...è andato avanti. Un'altra brutta notizia dopo la morte di Raffaella Duelli: scompaiono due colonne portanti dell'Ass. Xa e del Campo della Memoria.
venerdì 21 agosto 2009
martedì 18 agosto 2009
Raffaella Duelli...
... è mancata oggi. Ausiliaria Scelta del Btg. Barbarigo, creatrice del Campo della Memoria, donna splendida e nostra cara, amata amica.
Andrea Lombardi
Per tutti coloro che vorranno rendere omaggio alla straordinaria Raffaella, la camera ardente sarà allestita domani presso l'Ospedale Fatebenefratelli - Isola Tiberina di Roma dalle 7,30 alle 16,00.
Raffaella Duelli, L’anima dolce di una ragazza di Salo`
Ha dedicato una vita alla solidarietà, alla pietas, al volontariato. Raffaella Duelli ha vissuto una vita avventurosa, ha attraversato le tempeste d’acciaio del Novecento e le difficoltà “da esule in patria” nell’Italia del dopoguerra. Per anni si è impegnata in prima linea, dove ci sono gli ultimi, i disagiati, i poveri dei poveri, a favore di chi ha bisogno di assistenza, donando consigli o conforto a chi le andava incontro. Testimonianza reale di come un nobile spirito civico possa sopravvivere nel welfare state decadente dell’Italia del 2008 solo grazie a esempi di impegno e dedizione al prossimo. “Nel dopoguerra ho studiato presso la scuola per il servizio sociale e poi ho frequentato la facoltà di psicologia. Ho lavorato per undici anni presso la scuola speciale per subnormali a Roma, per diciannove nella struttura degli assistenti sociali di quartiere a Ostia, e infine come assistente sociale nella Città dei ragazzi di Roma. Per quanto tempo? Per altri sette anni”. Raffaella Duelli è una italiana volitiva, energica a dispetto dell’età che avanza e affronta con il cuore libero gli acciacchi dell’età. Facendo una breve somma degli anni della sua vita nei quali è stata in prima linea nel volontariato, il numero complessivo è di trentasette. Una vita spesa in prima linea, ma c’è un preambolo essenziale. La dolce Raffaella è stata una ausiliaria della Repubblica sociale italiana, una volontaria “per l’Onore d’Italia” nel Battaglione Barbarigo della Decima Flottiglia Mas, agli ordini del comandante Junio Valerio Borghese. Prima di arruolarsi era stata una giovane appassionata di arte e letteratura, aveva anche scritto un’opera teatrale, Il richiamo del cuore, dedicata alla storia di una famiglia siciliana sotto i bombardamenti americani. La fine del conflitto mondiale, oltre a tante incertezze − condivise con il resto degli italiani − le “regalò” anche un periodo di detenzione nei campi di concentramento allestiti dagli angloamericani a Terni e Spoleto. Nel libro scritto dallo storico Luciano Garibaldi, Le soldatesse di Mussolini (Mursia), tra i più toccanti ricordi di guerra c’è un affresco di umanità che la riguarda, una pagina di un’umanità perduta che torna a comporre la memoria nazionale. “Raffaella Duelli, ausiliaria della Decima Mas − scrive il giornalista romano − bambolotto di pezza azzurra, compagno delle notti infantili”, ha raccontato che “quando i colpi delle mitragliatrici si facevano vicini i ragazzi ci coprivano con il loro corpo, poi si alzavano, scusandosi, rossi in volto”. Donne e uomini si stringevano gli uni agli altri, le mani nelle mani, ma in quegli abbracci e in quelle carezze di guerra non c’era sesso”. “Con Silvana Millefiorini del Battaglione Lupo, ci siamo dedicati alla ricerca dei soldati italiani dispersi sul fronte di Nettuno e Anzio. Tante mamme – racconta con trasporto la Duelli − ci chiedevano notizie dei propri figli, caduti in guerra. Ambivamo a dare loro una tomba sulla quale portare fiori, insieme alla creazione di un luogo nel quale fosse testimoniato l’eroismo di chi ha combattuto per difendere il suolo patrio”. Con questi intenti è sorto il Campo della Memoria di Nettuno, un sacrario militare, nel quale riposano sessantatre militari e nove eroi senza medaglia, combattenti sul fronte laziale per i quali non è stato possibile compiere alcun riconoscimento. Nel 2005 Raffaella Duelli ha ricevuto il Premio Luciano Cirri per l’impegno sociale, con la seguente motivazione: “Per la pietà cristiana, la passione patriottica, il coraggio e la generosità dimostrate nell’opera volontariamente intrapresa di ricercare, ricomporre, identificare i miseri resti dei Caduti italiani e dar loro una degna e onorata sepoltura”. C’è un filo rosso che lega queste esperienze, una traccia comune salda storie così diverse, quella di guerra e quella di pace, quella da ausiliaria della Decima e quella da assistente sociale di bambini disagiati. “Nell’opera di recupero delle salme dei combattenti e nella quotidiana attenzione per chi soffre − qualità essenziale nella mia professione − c’è la stessa forza dei valori. Quegli ideali di solidarietà e patriottismo che animavano la mia prima giovinezza li ho trasferiti nell’impegno per i bambini delle periferie romane. Una certa idea della patria non può essere disgiunta da quella di solidarietà e di giustizia sociale”. I suoi ricordi attraversano in lungo e in largo l’ultimo secolo. L’ex ausiliaria li ha raccolti in un libro ormai introvabile, Ma nonna, tu che hai fatto la guerra… (Edizioni Ter), nel quale racconta il suo percorso ideale alla nipotina [nel libro citato sono pubblicate solo una parte delle memorie dell’autrice, presentate integralmente nel presente libro, NdE]. Passione civile e politica sembrano saldarsi: “Quando ero maestra − racconta con un filo di emozione − a Santa Maria di Pugliano organizzai per i miei studenti una gita a Roma. Erano ragazzi di famiglie povere, ma esprimevano un profondo rispetto per gli insegnanti, donando loro mele e uova, una parte di quel poco che costituiva un tipico menù familiare del dopoguerra. Solo immaginando le attese per la giornata romana provo delle emozioni particolari, le stesse che hanno riempito il mio cuore quando con i miei studenti camminammo sotto le navate di San Pietro, o per i viali del Giardino Zoologico. Per loro era una gioia immensa, una favola, e quando arrivammo attraverso l’Ostiense al mare, erano così felici che applaudivano entusiasti. In quel frangente non abbiamo potuto non piangere”. Negli occhi di Raffaella restano anche le attestazioni di affetto che ha ricevuto in tanti anni da bambini disagiati e dalle famiglie povere dell’immensa periferia romana. “Ricordo il servizio svolto nel recuperare e assistere gli sbaraccati dell’Idroscalo. E tuttora ricevo visite e lettere da famiglie che ho aiutato. Nel dopoguerra, dopo aver pagato un dazio pesante all’aver combattuto dalla parte giusta, ma perdendo la guerra, non ho scelto di fare politica in un partito, pur votando MSI − partito di cui eravamo stati fondatori, partecipando alle prime riunioni con Enzo Erra e Giorgio Almirante − fin dal 1951, quando ho riacquistato i diritti politici. Il volontariato, la scelta di schierarmi in prima linea a difesa dei poveri e degli emarginati, è stata una valutazione politica, un modo per far rivivere gli ideali nei quali credo anche nel la quotidianità, nella professione che ho svolto per una vita”. Una vita dedicata a donare il proprio cuore ai deboli, agli esclusi e all’Italia.
Michele De Feudis
Articolo apparso sulla rivista Charta Minuta, aprile 2008.
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