lunedì 11 febbraio 2008

Il Comandante Bardelli ultima parte



Giunto a La Spezia, il Barbarigo si diresse quindi nella zona di Viverone, vicino Ivrea, per ricostituirsi e riorganizzarsi, e Bardelli dovette riprendere il suo impegno nell’organizzazione del Reggimento F.M. San Marco.Tuttavia, lo sforzo di reclutamento fatto da Bardelli nei confronti del suo primo Battaglione, continuò anche dopo il ritorno del Barbarigo dal Fronte di Nettuno; infatti il Tenente Giorgio Farotti ricorda così una visita del Capitano Bardelli alla Scuola Ufficiali di Alessandria: Bardelli era venuto a ricordarci che alla fine del corso avremmo potuto chiedere di essere assegnati a quel Reparto di Fanteria di Marina, erede della Xª Mas delle epiche gesta di Alessandria, Malta, Suda e Gibilterra, e che aveva già dato un’ottima prova combattendo sul fronte di Nettuno contro gli angloamericani, vale a dire il Battaglione Barbarigo, da lui comandato, il primo Reparto organico della R.S.I. ad essere inviato al fronte dopo l’ignobile 8 settembre 1943. Vestiva il Samurai, e non sprecò molte parole. Disse: “Io ho bisogno di dieci Ufficiali per i miei reparti. Vi posso offrire soltanto la possibilità di crepare per l’Italia”, e ci conquistò. (39) L’otto luglio 1944 Bardelli si recherà a Viverone per visitare i Marò del Barbarigo, i veterani del Battaglione ed i rimpiazzi che non lo conoscevano ancora. Ad essi mostrò il Distintivo del Battaglione Barbarigo, con il cartiglio “Fronte di Nettuno”, destinato ai reduci dei combattimenti sulla testa di ponte, si intrattenne con i Marò e con gli Ufficiali, quindi, assieme ad una scorta, ripartì per Agliè, dove era dislocato il Battaglione Sagittario. Lungo la strada Bardelli ricevette la notizia che un Guardiamarina del Sagittario, tale Gaetano Oneto, assieme da alcuni disertori, era fuggito portandosi dietro la cassa del Battaglione. Bardelli darà ordine ad alcuni Marò del Sagittario di seguirlo, per poter riconoscere Oneto, e si lancerà sulle tracce del fuggitivo, segnalato ad Ozegna. Dopo alcuni chilometri la piccola colonna, composta dalla 1100 scoperta di Bardelli e due automezzi con i Marò del Barbarigo e del Sagittario arrivò alla Stazione di Ozegna; lì stazionava parte di un reparto partigiano capitanato da Piero Urati, nome di battaglia “Piero Piero”, poiché anche egli, avvertito da una staffetta della diserzione di Oneto, si era mosso celermente verso Ozegna, dando ordine alla sua banda di seguirlo e catturando i disertori. Bardelli, fedele al suo pensiero di evitare lo scontro fratricida, e probabilmente confortato dalle precedenti esperienze di dialogo tra Reparti e Comandi della Decima e gruppi di partigiani, sia nel Nord Italia sia a Nettuno e alla Base Sud di Fiumicino, ordinò ai suoi Marò di non intraprendere alcuna azione offensiva. Quindi Bardelli andò a parlamentare con il capo dei partigiani:Senza rendersi conto dell’individuo con cui aveva a che fare, Bardelli disse a “Piero Piero” che il Barbarigo era nella zona soltanto per riorganizzarsi e tornare al fronte, contro gli angloamericani. Che i partigiani stessero tranquilli, e ci lasciassero passare, perché dovevamo andare a prendere un disertore, cioè un individuo che nemmeno a loro poteva piacere; lui, Bardelli, non aveva alcuna intenzione di far fuoco su altri italiani. (40) Urati prestò orecchio alle parole di Bardelli, ma solo per permettere ad altri suoi uomini di circondare il reparto di Marò: quando ritenne arrivato il momento più opportuno “Piero Piero” si allontanò da Bardelli, e puntatagli un’arma addosso, gli intimò di arrendersi.Bardelli, sorpreso, si riprese immediatamente, e, gridando ai suoi Marò “Barbarigo non si arrende! Fuoco!”, raccolse la sua Walther P 38, sparando verso Urati che si era posto al riparo, mentre i partigiani aprivano il fuoco da più direzioni, ferendo e poi uccidendo Bardelli e colpendo molti dei Marò, colti allo scoperto.Secondo Urati invece egli stesso fu costretto a strappare l’arma dalle mani di Bardelli e a colpirlo, dando inizio allo scontro, dopo che i Marò si erano resi conto di essere stati circondati. (41) Solo pochi di essi, riusciti a ripararsi, colpirono mortalmente tre uomini della banda di “Piero Piero” con il loro fuoco di reazione, ma, esaurite in breve tempo