mercoledì 23 marzo 2011
StoriaVerità: una rivista controcorrente!
STORIAVERITA'
RIVISTA "POLITICAMENTE SCORRETTA" DI STUDI STORICI
ABBONAMENTO ANNUO (6 numeri) EURI 50 (quota sostenitore EURI 100)
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lunedì 21 marzo 2011
La San Marco sulla Linea Gotica - Storia militare delle operazioni del II/6° Rgt. e III/5° Rgt., Divisione Fanteria di Marina "San Marco"
La San Marco sulla Linea Gotica
Storia militare delle operazioni del II/6° Rgt. e III/5° Rgt.,
Divisione Fanteria di Marina "San Marco",
ottobre 1944 - aprile 1945
di Pieramedeo Baldrati (a cura di Andrea Lombardi)
In questo libro il ciclo di operazioni del II/6° (il famoso Battaglione Uccelli) e il III/5° (Battaglione Blotto) della Divisione Fanteria di Marina “San Marco” della RSI sulla Linea Gotica nei settori della Garfagnana e dell’Abetone sono ricostruiti giorno per giorno attraverso la pubblicazione dei diari di guerra delle due unità, integrati con documenti e testimonianze di veterani, fornendo così al lettore un quadro documentato e vivido dei durissimi combattimenti nell’inverno 1944-1945, che videro i Marò della “San Marco” tenere testa con apprezzabile efficienza militare alle superiori forze Alleate.
Con l’ordine di battaglia dettagliato dei due Battaglioni e le motivazioni delle ricompense al Valor Militare conseguite dai Marò nei combattimenti sulla Linea Gotica.
F.to 17x24, brossura, ill. in b/n e col., 290 pag., 29,- Euro, Ass. Cult. ITALIA, Genova 2011.
Info: ars_italia@hotmail.com
Indice
Il II Battaglione del 6o Reggimento sul fronte della Garfagnana .
Ottobre 1944-Aprile 1945
Ordine di battaglia del II Battaglione del 6o Reggimento . .
La partenza del Battaglione “Uccelli” verso il fronte . .
Il Diario di guerra del II Battaglione del 6o Reggimento . .
Ottobre 1944 – Aprile 1945
Ottobre 1944 . . . . . . . .
Novembre 1944 . . . . . . . .
Dicembre 1944 . . . . . . . .
Gennaio 1945 . . . . . . . .
Febbraio 1945 . . . . . . . .
Marzo 1945 . . . . . . . .
Aprile 1945 . . . . . . . .
Perdite del II Battaglione del 6° Reggimento F.M. al Fronte Sud .
Fotografie e mappe . . . . . . .
Il III Battaglione del 5o Reggimento sul fronte dell’Abetone . .
Dicembre 1944-Aprile 1945
Ordine di battaglia del III Battaglione del 5o Reggimento . .
La partenza del Battaglione “Blotto” verso il fronte . .
Il Diario di guerra del III Battaglione del 5o Reggimento . .
Dicembre 1944-Aprile 1945
Dicembre 1944 . . . . . . . .
Gennaio 1945 . . . . . . . .
Febbraio 1945 . . . . . . . .
Marzo 1945 . . . . . . . .
Aprile 1945 . . . . . . . .
Perdite del III Battaglione del 5° Reggimento F.M. al Fronte Sud .
Fotografie e mappe . . . . . . .
Appendici . . . . . . . . .
Il Comandante Luigi Uccelli . . . . . . .
di Francesco Uccelli
Ricordo del Comandante Uccelli in Garfagnana . . . .
di Luigi Piantato e Mario Abriani
l’addestramento al fronte . . . . . . .
di Ennio Varicchio
Ricordi di Garfagnana . . . . . . . .
di Enrico Ronchi
Quelli del “Blotto” . . . . . . . .
del Generale Pietro Chiari
Le ricompense al valor militare assegnate ai Marò del II/6° e III/5° . .
Organizzazione delle Compagnie Fanteria di Marina . . . .
di Antonino Azzara’
Documenti . . . . . . . . .
Gli avversari della San Marco:
La Forza di Spedizione Brasiliana in Italia . . . . .
di Andrea Giannasi
La 92nd Infantry Division “Buffalo” . . . . . .
La Task Force 45 e il 473rd Regimental Combat Team . . .
