a diventare Ossario-Sacrario.Il decreto d’esproprio fu quindi ratificato dal Prefetto (settembre 1999) e nell’atto di cessione della proprietà al Ministero della Difesa chiesi ed ottenni che fossero incluse alcune condizioni, ritenute da me irrinunciabili: 1. completamento delle opere necessarie all’accoglimento di tutti i Caduti sepolti al Verano, previste dal progetto dell’architetto Tognoloni.2. costruzione di un altare. 3. messa a sito dei cippi con i nomi dei Caduti. 4. impegno formale a: tumulare nel campo soltanto marò della Xa caduti sulla testa di ponte di Anzio e Nettuno; conservare intatte nel tempo le strutture del Sacrario nel loro assetto e destinazione; diritto dell’Associazione di accedervi per celebrare con cerimonie eventi legati alla storia della Xa MAS e sistemarvi targhe e cippi commemorativi. Dopo dieci anni di difficoltà, apparentemente burocratiche ma essenzialmente ideologiche ed espressione di faziosità politica, soltanto il 20 giugno del 2000 è stato possibile arrivare alla tumulazione, in forma strettamente privata ed alla presenza di pochi commilitoni superstiti, delle prime sette cassette di resti mineralizzati nel Campo e sulla lastra del sepolcro è stata incisa, non senza discussioni e contrasti, la seguente epigrafe, da me ideata ed imposta:

SOLDATI IGNOTI
EROI SENZA MEDAGLIA
VITE OFFERTE ALLA PATRIA PER LA DIFESA DI ROMA
ANZIO-NETTUNO 1944

Per una serie di disguidi e circostanze impreviste, la traslazione era avvenuta in modo quasi clandestino ed io espressi al nuovo Comm. Generale Lusa, succeduto all’amico Gavassa, tutta la mia indignazione, nel dover constatare che le salme dei “miei marò”, caduti in un disperato tentativo di difesa della Patria, mi erano state consegnate come merce ordinaria al mercato, proprio dall’Ente istituzionalizzato allo scopo di rendere quegli onori loro dovuti, non soltanto perché sanciti da leggi o regolamenti, ma perché appartenenti da millenni ai costumi dei Popoli. Nel 2003 stipulai con il Comune una convenzione biennale rinnovabile per la custodia e la manutenzione ordinaria dell’opera ed ottenni dal Ministero della Difesa che fossero traslate in essa, classificata Cimitero di Guerra, le spoglie dei Caduti sepolti al Verano inclusa quella del Cap. Corv. Umberto Bardelli per noi molto importante, in quanto Comandante del Battaglione “Barbarigo” sul fronte di Nettuno e decorato di M.O.V.M. alla memoria. Il progetto originario dei lavori necessari, per motivi di contenimento della spesa, dovette subire alcune modifiche, la sua realizzazione fu rinviata di un anno, ma l’intervallo permise ad Onor Caduti di adempiere ai dettami della Legge 204 per ottenere l’assenso delle famiglie, rintracciate tramite l’arma dei Carabinieri; quindici di esse preferirono riavere le salme al loro domicilio ed al Verano ne rimasero sessantacinque. Nel mese di luglio del 2004, con una spesa di 150.000 € stanziati da Onoranze ai Caduti, sono stati costruiti, non più sopra, ma lateralmente alla gradinata centrale, due blocchi di 42 loculi ciascuno, con di fronte un altare in pietra e collocate le 8 targhe preparate dall’Associazione in memoria delle gesta del Battaglione e dei suoi Eroi. Infine, gli 84 cippi che, nell’originario progetto dovevano recare, ognuno, il nome d’un Caduto sepolto nel campo inciso, invece, sul frontone di ciascun loculo, sono stati messi a sito sul perimetro del prato, con i nominativi dei 481 caduti immolatisi sugli altri fronti, ove il battaglione fu inviato a combattere: scritti sul verde prato appartengono definitivamente alla storia d’Italia, “memento” e guida per le generazioni future. Il giorno 16 giugno 2005, con una solenne cerimonia militare da me richiesta e non solo accordata ma organizzata e diretta personalmente dal Gen. C.A. CC. Bruno Scandone, austera ma molto commovente, cui hanno presenziato i reduci provenienti da ogni località d’Italia, tra cui la nostra Medaglia d’Oro al Valor Militare Gm. Tognoloni [purtroppo deceduto nel luglio 2007, NdC], Autorità civili, militari, religiose e soprattutto numerosissimi giovani, sono state traslate dal Verano le salme di sessantacinque Marò del Btg.”Barbarigo”. E, senza tema di contestazioni, ascrivo merito esclusivo dell’Associazione “Campo della Memoria”, l’aver ottenuto che, per la prima volta dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, un plotone di fanti dell’Esercito Italiano sul “presentat-arm” e le note struggenti del silenzio abbiano reso Loro l’estremo saluto e sia stata ad essi riconosciuta, in modo esplicito ed ufficiale, la medesima dignità di “SOLDATO” di ogni altro combattente degli eserciti che nel 1944 si fronteggiarono sulla testa di ponte di Anzio e Nettuno, qualifica che, ancor oggi, viene negata ai sopravvissuti.A ricordo dello storico evento ho fatto apporre una targa recante le parole alate e soffuse di altissima poesia espresse, per tutti noi, da Mario Fusco, Marò della IV Cp., vate del Btg. “Barbarigo” e da me completate con una orgogliosa affermazione di fierezza per il successo con-seguito, dopo tre lustri di contese assurde e vergognose perché tendenti a discriminare dei Morti per la Patria:

