...risponde all'Assessore per le Pari opportunità e Politiche giovanili della regione Lazio Alessandra Tibaldi...
Gentile Dottoressa,
come Voi sarete senz’altro al corrente, nelle scorse settimane, l’Italia dell’8 settembre 1943 e del 25 aprile 1945 si è di nuovo “infiammata” per le dichiarazioni politicaly incorrect degli attuali Sindaco di Roma e Ministro della Difesa. Vista la situazione che perdura in Italia sin dalla mia tenera infanzia, non era assolutamente mia intenzione mischiarmi in questo genere di polemiche. Siccome, però, Voi avete sentito il dovere di esprimerVi, in nome e per conto dell’attuale Sindaco di Roma e del Ministro della Difesa (in seguito all’invito che l’Ausiliaria della Decima MAS Raffaella Duelli aveva rivolto a questi ultimi), mi vedo anch’io costretto a scendere in campo. In particolare, per prendere le difese di chi, purtroppo, essendo morto, non è più in grado di difendersi. Oppure, la Vostra celebre “Guerra di liberazione” l’avete fatta da soli, senza nessuno sull’altro fronte? Essendo un assiduo frequentatore del Campo della Memoria, considerandomi un uomo libero e ritenendomi personalmente offeso per le Vostre dichiarazioni, mi sono deciso a risponderVi con una lettera aperta, in modo che tutti possano giudicare il significato ed il senso delle Vostre parole. L’articolo in cui erano riportate le Vostre dichiarazioni, si apriva con un Vostro invito al Sindaco di Roma e al Ministro della Difesa a non visitare il Campo della Memoria. Chi era colei che si rivolgeva al Sindaco di Roma e al Ministro della Difesa, per quel tipo di “invito”? Da quale pulpito veniva la “predica” e, soprattutto, da quale poltrona “democratica” venivano espressi certi “consigli”? Quando ho letto il Vostro nome – scusatemi l’ignoranza – mi sono chiesto: e chi è Alessandra Tibaldi? Continuando a leggere l’articolo, la mia curiosità veniva soddisfatta: la Tibaldi è, nientepopodimenoché… l’Assessore al lavoro, alle pari opportunità e alle politiche giovanili della Regione Lazio. Ma che strano! Pensavo che un Assessore a cotante difficili ed impegnative problematiche si occupasse esclusivamente di lavoro, di pari opportunità, di politiche giovanili. Invece, no: dissertava liberamente su quello che un Sindaco ed un Ministro della Repubblica – secondo il suo soggettivo ed arbitrario punto di vista – dovevano o non dovevano fare. Si sa, in “democrazia”, ognuno fa quello che gli pare… (anche se questo caso di figura – secondo Aristotele – è piuttosto l’anarchia!) e, quindi, tali parole non dovevano più di tanto suscitare o provocare la mia meraviglia, né tanto meno la mia reazione. Se il Vostro problema personale, che Vi angoscia così tanto, al punto da dover emettere un accorato e lancinante comunicato stampa, era quello dell’eventuale visita del Sindaco di Roma o del Ministro della Difesa al Campo della Memoria, non dovrebbe preoccuparVi più di tanto. Come avrete senz’altro letto, le immediate e fulminati reazioni del Presidente della Camera erano già state sufficienti, di sé per sé, a rimettere immediatamente in riga i due estemporanei e momentaneamente sediziosi aspiranti “colonnelli”. Parliamoci chiaro, gentile Assessore. Il Campo della Memoria è un cimitero di guerra italiano. E’ gestito dal Ministero della Difesa, in applicazione della Legge 204 del 9 Gennaio 1951, che attribuisce al Commissariato per le Onoranze ai Caduti in Guerra, il compito di raccogliere e sistemare le salme degli appartenenti alle Forze Armate della RSI. Voi potete essere d’accordo o meno con quanto sopra ma, credetemi, intessere una polemica politica su un fatto della Storia, è davvero fuori luogo. Oppure, “qualcuno” Vi chiesto di farlo? Voi affermate che il riconoscimento del Campo della Memoria, come cimitero di guerra, “è