Bibliografia essenziale
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domenica 20 marzo 2011
In memoria del Marò Mitr. Giulio Ronchi, Btg. Barbarigo
Ma nessuno di voi è morto finché noi non morremo tutti.
E fino a quando sarà in piedi uno del Barbarigo lo sarete anche voi.
Il Marò Mitr. del Btg. Barbarigo Giulio Ronchi è deceduto qualche giorno fa.
Era un giovanissimo Marò coraggioso e leale, un grande promotore di ricerche sulla storia del Barbarigo, e un mio amico carissimo, che piango con grande tristezza.
Ciao Giulio, un saluto dal tuo amico Andrea.
Una sua testimonianza è qui: http://associazioneitalia.blogspot.com/200...issuto-dal.html
giovedì 17 marzo 2011
Per i 150 anni, un Nabucco del 1945...
Ci venne detto che ormai la guerra era finita, Mussolini era stato fucilato il 25 aprile, la R.S.I. non esisteva più, il nostro comportamento di soldati era stato esemplare e come tali saremmo stati onorevolmente trattati accettando la resa. Continuare a combattere avrebbe significato solo un inutile massacro. La delegazione si ritirò per darci il tempo di decidere. Sarebbe tornata di lì a un paio di ore per avere la risposta.
Venne convocato il rapporto Ufficiali ed il Comandante illustrò la situazione, riferì le proposte di resa con l’onore delle armi e chiese il nostro parere prima di decidere. Il Comandante del “Lupo”, quale Ufficiale più anziano, a nome di tutti noi, disse, in sintesi, che per l’Onore c’eravamo arruolati e l’obbiettivo della sua salvaguardia di fronte alla Storia era stato raggiunto; nessuno avrebbe potuto dubitarne. Ora su di noi Ufficiali incombeva il dovere di non bruciare giovani e preziose vite con decisioni avventate per il gusto di un beau geste. Del resto questo era sempre stato il concetto ispiratore della nostra azione di comando, anche nei momenti più tragici e nei combattimenti più impegnativi. Non fu facile, però, far accettare il concetto di resa ai Marò, riuniti per l’ultima assemblea e soprattutto quello della deposizione delle armi. Fummo persino insultati dai più accesi, poi tutto si placò ed arrivammo alla cerimonia conclusiva. Tutti i reparti furono schierati in una formazione ad U di fronte al Comandante. Arrivò la delegazione degli Ufficiali inglesi ed il Capitano di Fregata Salvatore Di Giacomo, eroico comandante di Sommergibili in Atlantico e Comandante del I Gruppo di Combattimento Divisione Xª, passò in rassegna i Reparti sul “Presentat’arm”, rivolse loro un’accorata allocuzione, sottolineandone l’eroismo e terminò incitandoli ad essere, anche in futuro, cittadini esemplari al servizio della Patria. L’atmosfera era così satura di marzialità, commista a dolore e commozione che contagiò anche gli inglesi ed un loro Capitano volle parlare per aggiungere parole di comprensione della nostra situazione, poiché anch’egli ne aveva vissuta una analoga in Cirenaica, a Tobruk, quando aveva dovuto arrendersi alle truppe italiane ed in particolare al Reggimento Fanteria di Marina “San Marco” che assediava la piazzaforte inglese.
Tutto finì con un possente saluto alla voce “DECIMA MARINAI! DECIMA COMANDANTE!” e con un tentativo di cantare il coro del Nabucco, strozzato dalle lagrime sulle parole “O MIA PATRIA SI’ BELLA E PERDUTA…”.