IAM VICTI VICIMUS!

Tuttavia, a mio parere, affinché il “Campo” compendi in tutte le sue vicende la “storia” del Battaglione, all’Associazione restano ancora due compiti da assolvere: 1. portare nel campo le spoglie del Gm. (S.Ten. Alp.) Alberto Piccoli M.A.V.M. alla memoria, simbolo dell’eroica difesa di Gorizia, effettuata dai reparti della Decima nell’inverno 1944/1945 e che assicurò alla “Città Santa” la continuità della sovranità italiana; 2. reperire due ancore autentiche di mezzi navali d’assalto (o comunque da guerra) da sistemare sul lato interno di ciascun blocco di loculi, per rammentare l’appartenenza di quei Caduti alla Marina da Guerra della R.S.I. ed in particolare alla Decima. Nota: per la realizzazione del primo progetto (a) sono in attesa di ottenere la necessaria autorizzazione e poter aprire la sottoscrizione dei fondi occorrenti, dato ch’essa non rientra nei compiti istituzionali di Onor Caduti; per quella del secondo (b) ho già avviata la pratica presso gli Uffici competenti ed, inoltre, sto esaminando con il Commissario Generale quali altre salme debbano essere traslate nei loculi rimasti disponibili. Infine, per evitare postume appropriazioni indebite, tra l’altro già tentate, concludo sottolineando che, in questa Italia delle bustarelle e delle sovvenzioni facili, il “Campo della Memoria” è stato creato senza alcun contributo pubblico o politico per evitare, appunto, speculazioni che mai permetteremo a chicchessia. L’abbiamo pagato di tasca nostra solo noi della Decima, cominciando per primi, come sempre, noi vecchi del Btg. “Barbarigo”, perché così c’è sembrato giusto e, quando è stato necessario, abbiamo fatto ricorso anche alle cambiali! D’ora in poi in quel luogo, onusto di sacre rimembranze perché vi si combatté un’epica battaglia della 2a Guerra Mondiale, chiunque lo vorrà potrà fermarsi un attimo per ricordare tutti coloro che scelsero la “parte sbagliata”, convinti di adempiere al loro dovere d’italiani. Noi, gli “involontari” sopravvissuti, senza nostalgie ma con orgoglio, ogni tanto lì ci ritroveremo, rallegrandoci con noi stessi per aver saputo cogliere un momento in cui, nell’intimo di ognuno, la Patria era ancora una realtà viva e determinante.

Il Presidente dell’Associazione
Gen.D. Farotti Giorgio.
Testo Copyright 2007 Ass. Campo della Memoria-Ass. ITALIA

L'Associazione Campo della Memoria è contattabile presso l'Ausiliaria Scelta Raffaella Duelli:

Associazione Campo della Memoria
Viale Gorgia di Leontini 260
00124 Roma
Tel. 06 50912187

Oppure telefonando al Sig. Alberto Indri:

Tel. 06 3330318

Testo pubblicato in:

http://associazioneitalia.blogspot.com/2007/12/il-campo-della-memoria.html



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Il Comandante Bardelli

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Rara foto in divisa da Ufficiale della Regia Marina

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A Nettuno, nel Btg. Barbarigo della Xa MAS

Il Comandante Bardelli

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Assieme ai suoi marò del Barbarigo

Decima MAS

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Ufficiali del Btg. Maestrale (poi Barbarigo): Tognoloni, Cencetti, Posio, Riondino...

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano

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