una vergogna senza fine, che offende la coscienza civile e democratica del popolo italiano”. Tali parole, agli occhi di qualsiasi Italiano, degno di questo nome, suonano come un’offesa gratuita verso quei Caduti. Qualcosa che non si può far allegramente passare, senza fare delle opportune precisazioni. Ripeto, repetita iuvant… Voi potete pure considerare l’applicazione di una legge italiana “una vergogna” o quant’altro ma, nessuno, in nessun caso, Vi autorizza a pontificare sulla “coscienza civile e democratica”. Ignorando, infatti, chi foste, mi sono permesso di verificare la Vostra appartenenza politica. E, come avevo immaginato, ho potuto constatare che siete una dirigente del Partito della Rifondazione Comunista. Senza essere scortese. Non Vi sembra che parlare di “coscienza civile e democratica”, dal vostro “pulpito”, sia, quanto meno, una contraddizione in termini? Per convincersene, è sufficiente rileggere la storia del Comunismo e quella della nostra Patria. Vedete, affermare che Anzio e Nettuno – anzi, storicamente si dovrebbe parlare di Nettunia –vennero “martoriate dalla guerra più sanguinosa che la storia ricordi (io, avrei messo una virgola…), prodotta dall’orrore dei regimi nazista e fascista”, è una semplice operazione di propaganda menzognera! A parte il fatto che quella Guerra, per noi Italiani (non alleati dell’URSS!), fu “la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detenevano (e continuano a detenere) ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze di tutto l’oro della Terra”… Ed a parte ugualmente il fatto che la Vostra parte politica scelse proprio quel “campo”… Non Vi sembra fuori luogo – con tutti gli scheletri che albergano nei Vostri “armadi” – parlare di orrori? Nettunia, in particolare, caro il nostro Assessore al femminile (che dovrebbe ristudiarsi la Storia prima di pretendere insegnarla), venne massacrata, per il semplice motivo che i Vostri “liberatori” anglo-americani avevano scelto, tra le altre, queste specifiche contrade, per effettuare uno dei loro sbarchi d’invasione. Furono loro – i Vostri “Alleati”… – e non “altri”…, a portare l’orrore e la distruzione nelle nostre città. Il fatto che vi furono più nettuniani uccisi dagli Alleati che dai Tedeschi, forse, dovrebbe farVi capire tante cose. Ma, forse, sono troppo ottimista. Del resto, in passato, a conferma del Vostro consueto modo di fare e d’agire, ragazzi mossi da sicura “coscienza civile e democratica” hanno più volte profanato il Campo della Memoria, insozzando lapidi e sepolcri con le tristemente celebri stelle rosse a cinque punte e le classici falci e martello, simbolo di regimi – questi sì! – i più orribili che la storia ricordi. Ora, ditemi: essere antifascista e antinazionalsocialista – in quanto, quei regimi sarebbero stati “regimi dell’orrore” – e, allo stesso tempo, continuare a sfilare all’ombra delle bandiere rosse, non Vi sembra un po’ incongruo ed incoerente? In tutti i casi, è qualcosa che sfugge al mio senso razionale del giudizio! Parlatemi, allora, se proprio ci tenete a riempirVi la bocca per auto-referenziarVi, del Vostro Comunismo, della Vostra “Resistenza”, invece di bollare come “ignominia” la visita che periodicamente fanno le Istituzioni del nostro Paese ad un cimitero di guerra italiano. Capisco che per una Comunista, “le religioni siano l’oppio dei popoli” – con tutto quel che ne è conseguito nei regimi del Socialismo reale – ma pensare che un gesto di pietà umana o cristiana nei confronti di un caduto per la Patria, sia una “ignominia”, credetemi, non mi sembra davvero un modo coerente, per poi tentare di auto-definirsi umanitaristi.
Con i miei più cordiali saluti.
Nettuno, lì 21 settembre 2008
Dott. Pietro Cappellari
Ricercatore Fondazione della RSI – Istituto Storico