Venne convocato il rapporto Ufficiali ed il Comandante illustrò la situazione, riferì le proposte di resa con l’onore delle armi e chiese il nostro parere prima di decidere. Il Comandante del “Lupo”, quale Ufficiale più anziano, a nome di tutti noi, disse, in sintesi, che per l’Onore c’eravamo arruolati e l’obbiettivo della sua salvaguardia di fronte alla Storia era stato raggiunto; nessuno avrebbe potuto dubitarne. Ora su di noi Ufficiali incombeva il dovere di non bruciare giovani e preziose vite con decisioni avventate per il gusto di un beau geste. Del resto questo era sempre stato il concetto ispiratore della nostra azione di comando, anche nei momenti più tragici e nei combattimenti più impegnativi. Non fu facile, però, far accettare il concetto di resa ai Marò, riuniti per l’ultima assemblea e soprattutto quello della deposizione delle armi. Fummo persino insultati dai più accesi, poi tutto si placò ed arrivammo alla cerimonia conclusiva. Tutti i reparti furono schierati in una formazione ad U di fronte al Comandante. Arrivò la delegazione degli Ufficiali inglesi ed il Capitano di Fregata Salvatore Di Giacomo, eroico comandante di Sommergibili in Atlantico e Comandante del I Gruppo di Combattimento Divisione Xª, passò in rassegna i Reparti sul “Presentat’arm”, rivolse loro un’accorata allocuzione, sottolineandone l’eroismo e terminò incitandoli ad essere, anche in futuro, cittadini esemplari al servizio della Patria. L’atmosfera era così satura di marzialità, commista a dolore e commozione che contagiò anche gli inglesi ed un loro Capitano volle parlare per aggiungere parole di comprensione della nostra situazione, poiché anch’egli ne aveva vissuta una analoga in Cirenaica, a Tobruk, quando aveva dovuto arrendersi alle truppe italiane ed in particolare al Reggimento Fanteria di Marina “San Marco” che assediava la piazzaforte inglese.
Tutto finì con un possente saluto alla voce “DECIMA MARINAI! DECIMA COMANDANTE!” e con un tentativo di cantare il coro del Nabucco, strozzato dalle lagrime sulle parole “O MIA PATRIA SI’ BELLA E PERDUTA…”.
Dal libro Sotto tre bandiere, del Generale Giorgio Farotti, Btg. Barbarigo.
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giovedì 10 marzo 2011
Catalogo TUTTOSTORIA di marzo
Ermanno Albertelli Editore - www.tuttostoria.it
Una delle più grandi organizzazioni europee di vendita per posta di libri di carattere storico, militare e per modellisti.
Armi e armamenti, artiglieria, aviazione, marina, mezzi corazzati, storia militare, uniformi e distintivi, trasporti, ferrovie, modellismo, collezionismo, fortificazioni, napoleonica, video.
Più di 20.000 titoli sempre disponibili in magazzinoLink al catalogo
martedì 8 marzo 2011
Quelli della San Marco... il Battaglione Uccelli in Garfagnana
Buca dei Marò della San Marco sulla Quota 437.
Sono facilmente immaginabili le durissime condizioni di vita e di combattimento nelle posizioni difensive improvvisate sulle alture, spazzate continuamente dall’artiglieria e dagli attacchi aerei Alleati.
Marò del Btg. Uccelli in Garfagnana.
In secondo piano, senza il basco, si riconosce il Sergente Maggiore Francesco Buffa, leggendario “asso” della MG 42.
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lunedì 7 marzo 2011
Il libro "La guerra dimenticata. Il conflitto Iran-Iraq, 1980-1988", di Andrea Lombardi, recensito sul "Secolo d'Italia"
Chi si ricorda più Quel conflitto fra l'Iran e l'Iraq?
di Adriano Gentile - 04/03/2011
Fonte: secolo d'italia
Fra il 1980 e il 1988 i due paesi combatterono una guerra sanguinosa con non poche ingerenze occidentali: un saggio ricostruisce quegli eventi I recenti venti di rivolta che giungono dal Maghreb ripropongono, al di là dell'urgenza degli interventi più immediati, la necessità di un ripensamento del ruolo dell'Italia e dell'Europa nel mondo. Il classico miscuglio di ritardo, incomprensione, indifferenza da un lato e cinismo, affarismo, ingerenza dall'altro mostra proprio in questi giorni tutti i suoi limiti. Per chi volesse ricostruire i precedenti di questa eclatante presenza/assenza dell'Europa e dell'Occidente sullo scacchiere globale giunge quindi particolarmente benvenuto il saggio a cura di Andrea Lombardi, La guerra dimenticata. Il conflitto Iran-Iraq 1980-1988 (Associazione culturale Italia, 262 pp, 182 foto a colori, € 32,00). I più giovani fra noi hanno in effetti un ricordo particolarmente vago di quegli eventi, che tuttavia non