le poche munizioni che avevano con loro, non ebbero altra scelta che arrendersi. Dopo alcuni giorni di prigionia nei rifugi della banda di Urati, saranno liberati grazie ad uno scambio di prigionieri tra i partigiani e la Decima.Oltre a Bardelli, saranno uccisi ad Ozegna il T.V. Piccolo, il S.T.V. Beccocci, il Capo di 3a Credentino, il Sergente Grosso, e i Marò Biaghetti, De Bernardinis, Fiaschi, Gianolli, Masi e Rapetti. Dopo che i partigiani si furono allontanati con i loro prigionieri, i corpi di Bardelli e del Sergente Grosso furono trasportati da alcune Suore in un Istituto Religioso. Alcuni abitanti di Ozegna e dei partigiani probabilmente non appartenenti alla banda di Urati depredarono i caduti (42), che furono trovati il giorno successivo da un Reparto di Marò comandato dal Comandante Borghese ed il Sottotenente di Vascello Bertozzi; alla vista dei cadaveri,ritrovati spogliati degli indumenti e dei valori personali, strappati gli anelli dalle dita e i denti d’oro dalle bocche piene di terra e di erba in segno di sfregio, (43)Bertozzi minacciò di compiere una rappresaglia contro la popolazione di Ozegna, ma Borghese, sia per il suo intimo sentire, sia perché senza dubbio conscio dell’idealismo di Bardelli, che mai avrebbe voluto un tale crudele atto, seppur tanto comune nella controguerriglia, riuscì a calmare Bertozzi.Inoltre un tale atto poteva esporre i Marò fatti prigionieri da Urati ad una controrappresaglia da parte dei partigiani.Buona parte della popolazione di Ozegna si rese conto della gravità dell’azione di “Piero Piero”, e ancora oggi considera con gratitudine il non essere stata coinvolta in una rappresaglia che avrebbe portato molti lutti tra quelle genti incolpevoli. D’altra parte, l’uccisione di Bardelli significava che ormai le possibilità della Decima di parlamentare con i partigiani si riducevano molto, anche se non si esaurirono mai del tutto. Il responsabile indiretto della strage di Ozegna, Gaetano Oneto, consegnato alla Decima dai partigiani della banda “De Franchi”, sarà fucilato il 4 settembre 1944. Le salme di Bardelli e dei suoi uomini saranno portate a Ivrea, dove il 10 luglio 1944 furono celebrate le loro esequie. Parteciparono alla cerimonia la Vedova Luigia Bardelli, il Comandante Borghese, il Tenente Colonnello Carallo, Comandante della Divisione Decima, i Marò della Decima e moltissimi civili.Il funerale di Bardelli, e i forti sentimenti che legavano i Marò al loro Comandante, ucciso a tradimento, sono ben esposti in questa dura lettera di un Marò del Barbarigo al proprio padre: Il Comandante del glorioso Barbarigo, due Ufficiali e otto Marinai sono caduti in una vile imboscata mentre compivano una umana missione. Oggi ci sono stati i funerali. Credi caro papà che sono ancora commosso mentre ti scrivo; reparti armati numerosi scortavano le gloriose bare, la fanfara accompagnava con l'Inno di Mameli e con marce funebri il mesto corteo. Giunti al Cimitero il Principe Borghese, l'Asso degli Assaltatori, con la sua voce maschia ha fatto l'appello ai Caduti. Questo momento é stato per me e per tutti i miei camerati un momento solenne, con i pugnali sguainati mentre il rullo dei tamburi si faceva sentire tutti hanno risposto ad una sola voce: “Presente”! Ho visto molti Ufficiali e ragazzi con le lacrime agli occhi. Credi papà che un fremito di vendetta ha percorso tutti i nostri animi. I Leoni del Barbarigo e quelli della Decima vendicheranno i gloriosi Caduti e la rappresaglia sarà presto iniziata contro questi porci e bastardi di rinnegati. Questo é il peggio della linea e noi siamo considerati combattenti e faremo il nostro dovere. Sono sempre all'erta e non aver paura che me la cavo sempre. Come vedi la lotta comincia a essere dura, ma la nostra azione e il nostro desiderio è di raggiungere la meta a qualunque costo. Comandante Bardelli! “Presente!” Sarai vendicato! W l’Italia! (44) Il 28 luglio 1944 fu conferito, postumo, al Capitano di Corvetta F.M. Umberto Bardelli il Distintivo del Barbarigo “Fronte di Nettuno”, numerato “3”. Sempre postuma fu conferita al Comandante Bardelli la Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la seguente motivazione, che in effetti ricostruisce in sintesi la carriera e la tragica fine del coraggioso Ufficiale:

