mercoledì 23 giugno 2010

Dal governo Badoglio alla Repubblica Italiana, di Elio Lodolini



ELIO LODOLINI

Dal governo Badoglio alla Repubblica Italiana

Saggio di storia costituzionale
del “quinquennio rivoluzionario”
25 luglio 1943 - 1° gennaio 1948

Il 25 luglio 1943 fu compiuto un colpo di Stato che, per la prima volta nella nostra storia, de­terminò una frattura nella continuità costituzionale. Dal Regno del Sud alla Repubblica Sociale Italiana, dai governi del CLN e la Luogotenenza alla Repubblica, il presente volume analizza, sulla base degli scritti dei protagonisti di quel periodo, delle pubblicazioni che videro la luce negli anni immediatamente successivi agli eventi del 1943-1948, e delle più recenti fonti archivistiche quali quelle pubblicate nei “Documenti diplomatici italiani” e nei “Verbali del Consiglio dei Ministri”, la storia del “quinquennio rivoluzionario”, dal 25 luglio 1943 al 1° gennaio 1948.

Elio Lodolini è nato a Roma il 24 gennaio 1922. Laureato in Scienze politiche (tesi in Storia moderna). Laureato in Giurisprudenza (tesi in Diritto costituzionale). Diplomato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica. Durante la seconda guerra mondiale si arruolò volontario nel Regio Esercito; dopo l’8 settembre 1943 aderì volontariamente alla Repubblica Sociale Italiana. Redattore del quotidiano romano “Il Lavoro fascista”, organo delle Confederazioni sindacali dei lavoratori (1940-1943); poi redattore, capo servizio e corrispondente di guerra dell’Agenzia giornalistica ufficiosa Stefani nella Repubblica Sociale Italiana (1943-1945). Nel dopoguerra fece parte del gruppo di 18 elementi, guidato da Giorgio Almirante, che costituirono il MIUS, Movimento italiano di unità sociale. Nel MSI dette vita all’organizzazione universitaria, che conquistò vari seggi nelle elezioni universitarie dei primi anni. Lasciò il MSI quando entrò nell’Amministrazione dello Stato (1950), ritenendo che un pubblico funzionario debba essere apartitico. Archivista di Stato, nel 1972 raggiunse il grado di Dirigente superiore. Ha diretto Archivi di Stato, Soprintendenze archivistiche per la “vigilanza” sugli archivi non statali, pubblici e privati, uffici della Direzione generale degli Archivi. È stato Segretario del Consiglio superiore degli Archivi, “Sostituto” del Direttore generale degli Archivi ed infine Direttore dell'Archivio di Stato in Roma. Eletto Preside della “Scuola speciale” [= Facoltà] per Archivisti e Bibliotecari, e come tale membro del Senato accademico, dell’Università di Roma “la Sapienza”. Collocato a riposo per limiti di età dal 1997, è stato successivamente nominato professore emerito ed ha continuato a svolgere il corso di Legislazione archivistica sino al 2008.
È autore di una ventina di volumi, di circa trecento studi monografici pubblicati in riviste scientifiche e relazioni a congressi e di un migliaio di lavori minori, per lo più di Archivistica ed inoltre di Storia e di Diritto, pubblicati in circa centosessanta testate diverse, una trentina delle quali straniere o internazionali,
Ha svolto missioni e incarichi archivistici per l’Unesco, per il Consiglio internazionale degli Archivi, per l’Organizzazione degli Stati Americani. È membro d’onore dell’Organizzazione mondiale degli Archivi (Consiglio internazionale degli Archivi), eletto dai rappresentanti archivistici di 160 Nazioni “per gli eminenti contributi da lui apportati allo sviluppo dell’archivistica, al progresso degli archivi ed al rafforzamento della collaborazione professionale internazionale”.


F.to 14x21, brossura, 288 pagine, Euro 26,00.


Info e ordini: Associazione ITALIA Via Onorato 9/18, 16144 Genova Italia

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Recensione su "Le carte e la storia - Rivista di storia delle istituzioni", 2/2010:

Elio Lodolini, Dal governo Badoglio alla Repubblica italiana. Saggio di storia costituzionale del "quinquennio rivoluzionario", 25 luglio 1943-1° gennaio 1948, Genova, Associazione culturale Italia, Clu Genova, 2010, pp. 286.

Con la puntigliosa acribia dell'esperto di diritto Elio Lodolini, uno dei maestri dell'archivistica italiana, scrive questo libro "controcorrente", in piena fedeltà a quello che è stato lungo tutta la sua vita operosa il proprio credo politico. La tesi centrale, in estrema sintesi, è che il voto del Gran consiglio, il 25 luglio 1943, fu un colpo di Stato intemo al regime, che l'ordine del giorno Grandi non avrebbe presupposto affatto la fuoruscita dal fascismo (chiamando in causa, anzi, proprio le istituzioni propriamente fasciste), e che di conseguenza il governo Badoglio che ne sarebbe scaturito "fu un governo di fatto, illegittimo, e dopo l'8 settembre 1943 cessò di esistere anche come governo di fatto illegittimo, avendo trasferito al nemico occupante, con la resa incondizionata, tutti i poteri". Altrettanto illegittimo secondo Lodolini fu il procedimento iniziato con il decreto 25 giugno 1944, n. 151 ("quando il nemico sostituì al sedicente governo Badoglio un 'governo' - anch'esso giuridicamente inesistente - formato di elementi antifascisti scelti in quanto tali"). Infine Lodolini contesta (con l'appoggio autorevole della testimonianza di Giulio Andreotti) quello che definisce il "falso inserito nel verbale del 16 ottobre 1947", quando la Costituente approvò l'articolo 75 sui referendum abrogativi, fissando tra le materie escluse da referendum anche le leggi elettorali, mentre poi nel verbale (forse per l'intervento di Ruini, rimasto soccombente nella discussione) esse vi furono ricomprese a pieno titolo. Libro tutto costruito sulle fonti,programmaticamente fedele alla loro lettura formale, direi anzi letterale, quest'opera di Lodolini mette in chiaro e denuncia le vie brevi e le approssimazioni giuridiche usate nel 1943-48; approssimazioni e vie brevi che però, in tempi di rivoluzione, sono forse indispensabili. Gli eventi politico-istituzionali del 1943-48 costituirono uno "strappo", questo è il punto, rispetto all'ordinamento fascista così com'era venuto consolidandosi in vent'anni di dittatura (anch'essa, per altro, imposta da Mussolini non senza evidenti "strappi" alla tradizione costituzionale liberale); e l'intero processo costituente del dopoguerra ebbe un senso "rivoluzionario" (che non per caso cercò e trovò poi la sua radice nella lotta armata di liberazione).

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