furono precisamente una scaramuccia di cortile. La guerra che vide coinvolti i popoli iraniano e iracheno, guidati dai due leader carismatici Ruallah Khomeini e Saddam Hussein, è stata infatti la più lunga guerra convenzionale del XX secolo. Iniziato con l'invasione irachena dell'Iran il 22 settembre 1980, il conflitto terminò con l'accettazione bilaterale della risoluzione 598 del Consiglio di sicurezza dell'Onu il 20 luglio 1988. La guerra costò un milione di vittime e 1,19 trilioni di dollari. Già prima dello scoppio delle ostilità, tra Teheran e Baghdad tutto contribuiva a inasprire le tensioni: sciiti contro sunniti, laici contro fondamentalisti, reciproche rivendicazioni territoriali, recriminazioni incrociate circa presunte ingerenze dei dirimpettai nella propria politica interna. E, non ultimo, l'aperta ostilità anche personale dei due capi politici: Khomeini e Saddam. Oggi i due leader non ci sono più: morto nel suo letto l'ayatollah, impiccato dopo un discutibile processo il rais. E tuttavia le istanze, i sogni, le speranze, gli obiettivi, le idee di cui si fecero vettori dominano ancora la scena. Così come ancora oggi si riscontra l'atteggiamento ambivalente di un Occidente che si vuole portatore di civiltà ma che sembra capace, più che altro, di speculare sulle disgrazie altrui senza saper proporre, in compenso, visioni realmente risolutive di qualsivoglia conflitto. Non a caso il saggio curato da Andrea Lombardi termina con un approfondimento dedicato alle responsabilità occidentali rispetto all'armamento ultra-moderno delle armate irachene. Parliamo di 86 ditte e ricercatori tedeschi, tra cui Rhein-Bayern, Daimler-Benz, Siemens e Thyssen, 18 britanniche, 17 austriache, 10 svizzere, 8 belghe, ma anche industrie russe, cinesi, svedesi, brasiliane, giapponesi, olandesi e iugoslave. Non mancano decine di società statunitensi, tra cui l'American Type Culture Collection, tuttora in piena attività, distintasi per aver inviato in Iraq non meno di 70 spedizioni di germi che causano l'antrace. E l'Italia? Sono nove le società del Belpaese coinvolte nel riarmo di Saddam: Audiset, Montedison, Snia Technit, Snia Bpd, Euromac, Danieli, Ilva, Technipetrole e il ramo americano della Bnl. Valsella, Misar e Tecnovar fornirono mine sia all'Iraq che all'Iran. Sono note, inoltre, le pressioni esercitate da Ronald Reagan su Giulio Andreotti per l'uso dell'Italia come appoggio per le forniture a Saddam. Episodi passati su cui manca ancora una riflessione matura e consapevole, nel nostro Paese. Ce ne sarebbe bisogno, soprattutto vista l'aria che tira nel Mediterraneo. Per non compiere oggi gli stessi errori di ieri.
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mercoledì 2 marzo 2011
Vincenzo Di Michele - Io, prigioniero in Russia
Vincenzo Di Michele
Io, prigioniero in Russia
Dal diario di Alfonso Di Michele
la preziosa testimonianza di un reduce
Io, prigioniero in Russia
Dal diario di Alfonso Di Michele
la preziosa testimonianza di un reduce
Il racconto di un reduce della Seconda Guerra Mondiale sul fronte russo, in quella che è stata definita “la campagna militare più sanguinosa della storia mondiale”. Nel 1942, all'età di vent'anni, un ragazzo abruzzese viene sradicato dalle sue terre e mandato a combattere in Russia a ridosso del Fiume Don. Impiegato sul fronte di Prima Linea, si scontra immediatamente con la dura realtà di sofferte e cruente battaglie. A seguito di una travolgente offensiva sovietica viene fatto prigioniero. Internato nei Campi di concentramento, la prigionia mostra da subito la sua crudele accoglienza con quelle spietate marce del “Davaj!” dove riesce a sopravvivere grazie al grande senso di umanità delle mamme russe le quali, camminando insieme ai prigionieri, porgono loro cibo e bevende nonostante le proteste dei figli con la divisa della loro stessa Nazione. Dal Campo di concentramento di Tambov, all'Ospedale di Bravoja, fino ai Campi di lavoro del cotone di Taskent in Kazakhstan, è riassunta la sofferenza di questo giovane Alpino e di migliaia di altri prigionieri. Infine, dopo quasi quattro anni, il travagliato ritorno a casa.
Formato: 8°, cm 14x21
Pagine: 144
Prezzo: Euro 12,10
Confezione: Brossura
Con illustrazioni e documenti
L'autore ci ha gentilmente inviato alcune copie di questo suo bel libro: se foste interessati all'acquisto, inviate una e-mail a ars_italia@hotmail.com
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