“Ufficiale superiore di belle qualità e di provata esperienza, sorretto da uno slancio e da una fede senza limiti, tre volte decorato al valore; primo comandante del Barbarigo, che per sua travolgente iniziativa per primo si allineò con gli alleati germanici sulla testa di ponte di Nettuno, si recava volontariamente e coscientemente con le esigue forze in una zona notoriamente infestata da bande ribelli.Giunto nella piazzetta del paese di Ozegna cercò di esercitare opera di persuasione sugli sbandati deprecando la lotta fratricida voluta e sovvenzionata dall’oro dei nemici della Patria. Circondato a tradimento insieme ai suoi pochi uomini da forze preponderanti che gli intimavano la resa rispondeva con un netto rifiuto e fatto segno a violentissimo fuoco di armi automatiche postate agli sbocchi delle vie di accesso alla piazza si batteva con leonino furore incitando continuamente i pochi uomini di cui disponeva. Colpito una prima volta al braccio continuava a sparare con una mano sola, colpito una seconda volta ad una gamba continuava a far fuoco sino all’esaurimento delle munizioni. Nuovamente colpito cadeva falciato da una raffica al petto con il nome d’Italia sulle labbra.Fulgido esempio di eroismo, di altissimo senso dell’onore, di attaccamento al dovere e di dedizione completa alla Patria adorata” Ozegna, 8 luglio 1944.

Il 10 settembre 1944 arrivava anche un alto riconoscimento al “suo” Battaglione: il Gagliardetto del Gruppo di Combattimento Barbarigo (comprendente Barbarigo e San Giorgio) era infatti decorato della Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

“Armato essenzialmente di fede e di coraggio, chiedeva di essere inviato al fronte di Nettuno per riscattare l’onore della Patria tradita. A fianco dell’alleato fedele, in tre mesi di asperrima lotta, contendeva, fino all’estremo, alle orde travolgenti dei nuovi barbari il possesso di Roma immortale, dando luminose prove di strenuo valore e consacrando col sangue dei migliori il sacro diritto d’Italia alla vita ed alla rinascita” Fronte di Nettuno – Roma, 4 giugno 1944.

Il 14 settembre 1944, invece, un Decreto Luogotenenziale del Regno del Sud sospendeva il Maggiore G.N. Bardelli dall’impiego “a tempo indeterminato” e lo poneva “in attesa di procedimento penale”, mentre il 27 gennaio 1945, era notificato che l’8 luglio 1944 Bardelli era stato “Ucciso da patrioti”. (45)Il 4 febbraio 1951, la Commissione Centrale di Discriminazione giudicò “l’ufficiale superiore” Bardelli idoneo a rimanere nei Ruoli sino alla data della sua morte, “avvenuta in servizio ma non per causa di servizio”. (46) Il 23 gennaio 1952 era annullato parzialmente, a tutti gli effetti, il Decreto del 14 settembre 1944, riguardante la “sospensione precauzionale dall’impiego”. (47) Erano passati sette anni dalle ultime battaglie del Barbarigo e della Decima nel Goriziano e sul Fronte Sud, battaglie dove senza dubbio molti Marò ricordarono, in quelle situazioni disperate, le parole e l’alto esempio del Comandante Bardelli, tenendo fede al giuramento prestato e combattendo sino al limite delle loro capacità.La salma di Bardelli troverà in seguito dimora nella Tomba Duelli al Verano, assieme a molti dei suoi Marò, e sarà quindi traslata il 16 giugno 2005 al Campo della Memoria, divenuto Cimitero Militare a tutti gli effetti, dove riposerà circondata dai Caduti del Barbarigo. Sessanta anni dopo la fine della guerra, il Comandante Bardelli vive ancora, perché, come disse egli stesso: nessuno di voi è morto finché noi non morremo tutti. E fino a quando sarà in piedi uno del Barbarigo lo sarete anche voi. Ma anche dopo che l’ultimo membro del Barbarigo seguirà il suo Comandante e i suoi commilitoni, tutti loro vivranno per sempre nella leggenda che essi hanno scolpito, con il loro sangue e i loro sacrifici, il loro dolore e il loro eroismo, nelle buche di Nettuno, sulle nevi del San Gabriele e tra gli argini del Po.

Note

1 I periodi di imbarco di Umberto Bardelli, le navi sulle quali ha prestato servizio, le promozioni e le onorificenze conferitegli sono desunte dal suo Fascicolo Matricolare, riprodotto in appendice. 2 Trizzino, Antonino, Sopra di noi l’oceano, Milano, 1967, p. 25.3 Ibid., p. 25. 4 Ibid., p. 32. 5 Giorgierini, Giorgio, Uomini sul fondo, Milano, 1994, p. 460. 6 Sanvito, Mario-R.C., Il Comandante Umberto Bardelli, s.l., 1944, p. 4. 7 Le MTB che avevano attaccato lo Scipione erano delle MTB Vosper tipo 1941. Molte MTB di questa classe furono costruite negli USA, nel quadro del Patto Lend-Lease, da lavoratori della Vosper inviati nei Cantieri americani. La maggior parte di queste motosiluranti operò nel Mediterraneo e nell’Oceano Indiano. Diverse MTB operanti nel Mediterraneo avevano equipaggio neozelandese, come quelle affrontate con successo dallo Scipione.Caratteristiche tecniche:Lunghezza 22.1 metri, larghezza 5.9 metri, potenza 4.050 cavalli, velocità 39.5 nodi, dislocamento 37 tsl, armamento 2 tls da 533 mm, 1 mitragliatrice binata .50 oppure una mitragliera Oerlikon da 20 mm, equipaggio 12 uomini.MTB tipo 1941 costruite:MTB 222 - 241, MTB 246 - 257, MTB 258 - 326 (Costruzione USA, 259 - 268 progetto Elco), MTB 327 -331, MTB 344 - 346 (Sperimentali).8 Lettera all’autore della Signora Serena Rattazzi Bardelli, 2005.9 Conversazione telefonica con l’autore dell’Ing. Fernando Bardelli, 2005.10 Arena, Nino, R.S.I. Forze Armate della Repubblica Sociale, Parma, 1999, pp. 314-315.11 Lettera all’autore della Signora Serena Rattazzi Bardelli, 2005.12 Lettera all’autore della Signora Serena Rattazzi Bardelli, 2005.13 Lettera all’autore del Tenente Mario Bordogna, 2005. Bordogna fu l’Ufficiale d’Ordinanza di Bardelli, e dopo essere stato assegnato alla Compagnia Comando del Barbarigo a Nettuno divenne l’Ufficiale d’Ordinanza del Comandante Junio Valerio Borghese.14 Bordogna, Mario (a cura di), Junio Valerio Borghese e la X Flottiglia MAS, Milano, 1995, p. 43.15 Nesi, Sergio, Junio Valerio Borghese, Bologna, 2004, p. 234-235.16 Intervista dell’autore al Guardiamarina Paolo Posio, 2005. Posio fu uno tra i primi volontari nel Maestrale, poi Barbarigo, e, divenuto Comandante di Compagnia, combatté a Nettuno, nel Goriziano e sul Senio.17 Memoria inedita del Guardiamarina Paolo Posio e Tedeschi, Mario, Sì bella e perduta… Storia del Battaglione Barbarigo e dell’amor di Patria, Roma, 1994, p. 86.18 Ibid., pp. 111-112.19 Intervista dell’autore al Sottocapo Egidio Cateni, 2005. Marò, poi Sottocapo, nel Btg. Barbarigo, combatté a Nettuno, sul San Gabriele e sul Senio.20 Calamai-Pancaldi-Fusco, Marò della X Flottiglia MAS, Bologna, 2002, p. 75.21 Conversazione telefonica con l’autore del TV Sergio Nesi, 2005. Nesi era stato un Ufficiale nei Reparti Navali della Decima MAS, e, protagonista dell’inconcludente raid su Ancona, che portò alla perdita del suo SMA, sarà catturato dagli Alleati, mentre i suoi uomini della Base Est di Pola, rimasti senza comandante, furono massacrati dagli slavi.22 Lembo, Daniele, I fantasmi di Nettunia, Roma, 2000, p.12523 Ibid, p.117.24 Tedeschi, Mario, Sì bella e perduta… Storia del Battaglione Barbarigo e dell’amor di Patria, Roma, 1994, p. 86.25 Perissinotto, Marino, Duri a morire, Storia del Battaglione Barbarigo, Parma, 2001, p. 31.26 Barbarigo, Giornale di guerra del Btg. “Barbarigo” del 1° aprile 1944.27 Nesi, Sergio, Junio Valerio Borghese, Bologna, 2004, p. 257.28 Ibid., p. 260.29 Ibid., p. 270.30 Ibid., p. 287.31 Intervista dell’autore al Guardiamarina Paolo Posio, 2005.32 Tedeschi, Mario, Sì bella e perduta… Storia del Battaglione Barbarigo e dell’amor di Patria, Roma, 1994, p. 94.33 Luci Chiariti, Luciano, Con il Barbarigo a Nettuno, Genova, 2005, p. 52.34 Conversazione con l’autore del Marò A.U. Franco Olivotti. Franco Olivotti, appartenente al Btg. Barbarigo, combatté a Nettuno.35 Calamai-Pancaldi-Fusco, Marò della X Flottiglia MAS, Bologna, 2002, p. 66.36 Paolo Posio, “Ricordo del Comandante Bardelli”, pubblicato su Decima, Comandante!37 Calamai-Pancaldi-Fusco, Marò della X Flottiglia MAS, Bologna, 2002, p. 64.38 Tedeschi, Mario, Sì bella e perduta… Storia del Battaglione Barbarigo e dell’amor di Patria, Roma, 1994, p. 130, e conversazione telefonica dell’autore con l’Ausiliaria Scelta Raffaella Duelli, 2005. Raffaella Duelli fu tra le prime Volontarie del SAF Decima, e fu assegnata al Battaglione Barbarigo ed alla Segreteria del Comandante Junio Valerio Borghese. Nel dopoguerra organizzò il recupero delle salme dei Marò del Barbarigo caduti a Nettuno e contribuì in maniera determinante alla realizzazione del Campo della Memoria di Nettuno, il Cimitero Militare del Btg. Barbarigo.39 Farotti, Giorgio, Sotto tre bandiere, Genova, 2005, pag. 31 e Tedeschi, Mario, Sì bella e perduta… Storia del Battaglione Barbarigo e dell’amor di Patria, Roma, 1994, pag. 99.40 Tedeschi, Mario, Sì bella e perduta… Storia del Battaglione Barbarigo e dell’amor di Patria, Roma, 1994, p. 49.41 Urati, Piero, Piero Piero, Aosta, 2005, p. 50.42 Le ricostruzioni del combattimento di Ozegna da parte dei reduci della Decima MAS (cfr. bibliografia) sono concordi nell’attribuire a Urati la responsabilità dell’inizio dello scontro, avendo Urati puntato la propria arma su Bardelli (e non disarmando quest’ultimo), e invitatolo alla resa. A quel punto, al rifiuto di Bardelli, Urati spara e con lui aprono il fuoco i partigiani, da posizioni di vantaggio, sui Marò concentrati vicino ai camion nella piazza. La tesi di Urati secondo la quale egli si sentì minacciato e disarmò Bardelli, trovandosi quindi a distanza ravvicinata da quest’ultimo e sparandogli subito dopo con la sua stessa arma, è smentita anche da uno dei suoi partigiani (cfr. testimonianza del partigiano Dezzutti in Agliè nei giorni della Resistenza, Agliè, 1978, pp. 11-12, citato in Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Milano, 1988, p. 78 ). Secondo questa testimonianza “Ad un tratto Piero Piero […] si apposta dietro un albero dell’allea e intima la resa. Ma Bardelli risponde: “Il Barbarigo non si arrende!”. Ed inizia lui stesso la sparatoria”. La ricostruzione di Urati fu resa nota in una sua conversazione, durante un pranzo di lavoro nel 1984, con l’Ing. Sergio Nesi, e da Nesi fu successivamente ripresa (cfr. Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Milano, 1988, pp. 76-77). Nella sua recente autobiografia, curata dalla Professoressa Rosanna Tappero, Urati dà una versione simile alla prima, affermando però che Bardelli era armato di “una mitraglietta”, mentre la sua arma era invece una pistola semiautomatica in doppia azione Walther P 38, e rivendicando un ruolo più attivo nella conduzione dell’inizio dello scontro: infatti Urati, visti i suoi partigiani in posizione e approfittando di una distrazione di Bardelli, lo disarma ed inizia lo scontro (cfr. Piero Urati, Piero Piero, Aosta 2005, pp. 50-51).Da notare come diverse bande partigiane tentarono di prendersi l’onore del combattimento di Ozegna, suscitando l’irritazione di Piero Piero (cfr. Piero Urati, Piero Piero, Aosta, 2005, nota a p. 51).Ricciotti Lazzero (La Decima MAS, Milano, 1984) fa una ricostruzione attendibile dello scontro, scrivendo però che Bardelli sarebbe stato sfigurato da una raffica di arma automatica, perdendo quindi parte della dentatura. In realtà l’evidenza fotografica mostra il volto di Bardelli integro, ed è purtroppo indubbio che i suoi denti d’oro furono rimossi a scontro finito.43 Bordogna, Mario (a cura di), Junio Valerio Borghese e la X Flottiglia MAS, Milano, 1995, p. 110. 44 Archivio di Stato di Genova. 45 Fascicolo Matricolare del Comandante Bardelli. 46 Ibid. 47 Ibid.

Tratto da: Andrea Lombardi, Il Comandante Bardelli, Effepi 2005.

http://uominiearmi.blogspot.com/2007/12/il-comandante-bardelli.html


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Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Rara foto in divisa da Ufficiale della Regia Marina

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
A Nettuno, nel Btg. Barbarigo della Xa MAS

Il Comandante Bardelli

Il Comandante Bardelli
Assieme ai suoi marò del Barbarigo

Decima MAS

Decima MAS
Ufficiali del Btg. Maestrale (poi Barbarigo): Tognoloni, Cencetti, Posio, Riondino...

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano

MAS a Nettuno affondano un Pattugliatore americano
L'azione di Chiarello e Candiollo in copertina all'Illustrazione del Popolo del 19 marzo 1944